tag:blogger.com,1999:blog-67505463638966041302024-02-06T12:55:53.688-08:00PROGENIE DEGENERE - L'origine del male di Maria Rosaria Cofano Blog dedicato ai miei romanzi ma anche a casi di follia criminale prevalentemente irrisolti.x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.comBlogger65125tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-46517774906092265312023-06-11T05:29:00.001-07:002023-06-11T05:32:12.413-07:00L'insostenibile leggerezza dell'essere<div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">Giugno 11, 2023<br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg95sbgO_qB-bJmkkWyw33wSSRTCmTEnI3R1l7xaZnaAIphwiNAcFLzsH2yng_vCNsRTmgfMm5KIDXcxhM-0cV22tWarlAot6uvNwnUUYUrp0K_TIvDeptkKIIKb73VYfoMNStjnpVDaW-rxAzvYs-z-s9I1PUJFwaz8e4yOHobROiusczMg3CdvGFF/s469/Catturau.PNG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="298" data-original-width="469" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg95sbgO_qB-bJmkkWyw33wSSRTCmTEnI3R1l7xaZnaAIphwiNAcFLzsH2yng_vCNsRTmgfMm5KIDXcxhM-0cV22tWarlAot6uvNwnUUYUrp0K_TIvDeptkKIIKb73VYfoMNStjnpVDaW-rxAzvYs-z-s9I1PUJFwaz8e4yOHobROiusczMg3CdvGFF/s320/Catturau.PNG" width="320" /></a></div><br />“Un dramma umano si può esprimere con la metafora della pesantezza. Diciamo, ad esempio, che ci è caduto un fardello sulle spalle. Sopportiamo o non sopportiamo questo fardello, sprofondiamo sotto il suo peso, lottiamo con esso, perdiamo o vinciamo. Ma che cos'era successo in realtà a Sabina? Niente, aveva lasciato un uomo perché voleva lasciarlo. Lui l'aveva forse perseguitata? Aveva cercato di vendicarsi? No, il suo non era il dramma della pesantezza. Ma della leggerezza. Sulle spalle di Sabina, non era caduto un fardello, ma l'insostenibile leggerezza dell'essere.” (L'insostenibile leggerezza dell'essere (Nesnesitelná lehkost bytí) è un romanzo di Milan Kundera scritto nel 1982 e pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984).</div>x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-35262219482932569372023-04-25T04:14:00.000-07:002023-04-25T04:14:17.803-07:00Bernadette, tra scienza e miracolo<p style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">Aprile 25, 2023 - Maria Rosaria Cofano</span><br /></p><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNBVspIJTcH5FywrOrBCspSVqYon-v653nVkDqwvT2Lp6SCrd39DPKD8FkDZPl283HzjlkUnAOl5mGzVl92pUxzNSOcP82sD-T4d5zzVi-VZQ8_3IHDoHca_5QgeB1HBxhbIrhCv0KR9lXkwMf3_BYhXv4j_lO_b-3pHuPLHpfAWIQhy6taJYX1jce/s360/Bernadette-incorrotta%20-%20Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="240" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNBVspIJTcH5FywrOrBCspSVqYon-v653nVkDqwvT2Lp6SCrd39DPKD8FkDZPl283HzjlkUnAOl5mGzVl92pUxzNSOcP82sD-T4d5zzVi-VZQ8_3IHDoHca_5QgeB1HBxhbIrhCv0KR9lXkwMf3_BYhXv4j_lO_b-3pHuPLHpfAWIQhy6taJYX1jce/s320/Bernadette-incorrotta%20-%20Copia.jpg" width="213" /></a></div><p style="text-align: justify;">La religione va accettata senza spiegazioni, senza la confutazione del <i><b>dubbio </b></i>e se poi ci mette il becco la <i><b>scienza</b></i>, lasciando inconfutato il dubbio, allora si grida al <i><b>miracolo</b></i>. Accade di guardare il sonno di una <i>Santa</i>, <i><b>Bernadette</b></i>, un riposo che sembrerebbe inspiegabile nell'accezione più sacrale del termine. Accade di porsi domande, come è giusto che sia, per quanto a noi possa giungere come dato certo e accettabile la mancata decomposizione di un corpo. Nei racconti di mia madre, <i><b>il corpo di Bernadette</b></i> era rimasto incorrotto dopo la morte e io, bambina sempre attratta dai racconti inspiegabili, ho creduto a quel racconto fino a quando, cercando e rispondendo in maniera razionale all'inspiegabile, ho trovato una spiegazione monca. <b><i>Ma chi è Bernadette?</i></b> <i><b>Marie Bernarde Soubirous</b></i>, detta Bernadette (Lourdes, 7 gennaio 1844 – Nevers, 16 aprile 1879), è stata una <i><b>mistica e religiosa francese</b></i>. Venne proclamata santa da papa Pio XI nel 1933, perché <i>protagonista di diciotto apparizioni mariane</i>, avvenute in una grotta del suo paese natale: la grotta di <i><b>Massabielle</b></i>. La Chiesa cattolica le ha riconosciute veritiere dopo esaustive analisi dei fatti e testimonianze di chi si sia reso testimone. Bernarde, all'età di 14anni affermò, nella prima visione, di aver visto una piccola <i><b>"signora vestita di bianco"</b></i>, bellissima, in piedi in una nicchia della roccia. Nella terza apparizione le aveva chiesto di tornare alla grotta ogni giorno per quindici giorni e riferì anche che avesse un velo bianco, una cinta blu, una rosa dorata su ogni piede e tra le mani un Rosario, divenuta nota poi come <b>Nostra Signora di Lourdes</b>. Tutto questo ha reso <i><b>Lourdes </b></i>uno dei principali luoghi di pellegrinaggio cattolico. Conobbe la fame e la malattia, prima di trasferirsi definitivamente a Nevers. Visse con la famiglia nel cosiddetto cachot, una casa divenuta di proprietà di un cugino del padre, composta esclusivamente da una stanza di appena 16 m², buia e malsana, che precedentemente era stata un carcere cittadino, fatto spostare altrove per motivi di cattiva igiene. Nonostante i grandi disagi esistenziali, la famiglia viveva in un'armonia fuori dal comune. Le continue inalazioni dell'aria malsana dell''abitazione l'avevano resa fragile e asmatica. Sembrava più piccola della sua età. Pur non conoscendo il <i>Catechismo</i>, in quanto analfabeta, il suo sentimento religioso era estremamente forte.<br /><br /></p><p style="text-align: center;"> «[...] se la Santa Vergine mi ha scelto, è perché sono la più ignorante!» dirà più tardi. <br /></p><p style="text-align: justify;"><br />L'attenzione che attirò su di sé diventava sempre più ingestibile, tanto che decise di trasferirsi presso la scuola-convitto tenuta dalle <i><b>Suore della Carità di Nevers</b></i>, che le insegnarono a leggere e scrivere; poi presso il convento delle <i>Suore della Carità di Nevers</i>, quando aveva 22 anni, nel 1866, lavorando come assistente nell'infermeria, come sacrestana e ricamatrice di abiti sacri. Durante un grave attacco d'asma, chiese l'acqua della sorgente di Lourdes, e i suoi sintomi regredirono fino a sparire, ma quando successivamente si ammalò di tubercolosi ossea al ginocchio destro, decise di non curarsi nello stesso modo. <b>Morì all'età di 35 anni, il 16 aprile 1879</b>. Dopo la sepoltura, <i><b>il corpo venne esumato il 22 settembre 1909</b></i> e apparve in ottimo stato di conservazione. I dottori <b>Jourdan</b>, <b>David </b>e <b>Comte</b>, <i><b>incaricati della riesumazione</b></i>, <i><b>affermarono che il corpo non avesse subito l'abituale processo di decomposizione</b></i>. <i>Jourdan </i>e <i>David </i>rilevarono, tuttavia, la presenza di carbone e uno strato di sali abbastanza rilevante nella bara, attribuibile al lavaggio del corpo effettuato durante la prima esumazione. Questi dettagli fanno ipotizzare ad alcuni studiosi che il corpo di <i>Bernadette </i>sia stato sottoposto, prima della sepoltura, ad alcune pratiche di mummificazione che ne spiegherebbero lo stato di conservazione. <b><i>Una seconda esumazione avvenne il 3 aprile 1919 </i></b>, ma questa volta il corpo mostrò diversi segni di decomposizione: la relazione del dottor Comte, ripubblicata nel 1928 sul Bulletin de l'Association Médicale de N.-D. de Lourdes, specificava che <i>«La pelle rimane su buona parte del corpo; le unghie delle mani si sono parzialmente conservate, ma sono molto mobili; il cranio è coperto da alcuni capelli corti. Le parti molli del naso sono parzialmente distrutte»</i>. <b>Una terza esumazione</b>, nel 1925, in vista dell'esposizione del corpo ai fedeli, presentò altri segni di decomposizione, rendendo opportuna la modellazione di una maschera di cera colorata da apporre sul viso e sulle mani del corpo di Bernadette. Nel <b><i>Bulletin de l'Association Médicale de N.-D. de Lourdes (N° 2 del 1928)</i></b>, il <i><b>dottor Comte</b> </i>riferì di essere stato colpito dallo stato di conservazione del fegato, del tutto inaspettato: "Dopo 46 anni si potrebbe pensare che questo organo si sarebbe decomposto o indurito, eppure quando è stato tagliato era morbido e di consistenza quasi normale: ho fatto notare ai presenti che questo non sarebbe un fenomeno naturale". Oggi il corpo della <i><b>Santa di Lourdes</b></i> è esposto all'interno del convento di <i>Saint Gildard </i>a Nevers. <br /></p>x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-31204243843607201142023-01-29T08:14:00.001-08:002023-01-29T08:14:31.401-08:00Che fine ha fatto Jean Spangler?<p align="RIGHT" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: sans-serif, Times New Roman;"><b>Gennaio</b></span></span><span style="font-family: sans-serif, Times New Roman;"><span style="font-size: x-small;"><b> 29, 2023 </b></span></span></span><span style="font-family: sans-serif, Times New Roman;"><span style="font-size: x-small;"><b>
