Luglio 25, 2018 Maria Rosaria Cofano
Riuscire a stanare un Killer talmente furbo da non lasciare in giro
tracce di sé, diventa un’impresa attuabile solo da pochi. Nel margine delle
supposizioni assimilabili sono rimaste imbrigliate solo suggestioni e analogie
indigeste, perché Zodiac è stato e rimarrà un cruento mistero. L’inacciuffabile,
l’indecifrabile, capace di beffare enigmisti della domenica e cervelli
sopraffini. Un genio con una crudeltà senza limiti, che ha travalicato la
storia, quella più spietata e nera, di cui non vorremmo mai leggere, figuriamoci trovare
sulla nostra strada. Un mostro che si è sentito invincibile e che si è reso
immortale con la paura, quella paura che non ha mai provato. E allora che cosa
c’entrava un killer scientifico di questo genere con i laidi scapestrati compagni
di merende del caso denominato “il Mostro di Firenze”? Sia Zodiac che il Mostro
di Firenze avevano come metodo di uccisione l’arma da fuoco e
l’accoltellamento. Zodiac era veloce, pianificava tutto, avendo anche il tempo
di fuggire, beffando l’arrivo della polizia. Aveva instaurato un sorta di
rapporto epistolare con alcuni quotidiani dell’epoca, mentre il Mostro di
Firenze non aveva questo bisogno impellente, se non per aver scritto una sola
volta, quando, Martedi 10 settembre 1985, alla procura fiorentina arrivò
una lettera contenente un lembo di pelle incellophanata e
indirizzata all’ex sostituto-procuratore Silvia Della Monica. C’era
una componente sadica che non aveva contraddistinto i crimini di Zodiac. Il
Mostro di Firenze rimaneva più a lungo con le vittime, infierendo con
mutilazioni sessuali. C’è da dire che uno schema criminale possa anche
evolvere.
Nessun commento:
Posta un commento