</b></span></span><span style="color: #444444;"><span style="font-family: sans-serif, Times New Roman;"><span style="font-size: x-small;"><b>Maria
Rosaria Cofano</b></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7aqkB5PpGjVAqllyGDZK0shKnskgLgWAeWA915Iu7sMNuwzHLL86KF5bDJN0gnjJHMhsb2SSuFt_NHn0qbUDNe8QL1ekPLOIeMf4cB6ArUAkjMXrKTnMTqOIhSQpePUMczP2df4RvAQobvnCEnLG6y4i5yQFbwRWL9n36rkLDlCtlJHvL_Vc70wlJ/s1024/392ccb8b-9f5b-4df6-a90c-977b41d3cdbd-Jean_Elizabeth_Spangler_12-18-1024x589.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="589" data-original-width="1024" height="184" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7aqkB5PpGjVAqllyGDZK0shKnskgLgWAeWA915Iu7sMNuwzHLL86KF5bDJN0gnjJHMhsb2SSuFt_NHn0qbUDNe8QL1ekPLOIeMf4cB6ArUAkjMXrKTnMTqOIhSQpePUMczP2df4RvAQobvnCEnLG6y4i5yQFbwRWL9n36rkLDlCtlJHvL_Vc70wlJ/s320/392ccb8b-9f5b-4df6-a90c-977b41d3cdbd-Jean_Elizabeth_Spangler_12-18-1024x589.jpg" width="320" /></a></div><br />Gli
appassionati di cinema come me, di certo non si saranno fatti mancare
una esaustiva retrospettiva cinematografica italiana degli anni ’40,
fino ad arrivare ai capolavori del <i>Neorealismo</i>. Sorvolando i
film edulcorati e corretti dalla propaganda politica - insomma,
quelli cari al regime - alcuni titoli hanno fatto storia, lanciando
giovani registi alla loro prima prova d’autore. Talentuosi,
ispirati, quasi disinteressati, che tanto mancano alla storia del
cinema contemporaneo, ormai sorbito dai dettami consumistici, tra
distopia, satanismi e commedie al limite del grottesco; con attori
discutibili imposti dal sistema, che dovrebbero guardare e studiare
<b>Anna Magnani</b>, l’attrice più rappresentativa di questo
periodo e dal genio recitativo rimasto insuperato. <i><b>Rossellini,
De Sica, De Santis, Germi, Blasetti, Visconti</b></i>… se non li
conosci, smuovi la tua curiosità. Informati, guarda il loro
contributo nella storia del cinema italiano, quello con la “C”
maiuscola, l’unico capace di dargli una eco internazionale. Hanno
raccontato, trasposto con grande convinzione e credibilità il
dramma, l’evasione, indagato il sociale fino all’approfondimento
documentaristico di un periodo di orribile e reale sofferenza. E in
America? Già a partire dalla fine della <i><b>Prima Guerra Mondiale</b></i>
(28 lug 1914 – 11 nov 1918) il grande potere economico dell’America
le ha permesso di affermare la propria egemonia anche nel <i>campo
cinematografico</i>. Si arriva agli anni ’30 e ’40 dove, con
<i>l’avvento del sonoro</i>, alcuni generi come il noir, musical,
gangster ma lo stesso western - già in larga distribuzione
all’inizio del secolo -, continueranno ad essere affrontati, a
trovare riscontro di pubblico, e in termini numerici di produzione,
renderanno insuperata l’industria cinematografica americana, che
oggi vede anche ben altri competitori, come la Cina, l’India…
Sarebbe interessante approfondire i cambiamenti del cinema, la sua
evoluzione stilistica, a livello di contenuti e mezzi,
contestualizzando il tutto con l’innesto storico, ma questo
preambolo giusto anticipa un’altra storia di cronaca, in cui mi
sono imbattuta in una delle mie ricerche relative ai crimini e casi
irrisolti, vuoi di omicidio, vuoi di sparizione, appunto degli anni
’40. Questo in particolare investe una lasso temporale relativo
alla fine degli anni ’40. Lo scenario è quello di una <i><b>Hollywood</b></i>,
il cui decennio d’oro sta per volgere al termine a causa della
<i><b>televisione</b></i>. Le star lanciate sono ormai tante e gli
artisti sono più liberi nella scelta dei ruoli e produzioni, quindi
meno ombellicati agli otto studi principali, divisi ovviamente per
genere. Tra l’altro, proprio nel 1948, contro l’industria
cinematografica americana, insomma gli studi principali, furono
presentate <i>cause antitrust</i>. Le stelle lanciate sono tante,
tante sono già finite del dimenticatoio e questa non sarà la storia
patinata, pseudo sdolcinata della attricetta di turno, divenuta
iconografica. E’ la storia della sparizione, della quasi
sconosciuta <b>Jean Spangler</b>, che è stata danzatrice, attrice e
modella statunitense. I suoi furono piccoli ruoli in alcuni film
hollywoodiani... ma procediamo con ordine. Era nata il 2 settembre
1923 a Seattle , Washington. Frequentò la Franklin High School di
Los Angeles , in California , laureandosi nel 1941. Quando era ancora
una ragazzina, si esibì nell' Earl Carroll Theatre. Nel 1942,
all’età di 19 anni, sposò il produttore<i><b> Dexter Benner</b></i>,
ma anche se chiese il divorzio solo sei mesi dopo, a causa della
presunta crudeltà di lui, continuarono a frequentarsi. Ebbero una
figlia, <i><b>Christine </b></i>(nata il 22 aprile 1944). Seguirono
anni in cui entrambi lottarono per avere l’affidamento della
bambina. Benner sostenne che il comportamento e l’infedeltà della
moglie, la rendessero una donna poco adatta a crescere un minore.
L’attrice, solo nel 1948 – un anno prima della sua scomparsa -
ottenne la custodia della figlia. Si trasferì nel complesso
residenziale <i>Park La Brea</i> vicino al Wilshire Boulevard, dove
visse appunto con la figlia, la madre, il fratello e la cognata.
<b>Intorno alle 17:00 del Venerdì (7 ottobre 1949)</b>, la Spangler
chiuse la porta della sua casa a Los Angeles, dopo aver lasciato la
bambina con la cognata, dicendole che avrebbe dovuto incontrare l’ex
marito per discutere del ritardato pagamento dell’assegno di
mantenimento della figlia, ma tutto questo dopo un servizio
fotografico sul set di un film. <i><b>Sophie</b></i>, la cognata,
ricevette una telefonata, dove l’attrice le diceva che quella sera,
causa impegni lavorativi, non sarebbe tornata a casa.<i> In casa
mancava anche la madre della Spangler</i>, recatasi a Louisville per
una visita alla famiglia. Il mattino seguente, quando la cognata notò
ancora l’assenza della Spangler, decise di recarsi alla polizia per
denunciarne la <i><b>scomparsa (8 ottobre, 1949)</b></i>. La polizia
venne informata dei suoi spostamenti e quindi come prima cosa
vagliarono la sua presenza presso gli studi cinematografici, dove
aveva sostenuto di essersi soffermata appunto per un servizio
fotografico. Tutto ciò non venne confermato: non risultava che
quella notte avesse lavorato come riferito alla cognata. Una delle
commesse di un negozio di alimentari, il <i>Farmers Market</i> - a
pochi isolati da casa sua - disse di averla <b>vista intorno alle
18:00</b>, come in attesa di qualcuno. La commessa fu probabilmente
l’ultima ad aver visto la ragazza prima di scomparire nel nulla.
Venne anche ascoltato l’ex marito, che secondo la cognata avrebbe
dovuto incontrare, a causa del mancato assegno di mantenimento.
Benner affermò di non averla vista per molte settimane; a conferma
di ciò, intervenne anche l’attuale moglie del produttore, <i>Lynn
Lasky Benner</i>. La Spangler sembrava sparita nel nulla, quando il <b>9
ottobre 1949</b> <b>venne ritrovata la sua borsa</b>, a ridosso
dell’entrata di <i>Fern Dell del Griffith Park</i> a Los Angeles,
non molto lontano da casa sua. I manici della borsa si presentava
strappati, come se qualcuno gliel’avesse tirata a forza. Poteva
forse trattarsi di una rapina? Improbabile quesito, poiché non
c’erano soldi nella borsa, e l’attrice non portava soldi con sé
quel giorno. Sophie, la cognata, lo confermò.<p></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJv6LD-AuxRSegI_cOqhA53SShjIpnQGgQVUvLjmh1m9kouQY-4_vglCVKZTbv3devSTlCYNhC73DKVB_pAyNKJHX9nekbXrQPEOOgmp2M8mict0Sfv6pZZoSz4RmHaeP6FYizzrTVGGeYPkA9VMA4owd-5hTT8nx4bxcUQMgbGyjE9Qdag9_vITvj/s320/df.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="253" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJv6LD-AuxRSegI_cOqhA53SShjIpnQGgQVUvLjmh1m9kouQY-4_vglCVKZTbv3devSTlCYNhC73DKVB_pAyNKJHX9nekbXrQPEOOgmp2M8mict0Sfv6pZZoSz4RmHaeP6FYizzrTVGGeYPkA9VMA4owd-5hTT8nx4bxcUQMgbGyjE9Qdag9_vITvj/s1600/df.jpg" width="253" /></a></div>
<p align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.49cm;"><span style="color: blue;"></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">Nella
borsetta venne trovato anche un foglio, un appunto, indirizzato ad un
certo "Kirk". <span lang="en-GB">Diceva: </span></p>
<p align="CENTER" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">“<span lang="en-GB">Kirk”
and read, </span><span lang="en-GB"><i>“Can’t wait any longer. </i></span></p>
<p align="CENTER" lang="en-GB" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<i>Going to see Dr. Scott. It will work best this way while mother is
away,”</i></p>
<p align="CENTER" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;"><<Kirk,
non posso aspettare ancora. Vado a vedere Dr.Scott. Questa è la
soluzione migliore mentre mia madre è via,»</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsoCdMFDoCmKbo2qLqor6OE73k2BTm5YR9PS8FnLF75tKaye73usWrl5fObDIMvSUYj0Q5G34HJcpeN7VnZn964bJCAOX0YVkZrhaQqy54XTtPc54EGFseDAQlMJTNu8J3hLnS9jIEzjRLio7Y-qyWgvMVO_BfJiFpO3FLgy5sd1xJBEfhmXtFda5Q/s320/cgc.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="240" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsoCdMFDoCmKbo2qLqor6OE73k2BTm5YR9PS8FnLF75tKaye73usWrl5fObDIMvSUYj0Q5G34HJcpeN7VnZn964bJCAOX0YVkZrhaQqy54XTtPc54EGFseDAQlMJTNu8J3hLnS9jIEzjRLio7Y-qyWgvMVO_BfJiFpO3FLgy5sd1xJBEfhmXtFda5Q/s1600/cgc.jpg" width="320" /></a></div><br /><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">Il
messaggio si interrompeva con una virgola, come se qualcuno l’avesse
distolta dalla continuazione. Molti agenti della polizia ma anche
volontari, controllarono il parco. Non furono trovati altri indizi,
però, il cane di un volontario iniziò a scavare in un punto,
segnalando la presenza di qualcosa ed infatti, in una buca profonda,
venne ritrovata<i> un'uniforme della prigione della contea di Los
Angeles.</i> Probabilmente qualcuno si era liberato della borsa della
donna, oppure le era caduta dopo una violenta colluttazione. <b>Ma
chi erano Kirk e il Dr. Scott?</b> La polizia non riuscì a risalire
alla loro identità. Sia la famiglia che gli amici, non conoscevano
persone con questi nomi, però la madre della Spangler affermò
che un uomo di nome “Kirk” una volta o due accompagnò a casa la
figlia, rimanendo in macchina. Furono anche contattati altri dottori
di Los Angeles con cognome “Scott”, ma nessuno di loro aveva
avuto in cura l’attrice. C’era stato anche un episodio
increscioso con un certo “Scotty”, un Luogotenente<span style="color: #3e3e3e;">,
</span>ma l’avvocato di famiglia affermò di non vedere l’uomo
dal 1945. L’uomo in questione intrecciò una relazione con
l’attrice, quando il marito venne inviato dall’esercito
all’estero. Al suo ritorno scoprì che la moglie vivesse con lui e
questo gli servì per avvalorare la tesi della sua infedeltà e
quindi ottenere l’affidamento della bambina. La Spangler decise di
troncare la relazione, e si recò dall’avvocato mostrandogli un
occhio nero. Aveva paura di lasciarlo, ma doveva farlo. <b>Questa
pista stranamente venne abbandonata. Perché?</b> C’erano tutti i
presupposti di una presunta colpevolezza, ovviamente da vagliare, ma
forse le amicizie potenti del <i>Luogotenente </i>gli avevano
permesso di spostare l’attenzione da un’altra parte. Molte
persone vennero ascoltate nella bolgia dei pettegolezzi, che
mettevano la bella attrice al centro di un presunto <b>aborto
clandestino</b>, poiché incinta di almeno tre mesi. Negli ambienti
che era assidua frequentare, si vociferava di un fantomatico dottore,
meglio conosciuto come il “<b>Doc</b>”, ovvero uno studente di
medicina, che praticava aborti a prezzi abbordabili nel totale
riserbo. C’era anche da vagliare <b>la pista hollywoodiana</b>. La
Spangler stava interpretando un piccolo ruolo nel film <i><b>Young
Man with a Horn</b></i><b> </b>con <i><b>Kirk Douglas</b></i>. </p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxjAMTr1TYO6OK4olKALvuF3Ayvx54tgMOnMCap64tT-xD9pqMguQhuLAW5geL7s3-3y8w7IfOuBj7f-TxWlLtGtRuvNRGv_gQiy6ReDWs5gKJAaE9t2K4LfUiWaHekYUjJQXR-pTzvlKmAFnxpLOmTkIzj9-G7WtmKB1bfZQbyCttsVoszEGs7Q3-/s320/cbnf.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="211" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxjAMTr1TYO6OK4olKALvuF3Ayvx54tgMOnMCap64tT-xD9pqMguQhuLAW5geL7s3-3y8w7IfOuBj7f-TxWlLtGtRuvNRGv_gQiy6ReDWs5gKJAaE9t2K4LfUiWaHekYUjJQXR-pTzvlKmAFnxpLOmTkIzj9-G7WtmKB1bfZQbyCttsVoszEGs7Q3-/w264-h400/cbnf.jpg" width="264" /></a></div><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">Che
fosse proprio lui il “Kirk” del messaggio trovato nella sua
borsetta? Subito arrivò la smentita dell’attore, che sostenne di
trovarsi a Palm Springs quando la donna scomparve, e la polizia gli
credette. Venne perquisita la sua abitazione, trovarono la sua
agenda, con all’interno molti nomi importanti. Era una ragazza
bellissima, che amava le feste; inserita in ambienti che pullulavano
di persone conosciute e facoltose, come dirigenti hollywoodiani,
attori, ma anche non si sottraeva da probabili frequentazioni di
uomini legati alla malavita, e infatti molti supponevano che fosse
sparita in compagnia di un gangster di Los Angeles, <i>Dave</i>
“<i>Little Davey</i>” <i>Ogul. </i>Lo storico <i><b>Jon Lewis</b></i>
nel suo libro <i><b>Hard-Boiled Hollywood: Crime and Punishment nel
dopoguerra di Los Angeles</b></i>, scrisse che l’attrice lavorò
come ballerina al <i><b>Florentine Gardens</b></i>, un locale
notturno di proprietà di Mark Hansen e Nils Thor Granlund, e che
questo la portò a rientrare nel giro delle loro conoscenze, comprese
quelle mafiose, come Anthony Cornero, Abraham "Allen
Smiley" Smickoff, Davy Ogul e Mickey Cohen. <b>Davy Ogul tra
l’altro scomparve il 9 ottobre 1949</b>, due giorni dopo la
Spangler. Ci fu anche chi sostenne di averli avvistati in Texas, in
compagnia di un altro gangster: Frank Niccoli. Nel mare delle ipotesi
e degli avvistamenti, la sua sparizione rimane tutt’oggi uno dei
tanti misteri legati ad Hollywood e un caso aperto ancora da
risolvere. Non mancò anche un'altra possibile pista, quella che la
portava ad essere un'altra probabile vittima, della serie di omocidi
legati all'assassino de la <i><b>Dalia Nera</b></i>.
</p>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-69020339711343839102022-11-30T06:15:00.004-08:002022-12-03T06:03:42.583-08:00Il Mistero dell'uomo di Somerton, il caso Tamam Shud<div style="margin-left: 40px; text-align: right;"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><b>Novembre 30</b></span></span></span></span></span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">, 2022</span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div><div style="margin-left: 40px; text-align: right;"><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #444444;"> </span></span></span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihWukmGDfBmkvYQJm1OiwRdA7IDjREONOwhpg9S-ZIDE_R5nyoqmg2IoIq1m5-6bSxx5oyT4aKSZIvS0zf-sCBmLC8qbX5BIMUM9sK8-MENQVBHIrLFYaK9dCybFp5rQ8h4lgpVBSHBFwKyZsa1Kc9qFChCk73gl5soHRVaspnQ6_dqP6db4NyLZ4l/s1536/Storie-di-immaginaria-realta-tamam-shud-2.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="864" data-original-width="1536" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihWukmGDfBmkvYQJm1OiwRdA7IDjREONOwhpg9S-ZIDE_R5nyoqmg2IoIq1m5-6bSxx5oyT4aKSZIvS0zf-sCBmLC8qbX5BIMUM9sK8-MENQVBHIrLFYaK9dCybFp5rQ8h4lgpVBSHBFwKyZsa1Kc9qFChCk73gl5soHRVaspnQ6_dqP6db4NyLZ4l/s320/Storie-di-immaginaria-realta-tamam-shud-2.jpg" width="320" /></a></div>Alcuni misteri devono rimanere misteri. Chi lo decide? Mettere insieme
tanti e quasi tutti i tasselli al loro posto per arrivare a niente.
Perché? Le domande che rientrano nell'ambito di un'indagine
criminale, quelle per cui non arriverà mai una risposta conclusiva,
tante volte finiscono in un archivio con la scritta <b><i>"cold
case"</i></b>, ad aspettare che qualcuno si ricordi di loro, quando accade qualcosa per la quale sia plausibile riaprire il caso.
Tante volte il mistero rimane sepolto nella persona che lo ha
generato e da chi lo ha subìto, come il caso dell'uomo di Somerton,
che prende il nome dal posto in cui venne ritrovato il corpo, appunto
la spiaggia di Somerton – nel sud dell'Australia - la mattina del
1º dicembre 1948. L'uomo, sdraiato sulla sabbia, a vista del mare, con il
braccio destro piegato e l'altro disteso. La postura del ritrovamento
non aveva niente di strano. Due sigarette: una non fumata dietro
l'orecchio sinistro e l'altra, fumata per metà, trattenuta tra la
guancia destra e il colletto del cappotto. Nelle tasche: alcuni
biglietti, uno dell'autobus, l'altro ferroviario; un pettine di
alluminio, sigarette, fiammiferi. Insomma, un fumatore senza
patente?! Il caso è anche noto come <i><b>Tamam Shud</b></i> (o Taman Shud), che in
persiano significa <i><b>"finito"</b></i>, <i><b>"concluso"</b></i>. La frase
era parte di un pezzetto di una pagina delle poesie persiane
<b>"</b><i><b>Rubʿayyāt"</b></i><span style="font-style: normal;"><i><b> </b></i>di </span><i>Umar Khayyām</i>, ritrovato in una delle sue tasche. La firma
dell'assassino o la sua? Le numerose supposizioni sull'identità
di questo uomo furono copiose, soprattutto perché si agitarono in un
periodo storico molto delicato, ovvero quello della guerra fredda (1947).
<i>Suicidio, omicidio</i>. Era forse una spia? Forse la disperazione per un
amore non corrisposto o l'ingestibilità di una circostanza lo aveva
portato al gesto estremo? Altri governi si interessarono al caso, ma
nessuno lo riconobbe. Si sperava che l'analisi autoptica potesse dare
delle risposte, svelarne la pista, ma tutto rimase
nebuloso. <b><i>Il patologo stimò la morte intorno alle 2 di mattina del
1º dicembre</i></b>. </span></span>
</div><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span><dl><dd style="font-weight: normal; margin-bottom: 0.5cm;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><i>"Il
cuore è di dimensioni normali, e normale in ogni altro
particolare... nel cervello si distinguono facilmente piccoli vasi
congestionati non comunemente osservati. La faringe è congestionata
e l'esofago è ricoperto da uno sbiancamento degli strati
superficiali della mucosa con un patch di ulcerazione posto al
centro. Lo stomaco è profondamente congestionato... Vi è
congestione nella seconda metà del duodeno. Nello stomaco è
presente sangue mescolato con cibo. Entrambi i reni sono
congestionati, e nei vasi del fegato vi è un'eccessiva quantità di
sangue.... la milza è sorprendentemente grande... circa 3 volte la
dimensione normale... al microscopio si rileva necrosi al centro dei
lobuli epatici.... emorragia gastrica acuta, vasta congestione del
fegato e della milza, e congestione del cervello."</i></span></span></dd><dd style="font-weight: normal; margin-bottom: 0.5cm;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">Prima di morire aveva mangiato un <i>pasty</i>. <i><b>Dwyer</b></i>, il
dottore patologo affermò: <i>"Sono piuttosto convinto che la sua
morte non possa essere stata naturale... Il veleno che ho ipotizzato
era un barbiturico o un ipnotico solubile", quindi la pista
dell'avvelenamento rimase l'ipotesi più accalrata, anche se il
pasty non poteva averlo ucciso. A causa della mancata
identificazione e nonostante le 251ª dichiarazioni di
identificazione, si ritenne opportuna per la prima volta
l'imbalsamazione (10 dicembre). </i></span></span>
</dd></dl><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span><p style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-weight: normal;">Il patologo <i><b>John
Burton Cleland</b></i>, affermò che avesse tratti britannici e la sua età
fosse tra i 40 e i 45 anni. Alto un 180 cm. Aveva mani curate, era in
buone salute e i suoi piedi si presentavano come quelli di un
danzatore, nel senso che avessero assunto una conformazione stretta
in punta, come quella dei ballerini classici o uno sportivo. Anche
gli abiti che indossava erano di buona fattura, ma non presentavano
etichetta, né aveva un cappello, usato abitualmente dagli uomini
eleganti in quel particolare periodo (1948). Eppure <b>ci furono alcuni
testimoni che affermarono di aver visto quell'uomo il 30 novembre</b>,
nello stesso punto in cui fu ritrovato. Prima ancora che morto,
pensaro che si fosse addormentato perché ubriaco. Il ritrovamento di
una valigia senza etichetta nella stazione di Adelaide, consegnata il
30 novembre dopo le 11:00, si pensò potesse essere dell'uomo di
Somerton, perché oltre ad indumenti come vestaglie, mutande varie,
vi trovarono all'interno un particolare filato arancione di marca
Barbour, non reperibile in Australia, e che sembrava lo stesso
utilizzato per riparare una delle tasche dei pantaloni che indossava. Molte targhette dei vestiti erano state rimosse, tranne il
nome "T. Keane" su una cravatta e un portabiancheria e
"Kean" senza la "e" finale su una canottiera,
probabilmente lasciato per portare fuori strada rispetto al suo vero
nome, ma anche perché difficili da scucire senza danneggiare
l'abito. Con questa svolta, le ricerche si spostarono in Inghilterra,
dove nessuno con il nome "T. Keane" risultava essere
scomparso. Tutto quello che venne ritrovato nella valigia era di
provenieza americana, e poiché non risultava merce importata, c'era
la possibilità che l'uomo l'avessa acquistata in America o acquisita
da qualcuno che ci fosse stato. Un altro particolare da non
sottovalutare, era lo stato delle sue scarpe, lucidate di recente e
che non potevano trovarsi in quello stato, se l'uomo era rimasto a
girovagare a lungo per quei luoghi e la stessa spiaggia. Dunque,
poteva esserci arrivato e scaricato dal suo assassino o assassini, dopo la
reazione al presunto avvelenamento; ma anche chi avvermava di averlo
visto adagiarsi su un fianco, in quel posto sulla spiaggia, dove
venne ritrovato, poteva aver assistito alla sua ultima convulsione.
Supporre che l'uomo fosse una spia sovietica, rimase l'ipotesi più
plausibile. Eppure mi riesce difficile pensare che una spia, un
traditore giustiziato venga lasciato morire e scaricato in piena
luce. Sarebbe l'apoteosi dell'invisibilità del potere della paura.
Tutto potrebbe girare intorno al pezzo di carta rinvenuto nei suoi
pantaloni, con sopra stampate le parole <i>"Tamam Shud"</i>, le
parole risultarono essere quelle conclusive delle </span><i><span style="font-weight: normal;">Rubʿayyāt</span></i><span style="font-weight: normal;">,
un'opera di ʿUmar Khayyām, che appunto significavano<i> "finito",
"concluso"</i>. </span></span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-weight: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-weight: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikoWO90C3PyTgV_eDZg6oTDrtpg2aXjyMai5gMHD8W8verZt_FLge4h0H-18q3mg3p0o6aaXySaOMsPv9vtaGOTSFck4y-aZMdADTU0ulcM37CsW1hdBUPxV162FFMBj81McX6mQddoMWwbWoI16mVNPrHayeLQTsHCdn8tdFmkCzh_TahDAi72AyS/s329/Actual-tamam-shud.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="143" data-original-width="329" height="139" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikoWO90C3PyTgV_eDZg6oTDrtpg2aXjyMai5gMHD8W8verZt_FLge4h0H-18q3mg3p0o6aaXySaOMsPv9vtaGOTSFck4y-aZMdADTU0ulcM37CsW1hdBUPxV162FFMBj81McX6mQddoMWwbWoI16mVNPrHayeLQTsHCdn8tdFmkCzh_TahDAi72AyS/s320/Actual-tamam-shud.jpg" width="320" /></a></span></span></span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-weight: normal;">La polizia decise di pubblicare una copia delle
</span><i><span style="font-weight: normal;">Rubʿayyāt</span></i><span style="font-weight: normal;">
compatibile con quel pezzo di carta. Un uomo, deciso a rimanere anonimo, affermò di aver ritrovato una prima edizione estremamente
rara di <b><i>una traduzione di Edward
FitzGerald delle </i></b></span><b><i>Rubʿayyāt</i></b><span style="font-weight: normal;"><b><i>
pubblicata nel 1859</i></b>, proprio sul sedile posteriore della sua auto. Le
analisi al microscopio, accertarono che il pezzo di carta
appartenesse proprio a quel libro. Sul retro del libro c'erano anche
delle annotazioni a matita: lettere maiuscole disposte su cinque
righe, di cui la seconda riga barrata. La seconda riga è molto
simile alla quarta, quindi è probabile che sia stata barrata in
quanto errata. Queste lettere, potrebbero essere un codice segreto: </span></span></span>
</p><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span></div><dl><dd style="font-weight: normal; text-align: justify;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span>WRGOABABD </span></span>
</dd><dd style="font-weight: normal;"> <span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><strike>MLIAOI</strike> </span></span>
</dd><dd style="font-weight: normal;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span>WTBIMPANETP </span></span>
</dd><dd style="font-weight: normal;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span>MLIABOAIAQC </span></span>
</dd><dd style="font-weight: normal;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span>ITTMTSAMSTGAB </span></span></dd><dd style="font-weight: normal; text-align: left;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOOhqPjmeyy8oaYVAtV5LszFCr-V7J00x18WEtka6KLtM480bIT3izWQ88hj5slIdjPJpqKv93ik8IScsGtwV7bORKb0gGZb1T5c7fcTrMTbDF6YRRRdSaGuAD6pf8UF6-SPmH-Z5GOlYszTpEn_JdoljesLtqOmlZss5c2-PVh2qza7giJBHqCenh/s440/440px-SomertonManCode.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="352" data-original-width="440" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOOhqPjmeyy8oaYVAtV5LszFCr-V7J00x18WEtka6KLtM480bIT3izWQ88hj5slIdjPJpqKv93ik8IScsGtwV7bORKb0gGZb1T5c7fcTrMTbDF6YRRRdSaGuAD6pf8UF6-SPmH-Z5GOlYszTpEn_JdoljesLtqOmlZss5c2-PVh2qza7giJBHqCenh/s320/440px-SomertonManCode.jpg" width="320" /></a></div></span></span><div style="text-align: justify;"><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">Gli <b><i>esami grittografici</i></b>
ritennero quelle scritte insufficienti per poter definire di cosa si
trattasse realmente, se di uno scritto ad opera di una persona
disturbata o di un vero e proprio codice complesso. Sul retro del
libro, c'era anche annotato un numero telefonico, che risultò essere
di un'ex infermiera ventisettenne, <i><b>Jessica "Jestyn"
Thomson</b></i>, che abitava in Moseley Street, Glenelg, non molto lontano dal posto dove il corpo fu ritrovato. La donna riferì alla polizia
che, mentre lavorava al <i>Royal North Shore Hospital di Sydney </i>durante
la <i>Seconda Guerra Mondiale</i>, possedeva una copia delle <i>Rubʿayyāt</i>
che, nel 1945, al <i>Clifton Gardens Hotel di Sydney</i>, aveva regalato ad
un luogotenente della Sezione Trasporti Acquatici dell'esercito
australiano, <b><i>Alfred Boxall</i></b>. Alla donna venne mostrato i<b><i>l calco
dell''uomo di Somerton</i></b>, ma non fu in grado di
identificarlo, distoglieva spesso lo sguardo e se la sua reazione non convinse del tutto.</span></span></p></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrWQfgi5cisTkyFQj5NMbA_oGOW4-1MyPVCiRGQoZiUGidSxixDfdzvsoYY3f13E6PTtbcgZdSdAB2BdIMrKMrX-KmLXagvmVgAvEXy61y6iy2Z8l5coWG6u19_mimPO-1EVAri2DITDEU6HcCqYSpHtAnKkMbVDlY1JD-EYnjNJA7FvqCNqhv5jar/s300/SomertonMan.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="261" data-original-width="300" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrWQfgi5cisTkyFQj5NMbA_oGOW4-1MyPVCiRGQoZiUGidSxixDfdzvsoYY3f13E6PTtbcgZdSdAB2BdIMrKMrX-KmLXagvmVgAvEXy61y6iy2Z8l5coWG6u19_mimPO-1EVAri2DITDEU6HcCqYSpHtAnKkMbVDlY1JD-EYnjNJA7FvqCNqhv5jar/s1600/SomertonMan.jpg" width="300" /></a></div></span></span><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"> <b><i>"Thomson"</i></b> era il cognome
di <i>Prosper Thomson</i>, l'uomo che "Jestyn" avrebbe sposato
solo più avanti, nel 1950 (dopo il divorzio di lui dalla prima
moglie), ma dal quale aveva già avuto un figlio nel 1947, <b><i>Robin</i></b>. Il
suo cognome da nubile, era <b><i>Powell</i></b>. Volle rimanere anonima e la
polizia decise di accontentarla, penalizzando probabilmente la pista più sensata
sull'uomo misterioso. Aggiunse anche che, verso la fine del 1948, uno
sconosciuto chiese di lei ad un vicino di casa, ma non c'erano prove
tangibili che costui fosse <i>Boxall</i>, che non conosceva il cognome da
sposata della donna. Tutto si frantuma irrimediabilmente, quando <b><i>il
vero Boxall</i></b> venne ritrovato ancora vivente e conservava la
copia delle <i>Rubʿayyāt</i> (un'edizione stampata a Sydney nel
1924) in perfette condizioni. Non conosceva l'uomo di Somerton. Si
arriva tra mitomani e analogie farlocche, al novembre <b>2013</b>, quando la
famiglia di "Jestyn" concesse un'intervista televisiva.
<b><i>Kate Thomson</i></b>, figlia di Jessica e Prosper, disse che la madre rivelò
di aver mentito alla polizia, e di conoscere l'identità dell'uomo di
Somerton, di poter parlare russo ed era simpatizzante comunista.
Questo bastava per la facile conclusione che i due potessero essere
stati spie al servizio dell'Unione Sovietica?! Mentre, <i><b>la moglie di
suo figlio Robin</b></i>, credeva che l'uomo di Somerton fosse il padre
naturale, cosa che solo l'esame del DNA avrebbe potuto chiarire. Kate
si oppose, ritenendo la riesumazione irrispettosa per il fratello.
Nel <b>2022</b>, dopo 75anni di nebbia il caso, in via ufficiosa, sembra
aver preso la strada della chiarificazione, grazie agli esami del DNA
svolti e seguiti da <b><i>Derek Abbott</i></b> <i>(professore dell'Università di
Adelaide)</i> e <b><i> la genealogista statunitense Colleen Fitzpatrick</i></b>. L'uomo
di Somerton sarebbe <i><b>Carl 'Charles' Webb</b></i>, un ingegnere elettrico di
Melbourne nato nel 1905. Aspettiamo la conferma ufficiale della
risoluzione del mistero. </span></span></p></div>
</dd></dl>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-8194436924501531352022-05-29T06:14:00.005-07:002022-05-29T06:19:01.542-07:00<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/DGhN2O6Eh6g" width="320" youtube-src-id="DGhN2O6Eh6g"></iframe></div><p></p><div class="PyJv1b gsmt PZPZlf" data-attrid="title" data-hveid="CAYQAQ" style="text-align: center;"><b><span aria-level="1" class="yKMVIe" role="heading">The Ubiquitous Mr. Lovegrove</span></b></div><div class="wx62f PZPZlf x7XAkb" data-attrid="subtitle" style="text-align: center;"><b>Brano di Dead Can Dance</b></div><div class="wx62f PZPZlf x7XAkb" data-attrid="subtitle" style="text-align: center;"><b> https://www.deadcandance.com/ </b></div><div class="wx62f PZPZlf x7XAkb" data-attrid="subtitle" style="text-align: center;"><b><br /></b></div><div class="wx62f PZPZlf x7XAkb" data-attrid="subtitle" style="text-align: center;"><div><div class="ujudUb"><span>I thought that you knew it all</span><br /><span>Well you've seen it ten times before.</span><br /><span>I thought that you had it down</span><br /><span>With both your feet on the ground.</span><br /><span>I love slow... slow but deep.</span><br /><span>Feigned affections wash over me.</span><br /><span>Dream on my dear</span><br /><span>And renounce temporal obligations.</span><br /><span>Dream on my dear</span><br /><span>It's a sleep from which you may not awaken.</span></div><div class="ujudUb"><span>You build me up then you knock me down.</span><br /><span>You play the fool while I play the clown.</span><br /><span>We keep time to the beat of an old slave drum.</span><br /><span>You raise my hopes then you raise the odds</span><br /><span>You tell me that I dream too much</span><br /><span>Now I'm serving time in disillusionment.</span></div><div class="ujudUb"><span>I don't believe you anymore... I don't believe you.</span></div><div class="ujudUb"><span>I thought that I knew it all</span><br /><span>I'd seen all the signs before.</span><br /><span>I thought that you were the one</span><br /><span>In darkness my heart was won.</span></div><div class="ujudUb"><span>You build me up then you knock me down.</span><br /><span>You play the fool while I play the clown.</span><br /><span>We keep time to the beat of an old slave drum.</span><br /><span>You raise my hopes then you raise the odds</span><br /><span>You tell me that I dream too much</span><br /><span>Now I'm serving time in a domestic graveyard.</span></div><div class="ujudUb"><span>I don't believe you anymore... I don't believe you.</span></div><div class="ujudUb WRZytc"><span>Never let it be said I was untrue</span><br /><span>I never found a home inside of you.</span><br /><span>Never let it be said I was untrue</span><br /><span>I gave you all my time.</span></div></div><b></b></div><div style="text-align: center;"><b><svg viewbox="0 0 24 24" xmlns="http://www.w3.org/2000/svg"></svg></b></div>x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-12628214997943430882022-04-18T07:20:00.034-07:002022-04-21T00:13:04.638-07:00Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio.<p>
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: right;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;"></span></span></span><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><b>Aprile 04</b></span></span></span></span></span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">, 2022</span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNwJCuzNqST_-l5Z___s6vz3dk_WQvLOaCXibB84xDUU5fnsPRzFjKwo7Ie0l1RB4BH6q0vA1fa63N2DFd0OXmV9l5XfWz6vYQyXkQoGzKhBjJvWoIhKgsty-SCAKNH_UNnAQpX6SwNDq7BcnF4AwNxIYcytB54Iu7GBK7iTe7ZKheh1TVU9rqgm0j/s198/Leonarda_Cianciulli.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="198" data-original-width="149" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNwJCuzNqST_-l5Z___s6vz3dk_WQvLOaCXibB84xDUU5fnsPRzFjKwo7Ie0l1RB4BH6q0vA1fa63N2DFd0OXmV9l5XfWz6vYQyXkQoGzKhBjJvWoIhKgsty-SCAKNH_UNnAQpX6SwNDq7BcnF4AwNxIYcytB54Iu7GBK7iTe7ZKheh1TVU9rqgm0j/w241-h320/Leonarda_Cianciulli.jpg" width="241" /></a></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Ho
ricominciato a disegnare figure in posizione fetale, mi era successo
lo stesso quando scrissi <i>Nora Daren</i>, altro periodo di grande
prostrazione, ma lievemente paragonabile a quello che sto vivendo
dopo la morte di mia madre. Esorcizzare il dolore attraverso la
scrittura o la pittura, trovo che sia un modo possibile per
corroborare il cervello, distrarlo, aiutarlo a rigenerarsi. Sono solo
degli schizzi, senza la presunzione di tramutarsi in pittura. Da
molto non dipingo! Ho dedicato tanto di quel tempo all'illustrazione
digitale da perdere qualsiasi tipo di attrattiva per il colore
proprio in senso materiale. Mi imbatto in una storia in bianco e nero, pur sempre macchiata
di sangue. Il colore che manca alla faccia di <b><i>Leonarda Cianciulli</i></b>,
in un video scovato su YT, dove il cronista la definisce <i>“folle e
delinquente”</i>. E' una storia agghiacciante quella che mette in piedi. </span></div><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;"> </span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="308" src="https://www.youtube.com/embed/dv7wAbRKQ4k" width="370" youtube-src-id="dv7wAbRKQ4k"></iframe></span></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;">La osservo. La sua ordinarietà
destabilizza. Il video ovviamente è datato. All'epoca,
era rinchiusa nel <b><i>Manicomio giudiziario di Aversa</i></b>. Parla, con una consapevolezza omicida giustificata dalla superstizione.
La guardi e capisci quanto possa essere pericolosa un'apparente
normalità, perché capace di celare il più macabro dei segreti. Potrebbe
essere tua madre, la mia. Nulla lascia pensare cosa concerti la sua
testa: il compiere, con estrema precisione quel tipo di crimine che
non si limiti ad uccidere, ma ancora decida di infierire sulla
vittima, evolvendo e definendo il crimine stesso nella sua attuazione.
Capelli canuti, raccolti con cura. Molto ordinata. Occhi scuri,
sparuti e piccoli. Sdentata, semianalfabeta, carica d'enfasi inizia
ad inanellare una serie di argomentazioni, che dovrebbero farci
comprendere la sua “natura”, il suo “perché”. Non guarda
direttamente nella telecamera. Il tono è teatrale, saturo di enfasi:
sembra ripetere una storiella imparata a memoria. Forse frutto di
imbeccate di avvocati con l'intento di edulcorarne la pena? Chi lo
sa?! Dubbio che coinvolse anche il suo <b><i>Memoriale</i></b></span></span></span><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;"><b><i><span style="font-size: medium;"> di
700 pagine</span></i></b>,</span></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">
intitolato </span></span><b><span style="font-size: medium;"><i>"Confessioni
di un'anima amareggiata"</i></span></b><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">. </span></span></span><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;">In
una piccola stanza, tra fotografie incorniciate di giovani volti. Affabulatrice. A
guardarla, non gela il sangue, per questo ancora più pericolosa.
Adduce argomentazioni che, a suo avviso, giustificherebbero la
pratica dell'omicidio. Perché la <i>Cianciulli </i>è soprattutto madre di
qualcuno: <b>di 12 figli, di cui 8 morti prematuramente</b>. Tra maledizioni
e profezie, consumata dalla superstizione, si convinse di dover
difendere i 4 figli superstiti a qualsiasi costo. Per spiegare il
vizio mentale, assai organizzato dell'assassina seriale,
si deve andare a ritroso... e quando mai non lo si deve fare?!
<b><i>Leonarda </i>nasce a </b></span></span></span><b><span style="font-size: medium;">Montella</span><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT">,
un paese nell'Irpinia, il </span></span><span style="font-size: medium;">14
aprile</span><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT">
</span></span><span style="font-size: medium;">1894</span></b><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;">.
Quello che sappiamo di lei arriva dritto dritto dal “suo”
<i>Memoriale</i></span></span></span><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><i><span style="font-weight: normal;">,</span></i></span></span><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;">
e quello che non sappiamo di quest'anima amareggiatta, probabilmente
se l'è portato nella tomba. Il dubbi sul suo <i>Memoraile</i>, sulla stesura dello stesso, sono legittimi, se si considera che avesse
frequentato solo fino alla terza elementare. Il padre, <i>Mariano
Cianciulli</i>, allevava bestiame, mentre l'avvenente madre, <i>Serafina
Marano</i> era già vedova con due figli, e lo sposò in seconde nozze.
Diventa inevitabile leggere la sua infanzia, che a volte ritorna similare a tanti come
lei. I figli del disprezzo e della paura, finiscono col diventare il
prolumgameto del male perpetrato dai genitori. All'età di
quattordici anni, <i>Serafina Marano</i>, durante il viaggio di ritorno dal
collegio di suore di Firenze, conosce <i>Salvatore Di Nolfi</i>, che
l'avrebbe rapita e violentata. Dunque il matrimonio riparatore e la
gravidanza odiata, dalla quale nascerà Leonarda. Tale tesi è
sostenuta da alcuni e smentita da altri, anche perché la Cianciulli
era l'ultima dei sei figli non la prima. Racconterà della sua inclinazione alla morte, tentando di suicidarsi varie volte.</span></span></span></p>
<p class="western" style="font-weight: normal; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><i>«Cercai
due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e
l'altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva
di rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto,
sempre con l'intenzione di morire, e mangiai dei cocci di vetro: non
accadde nulla»</i></span><span lang="it-IT">. </span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;">Diventa
quasi scontato pensare a come potesse sentirsi indesiderata,
sbagliata; eppure non ci sono fonti certe di quanto sostenga e
racconti, prove inconfutabili una infanzia disgraziata e infelice.
Soffriva di epilessia. I tentativi di suicidio sono quelli avvenuti
nel 1941 nelle carceri giudiziarie di Reggio</span></span></span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Reggio_Emilia"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">
</span></span></a><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><span style="font-weight: normal;">Emilia.</span></span></span><span style="font-size: medium;"> Era
una donna annebbiata da subdole credenze e feroci maledizioni, che
iniziarono a deviare la sua mente, quando sostenne di essere stata
appunto maledetta dalla madre in punto di morte, alla vigilia del suo
matrimonio con <i>Raffaele Pansardi</i>, avvenuto nel 1917, all'età di 23
anni. Per lei la famiglia aveva scelto un altro marito, che tra
l'altro le era anche cugino (si apprende dal suo <i>Memoriale</i>).
Si allontanò definitivamente dalla madre, e <b>la perdita di 8 dei suoi
12 figli</b>, rese il suo dolore connotato di sfortuna, una sfortuna per
forza riconducibile all'odio materno. Muoverà il suo delirio
trovando panacee e orribili profezie nel frequentare zingare; una
delle quali le disse:<i> «Ti
mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi», </i><span style="font-style: normal;">e
così fu, perché le sue prime 13 gravidanze si risolsero con 3
aborti spontanei e 10 neonati morirono nelle culla. Succede poi,
sempre secondo il suo </span><b><i>Memoriale</i></b><span style="font-style: normal;">,
che l'incontro con una </span><i>strega</i><span style="font-style: normal;">
del suo paese la porti a completare 4 gravidanze. I figli diventeranno
la ragione di ogni cosa, da difendere ad ogni costo, da quello che si
vede, ma soprattutto da quello che non si vede e si crede esistere. </span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
</p>
<p style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-size: medium;"><i>«Non potevo sopportare la
perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare
bianche, inghiottite una dopo l'altra dalla terra nera... per questo
ho studiato magia, ho letto i libri che parlano di chiromanzia,
astrologia, scongiuri, fatture, spiritismo: volevo apprendere tutto
sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli»</i>. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Nel
1930, a causa del </span><b><i>terremoto del Vulture</i></b><span style="font-style: normal;">,
si trasferisce con il marito a Correggio, dopo aver vissuto a Lauria,
Montella e Lancedonia. Prima di arrivare all'omicidio, le voci che
giravano sul suo conto non erano per niente benigne. Tanti la
ritenevano una donna </span><i>facile</i><span style="font-style: normal;">
e propensa ai raggiri, e questo la porterà - nel 1912 - ad essere
incriminata per furto a soli 18 anni; mentre nel 1919, a Montella, fu
accusata di minaccia a mano armata (pugnale); nel 1927 fu condannata
per truffa a 10 mesi e 15 giorni, scontati nel carcere di Lauria e
poi in quello di Lagonegro. Aveva abbindolato, con la sua rustica
favella, una povera contadina, togliendole soldi e oggetti di valore e
per questo fu costretta a pagare anche una multa di 350 lire. Era
furba, risoluta e sapeva come scegliere le sue vittime. Il marito era </span>impiegato
all'Ufficio del Registro, e con un misero stipendio, poco contribuiva
a far quadrare i conti, ma a quello ci pensava lei, che si <span style="font-style: normal;">improvviserà
chiromante, astrologa, venditrice di abiti, mobili, attività che
riuscirà a mettere in piedi grazie anche ai risarcimenti devoluti
alle vittime del sisma del Vulture</span>. <b>Raggira donne benestanti</b>,
sole, desiderose di riscattarsi e trovare conforto; le invita a casa,
cucina per loro, si mostra accogliente. Il marito, debole e di sicuro<span style="font-style: normal;">
incapace di gestire una mente diabolica come la sua, troverà più
facile comprensione nel vino, fino a lasciarla nel 1939, con l'inizio
della prima guerra mondiale. Il funambolesco teatro di menzogne,
messo in piedi circuendo e imbonendo la sofferenza, l'infelicità
altrui, </span>si complica irrimediabilmente, quando uno dei suoi
figli, quello più grande, il prediletto, ormai adulto e iscritto
all'Università, rischierà la chiamata alle armi. Solo la magia le
darà la forza di affrontare quel delirio. La sua mente criminale,
annebbiata dall'orrore della paura di perderlo in guerra, arriva al
parossismo attraverso un sogno, in cui prenderà atto che solo
attraverso il sacrificio umano, solo attraverso la morte di altri,
preserverà la vita del figlio. Dirà ai giudici che nel sogno fu
proprio la madre a consigliarle un tale abominevole scambio. <b>Tre
donne</b>, che erano solite recarsi a casa della <i>Cianciulli</i>, spariscono.
Le voci la vogliono colpevole, ma lei respinge qualsiasi tipo di
illazione. <i>Albertina Fanti </i>parente di <i>Virginia Cacioppo</i>, una delle
donne scomparse, appunto ne denucia la scomparsa al <i>questore di Reggio Emilia</i>.
Il caso verrà affidato al commissario <i>Serrao</i>. Un <b><i>Buono del Tesoro</i></b>
appartenente alla <i>Cacioppo</i>, presentato al <i>Banco di San Prospero</i> dal
parroco <i>Adelmo Frattini</i>, diventa una traccia fattibile per la
risoluzione della scomparsa; infatti il <i>prete </i>affermò di aver
ricevuto il <i>buono </i>da <i>Abelardo Spinabelli</i>, amico della <i>Cianciulli</i>, il
quale disse di averlo ricevuto proprio dalla Cianciulli come saldo di un
debito. Viste le diverse persone coinvolte, poteva trattarsi di
un'associazione per delinquere: la <i>Cianciulli</i>, il <i>prete</i>, <i>Abelardo
Spinabelli</i> e anche il <i>figlio</i>, che inviò diverse lettere da Piacenza,
fingendo di essere la vittima; anche si occupò di far lavare alcuni
vestiti riconducibili alle donne scomparse. I sospetti sul <i>prete </i>e
<i>Spinabelli</i> caddero, rimasero in piedi solo quelli sulla <i>Cianciulli </i>e
<i>figlio</i>, che scontò cinque anni di reclusione e poi rilasciato per
insufficienza di prove. La donna giurò di essere l'unica colpevole,
quindi lo scagionò. <b>Gli omicidi ebbero luogo dal 1939 al
1940-41</b>. Dirà: </span></p><p style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-size: medium;">«Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per
amore di madre». </span></p><p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Arriva alla completa confessione dopo diverse ore
di interrogatorio. La <i>Cacioppo </i>affermò di averla uccisa con la
complicità di <i>Spinarelli</i>. Alcune parti del cadavere vennero
sottoposte a saponificazione, ovvero bollivano in un pentolone pieno
di soda caustica portato a 300 gradi, per poi creare
saponette con l'allume di rocca e la pece greca; altre, buttate nel
<i>canale di Correggio</i>. Una parte del sangue lo mischiava al latte e il
cioccolato per farne dei biscotti, che poi dava da mangiare ai figli,
sicura che quella pratica li avrebbe resi immortali, dunque
l'identificazione con <i>la dea Teti,</i> perché entrambe volevano salvare
dalla morte i propri figli. Mancavano all'appello le altre due donne.
La sua reticenza alla confessione si inclinò, rivelando le atroci
sofferenze delle povere sventurate e i reperti trovati a casa sua,
come la dentiera, il sangue e i vestiti delle vittime, la inchiodarono
definitivamente. </span></p><p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b>Le vittime</b>: <i>Ermelinda Faustina Setti, Francesca
Clementina Soavi, Virginia Cacioppo.</i></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6ufrD4T62UKRwbgHcYhCZZ1XIrxp_SmUUuMcMSStufDiLKsMBvbsqX8ymZqKjK76RUyrxucBX075ex9vYjP79-0hko4RAeHR2-GQnCVYVYqc8TbF9XVP3f2uPLLuCvhdglzbfjirMUNb5rFO_9g1S105ZRKQav7utlOq6DrdxwYSvBU0Utdnn4hLJ/s700/leonarda-cianciulli-vittime%20-%20Copia.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="368" data-original-width="700" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6ufrD4T62UKRwbgHcYhCZZ1XIrxp_SmUUuMcMSStufDiLKsMBvbsqX8ymZqKjK76RUyrxucBX075ex9vYjP79-0hko4RAeHR2-GQnCVYVYqc8TbF9XVP3f2uPLLuCvhdglzbfjirMUNb5rFO_9g1S105ZRKQav7utlOq6DrdxwYSvBU0Utdnn4hLJ/w400-h210/leonarda-cianciulli-vittime%20-%20Copia.jpg" width="400" /></a></div><br /><p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><p><span style="font-size: medium;">Rivolgendosi all'agente di polizia <i>Valli</i>, che insisteva per sapere che fine avessero fatto le altre donne:</span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><i>«Ebbene
me le ho mangiate le mie amiche, se vuole essere mangiato anche lei,
son pronta a divorarlo [...], le scomparse me le avevo mangiate una
in arrosto, una a stufato, una bollita»</i> e nelle sue memorie
aggiunse: <i>«Se sapeste cosa c'era di verità in queste parole...»</i>
</span>
</p><p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b>Fu
dichiarata colpevole</b>; 30 anni di reclusione, di cui i primi due da
scontare in un ospedale psichiatrico e una pena di 15.000 lire. </span>
</p>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-26496312741077369302022-01-29T03:32:00.008-08:002022-01-29T03:54:02.208-08:00Dove studiare criminologia in Italia<h3 class="entry-title" itemprop="headline" style="text-align: right;"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><b> </b></span></span></span></span></span></h3><h3 class="entry-title" itemprop="headline" style="text-align: right;"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><b>Gennaio 29</b></span></span></span></span></span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">, 2022</span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></h3><h3 class="entry-title" itemprop="headline" style="text-align: right;"><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #444444;"> <br /></span></span></span></b></h3><h3 class="entry-title" itemprop="headline" style="text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiKiaxQKa_PKqpOu_JmD9rDjnt1MzA0NPvsI7XviOoW1fhtEh2uFHB1cdtgkN2xLMrUcPvghNdA2GfkCKTBGnjWsmlrIg2cF0dIne-PQSeH714M3tpKqHx6-9-sRyz9oteZcVqw5VZooBuQQWQA3HKNCAYyCcmG7-PXccBNvmCPRwwxxqYJYNBCCDBg=s900" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="900" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiKiaxQKa_PKqpOu_JmD9rDjnt1MzA0NPvsI7XviOoW1fhtEh2uFHB1cdtgkN2xLMrUcPvghNdA2GfkCKTBGnjWsmlrIg2cF0dIne-PQSeH714M3tpKqHx6-9-sRyz9oteZcVqw5VZooBuQQWQA3HKNCAYyCcmG7-PXccBNvmCPRwwxxqYJYNBCCDBg=w478-h239" width="478" /></a><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><b><i> <br /></i></b></span></span></span></div></span></span></span></h3><p class="entry-title" itemprop="headline" style="margin-left: 40px; text-align: left;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><b><i></i></b></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><b><i><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><b><i>Senza
tanti giri di parole, qualche indicazione di sedi universitarie di
approfondimento criminale, per quanti sentano la necessità di rendersi esperto e motivato grazie al conseguimento del fatitico pezzo di carta. </i></b></span></span></span></i></b></span></span></span></div><p></p><ul style="text-align: left;"><li style="text-align: left;"><h4><span style="font-weight: normal;"><b><a href="https://www.uniroma1.it/it/offerta-formativa/master/2021/criminologia-e-scienze-strategiche" target="_blank">Università La Sapienza Di Roma</a>.</b> <i><b>Obiettivi formativi</b></i>: Il master si propone di realizzare
un percorso formativo che risponda alle richieste di orientamento,
formazione e aggiornamento scientifico nell’ambito criminologico. Il
master è rivolto a coloro che hanno interesse a sviluppare una concreta
professionalità nel campo della criminologia e delle scienze
strategiche.</span></h4></li><li style="text-align: left;"><h4><span style="font-weight: normal;"><b><a href="https://www.unibo.it/it/didattica/insegnamenti/insegnamento/2020/204321" target="_blank">Università di Bologna</a></b>: <i><b>Contenuti</b>:</i> Il corso si pone l'obiettivo di approfondire i
contributi riconducibili ai principali contributi teorici della
sociologia della devianza e della criminologia di impostazione
sociologica (teorie dell'anomia, associazione differenziale, labelling,
approcci ecologici e integrati). Particolare attenzione sarà dedicata al
rapporto tra adattamenti delinquenziali e strutture di opportunità a
fronte delle trasformazioni dei mercati del lavoro. Alcune lezioni
saranno dedicate all'analisi critica di ricerche empiriche che hanno
affrontato il rapporto tra criminalità e immigrazione, anche dal punto
di vista delle diverse opzioni metodologiche...</span></h4></li><li><h4 style="text-align: left;"><span style="font-weight: normal;"><a href="https://www.unich.it/ugov/degree/2872" target="_blank"><b>Università di Pescara</b></a>. <i><b>Obiettivi</b></i>: i laureati nel corso di laurea in "Sociologia e criminologia" dovranno
ottenere una approfondita conoscenza della cultura sociologica e
dell'evoluzione dello studio della società promossa nei diversi campi
delle scienze sociali con particolare riferimento ai contesti del
disagio sociale,della devianza e della criminalità.<br />Dotati di una
adeguata formazione di base nelle discipline sociologiche dovranno
comprendere la specificità della metodologia della ricerca sociale
acquistando padronanza riguardo all'utilizzo pratico di tale metodo
dimostrando competenze nell'uso di strumenti della ricerca sia
qualitativa che quantitativa anche applicata alla conoscenza e al
monitoraggio della devianza e della criminalità nelle rispettive
manifestazioni ed evoluzione nonchè delle strategie di contrasto per lo
sviluppo della sicurezza sociale.</span><span style="font-weight: normal;"> Integrando le conoscenze
specificatamente sociologiche con un bagaglio formativo basato su una
buona conoscenza delle scienze della cultura i laureati acquisiranno
(oltre alla capacità di inserirsi produttivamente all'interno di gruppi
di lavoro, anche complessi) specifiche competenze riguardo allo studio
di contesti locali e nazionali, ma anche dei fenomeni sociali, economici
e politici che caratterizzano il mondo globalizzato. Inoltre
raggiungeranno una preparazione culturale e una formazione
teorico-pratica che consentirà loro di gestire e coordinar... </span></h4></li><li><h4 style="text-align: left;"><span style="font-weight: normal;"><b><a href="https://www.unito.it/ugov/degree/32413%29" target="_blank">Università di Torino</a></b>: <i><b>Obiettivi formativi</b></i>: Negli ultimi decenni gli sviluppi scientifici e applicativi della
psicologia nei diversi contesti di ricerca, clinici, istituzionali,
giuridico-forensi, e sociali hanno trovato ampio spazio contribuendo a
ridefinire la professione psicologica, le responsabilità e i compiti
dello psicologo. La sfida di fronte alla quale la psicologia si trova
oggi è quella di muoversi su un piano scientifico, metodologico e
applicativo evidence-based, in cui il riferimento non è solo
l'individuo, ma la persona nel suo contesto di vita, in relazione con
altre persone, con i gruppi sociali e con le istituzioni. Di fronte a
questi profondi cambiamenti, caratterizzati dal progressivo
avvicinamento della disciplina agli àmbiti psicopatologico-forensi e
clinici criminologici, giuridico-forensi, e investigativi, il
Dipartimento di Psicologia e il Dipartimento di Giurisprudenza
dell'Università di Torino hanno risposto alla sfida
scientifico-formativa creando un nuovo profilo professionale prevedendo e
progettando l'acquisizione di competenze psicologiche nuove e complesse
accanto a quelle tradizionali. Questa iniziativa intende rispondere ad
un bisogno formativo-scientifico declinato in senso psico-giuridico e
forense, psicopatologico-forense, neuroscientifico, neuropsicologico e
psico-criminologico sempre più forte a livello di Ateneo torinese, a
livello nazionale, a livello Europeo e internazionale...</span></h4></li><li><h4 style="text-align: left;"><span style="font-weight: normal;"><b><a href="https://www.unimi.it/it/corsi/insegnamenti-dei-corsi-di-laurea/2022/criminologia" target="_blank">Università di Milano</a></b>. </span><i>Obiettivi formativi</i>:<span style="font-weight: normal;"> il corso ha l'obiettivo di fornire agli studenti
la definizione della materia, l'illustrazione del suo oggetto, nozioni
sul crimine, sul suo autore, sulla reazione sociale, sulla vittima. A
tal fine il corso fornirà elementi di ricerca sociologica, psicologica,
psicopatologica e ovviamente giuridica, sempre indirizzate allo studio
del fenomeno criminale. Obiettivo del corso è inoltre quello di
illustrare una serie di fenomeni criminali, le loro caratteristiche, il
loro andamento, le teorie che possono contribuire a spiegarli. Saranno presentati casi tratti dalla casistica della docente. Obiettivo
particolare sarà quello di analizzare i fenomeni di violenza collettiva
alla luce di una criminologia dei diritti umani...
</span></h4></li></ul>x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-84234210122965222732021-08-01T08:33:00.002-07:002021-08-01T08:50:34.555-07:00IL SANGUE DEI PADRI<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixzYYVI6CYs9gM3OAzlBoisDRjv9agIt9GXbCIFVg73VkT1fA9AMmjGJ0GGWCrmozveHCJTVOLuOgJOyU3aGLc57qPA9wnu6Ik84NFje8jv7YMdld3FrS6o-mW-jMLOqHnbTq59pxFGvY/s620/come-scoprire-il-talento.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="620" height="181" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixzYYVI6CYs9gM3OAzlBoisDRjv9agIt9GXbCIFVg73VkT1fA9AMmjGJ0GGWCrmozveHCJTVOLuOgJOyU3aGLc57qPA9wnu6Ik84NFje8jv7YMdld3FrS6o-mW-jMLOqHnbTq59pxFGvY/s320/come-scoprire-il-talento.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p style="margin-left: 80px; text-align: right;"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><b>Agosto 1</b></span></span></span></span></span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">, 2021 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Ho conosciuto persone che già da
bambine tendessero a fare determinate cose e quelle cose erano la loro predisposizione, il
loro talento: per esempio mimare con le mani, le dita, il suono di uno
strumento musicale, e poi nella vita sono diventate persone che, per
professione, suonano quel preciso strumento musicale, con il quale già a due
anni facevano appunto finta di giocare. Persone
fortunate, indirizzate nell'ascolto del proprio talento, che poi praticheranno nella vita. Ci sono però delle
persone meno fortunate, per cui l'osservazione dei talenti dei
bambini e poi l'instradamento verso lo sviluppo dei loro
talenti, dipenda da tanti fattori legati all'istruzione e alla
cultura dei genitori, ma non solo, anche
all'istruzione e alla cultura in generale del luogo in cui la
famiglia è posizionata, proprio in senso geografico, Allora,
tu puoi anche avere una mentalità molto aperta, puoi avere una testa
molto sviluppata da un'istruzione di livello altissimo, ma se abiti
in una topaia fa moltissimo il tipo di ambiente culturale, anche
cittadino in cui cresci. Ecco... Allora, ci sono dei bambini i cui
talenti vengano sviluppati fino a farne delle professioni, delle
carriere, degli stili di vita, e ci sono dei bambini che invece
vengano lasciati a se stessi, spesso perché multitalento e questi
svariati talenti rimangano insondati, inapprofonditi, mitigandosi, stemperandosi per tanti motivi, riassumibili in motivi culturali, socio-cultural-geografici legati all'istruzione di tutte le persone
che hanno intorno... tutto si perde e si deve perdere
culturalmente secondo la cultura del luogo in cui la persona è crescita. Ci sono
poi altri bambini, che di nascita non sappiano fare niente. teste vuote, ma che saranno portati su dalla famiglia come se fossero dotati di un innegabile talento. E' decisivo
il modo in cui la famiglia di origine esalti il talento di un figlio oppure
rimanga indecisa. Tutto questo varrà anche per l'educazione criminale?<br /></p>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-27097572300177018522021-01-31T04:16:00.002-08:002021-01-31T04:17:37.345-08:00Nella gabbia<p style="margin-left: 80px; text-align: right;"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><b>Novembre 31</b></span></span></span></span></span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">, 2021 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></p><p style="text-align: justify;"><span class="aCOpRe"><span><i></i></span></span></p><p style="text-align: justify;">Durante il <span class="aCOpRe"><span><i>lokdown</i> ho tenuto un Diario, con l'intento di ricordare qualcosa che mai avrei pensato di vivere, anche se di <i>vivere </i>proprio non se ne parla. C'era ancora il rumore di mia madre, la sua presenza costante, ingombrante, vitale. Tutto si è complicato irrimediabilmente. Mi manca il coraggio di leggere la sua assenza. Il dolore mi attanaglia. Parlo sempre meno e spendo sempre più. Gratificarmi con l'effimero, il superfluo è l'unica cosa che mi dia un po' di gioia. Gli spazi diventano sempre più piccoli, caotici. Ho trovato il modo di esorcizzare il dolore attraverso l'accumulo. E' tutto sbagliato! Io sono sbagliata, strana... Gabbie, lacci, devo buttare tutto.<span></span><i><br /></i></span></span></p>x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-70776292607110607702020-11-15T08:32:00.002-08:002021-01-31T03:48:34.947-08:00Quando il mondo era ancora normale<p style="margin-left: 80px; text-align: right;"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><b>Novembre 15</b></span></span></span></span></span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">, 2020 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></p><p style="text-align: justify;">L'ultimo post: il mondo era ancora normale, probabilmente lo ero anch'io... poi tutto si è capovolto. Un brutto raffreddore, collimato con l'autoisolamento. Tra le mure di casa credevamo di essere al sicuro. Vedere crescere i numeri dell'orrore nell'impotenza, con ancora un barlume di speranza, prima che la mano vorace dell'invisibile arrivasse anche a noi. Un colpo traverso e mortale, non il virus, ma una macchia accesasi nella testa di mia madre, donna lucida e brillante, che l'ha spenta come il tempo di una cadela. L'HO PERSA! Ho perso il mio faro, l'equilibrio, la ragione. la gratificazione di essere parte di lei. Scrivere della morte non è vivere la morte, sopravviverle. Tutto è rimasto come lo hai lasciato: quelli che chiamavi "i tuoi stracci", comodi e logori, ancora appesi in bagno, segna di te, senza i tuoi occhi, il tuo sorriso, la tua famelica voglia di capire sempre tutto. Ti amo mamma. <br /></p>x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-3644948911893397692020-05-31T06:05:00.000-07:002020-05-31T06:40:36.506-07:00Ricky McCormick, una morte da decifrare<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGUkInJ8Rfw2CxEG0ktChP0QC4AuzYFHgoi_qG2_2Y1NblG5h-e2wrecZICcpK3NLTLOyXA8cZ9rAY3XblwO6CQ0MrO89FDaeTSYWpZ_YAXEBz2sBTY_Shcxrb3bT8mH655hGNQ38xyM4/s1600/Ricky+McCormick.PNG" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="313" data-original-width="265" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGUkInJ8Rfw2CxEG0ktChP0QC4AuzYFHgoi_qG2_2Y1NblG5h-e2wrecZICcpK3NLTLOyXA8cZ9rAY3XblwO6CQ0MrO89FDaeTSYWpZ_YAXEBz2sBTY_Shcxrb3bT8mH655hGNQ38xyM4/s320/Ricky+McCormick.PNG" width="270" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div style="font-style: normal; font-weight: normal; text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;">Ricky
McCormick</span></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>Maggio 31</b></span></span></span></span></span><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">, 2020 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<div align="JUSTIFY">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Lo
scrivere dei codici cifrati del </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">Killer
dello Zodiaco</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
mi ha permesso di imbattermi in un altro mistero irrisolto, quello
dei messaggi cifrati di </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><b>Ricky
McCormick</b></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
ovvero due documenti scritti a mano: un'accozzaglia di lettere e
numeri spesso racchiusi in parentesi. Forse scritti da lui o
dall'assassino e trovati nelle tasche degli indumenti che indossava,
quando il suo corpo è stato ritrovato, già in avanzato stato di
decomposizione, il <b>30 giugno 1999</b>, a 32 miglia da casa sua, in un
campo di grano vicino alla Route 367, nei pressi di West Altona nella
contea di Saint Charles in Missouri, da un automobilista che appunto
guidava sulla Statale 367. Lui, non guidava e non aveva un veicolo,
né c'erano mezzi pubblici in transito in quella zona. Viste le sue
condizioni, la probabilità che la morte fosse avvenuta da tutt'altra
parte era alta e l'analisi autoptica fu estremamente difficile, ma il
fatto che presentasse un colpo alla testa poteva esserne la causa...
accidentale o violenta? Il movente e la ricostruzione dell'incidente
o omicidio, rimangono sconosciuti, come anche rimanga sconosciuta la
decifrazione dei messaggi cifrati, che hanno sollevato non poca
curiosità e coinvolto anche i reparti specializzati dell'</span></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><b>FBI
</b></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">e
l'</span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><b>American
Cryptogram Association</b></i></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">,
</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ma
senza sortire effetto, tanto che decisero di pubblicare, </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><b>rendere
noti i messaggi</b></i></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">
</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">sperando
che qualcuno riuscisse o riesca a decifrarli; e questo </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><b>non
accade nel 1999</b></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
quindi subito dopo il ritrovamento del cadavere, ma dopo un buco
temporale di 12 anni, sul portale ufficiale dell'FBI. </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><b>Ma
chi è Ricky McCormick?</b></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
Un afroamericano di 41 anni, con all'attivo precedenti penali,
insomma con la </span></span></span><i><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">fedina
penale</span></span></span></i><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
sporca e disoccupato. </span></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Semi-alfabetizzato
e con problemi di apprendimento.</span></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
Non guidava, né possedeva un'auto. Forse a corto di soldi, ha
seguito una sorte avversa? Eppure scavando nella sua storia privata,
non si arriva a qualcuno che potesse augurarsi la sua morte. Aveva
quattro figli, ma era single, con qualche problema cardiaco e
polomonare, e proprio alcuni giorni prima del suo ritrovamento, si
era recato in ospedale per sottoporsi a degli accertamenti. C'è però
un altro elemento degno di considerzione: </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">McCormick</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
fin da ragazzo, era solito usare le </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><b>note
criptate</b></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
incomprensibili agli altri componenti della sua famiglia, anche se
poi altri affermino che non sapesse leggere né scrivere. Insomma, la
verità potrebbe essere tutta nei messaggi ancora da decifrare, ma
forse era solo la lista della spesa e continua prenderci tutti per il
culo. Prova a decifrali... </span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhj_FOgp0msvJ2uuX-Eaa9lzeAaLPkPlOnAdZevSFdFd32FmZxDi5uAwZbwhvbVKwNfGvgxKmFwoYMxx8_2F7yaJfEdIrRibCTzqhnSYjbw7DIG4Z-cmRY-1onhZjTTokILzjne_THz1rk/s1600/Ricky_McCormick_note_1+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="689" data-original-width="784" height="351" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhj_FOgp0msvJ2uuX-Eaa9lzeAaLPkPlOnAdZevSFdFd32FmZxDi5uAwZbwhvbVKwNfGvgxKmFwoYMxx8_2F7yaJfEdIrRibCTzqhnSYjbw7DIG4Z-cmRY-1onhZjTTokILzjne_THz1rk/s400/Ricky_McCormick_note_1+-+Copia.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixbWe5CSDfl8dWjbq9zAMRgBOdT_2ahcas5HwqafssG7WQ-EwMOkTqzqEKJxNw1BB3p-NHmX_ZxsGAm67K6crk8fEM4ts26GI2GkczLO-Yi52V6LAubrjHNouFnTkF9W8GbzcgK7tuZvM/s1600/Ricky_McCormick_note_2+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="812" data-original-width="790" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixbWe5CSDfl8dWjbq9zAMRgBOdT_2ahcas5HwqafssG7WQ-EwMOkTqzqEKJxNw1BB3p-NHmX_ZxsGAm67K6crk8fEM4ts26GI2GkczLO-Yi52V6LAubrjHNouFnTkF9W8GbzcgK7tuZvM/s400/Ricky_McCormick_note_2+-+Copia.jpg" width="387" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: x-large;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"> <b><span style="font-size: small;">Fonte: </span></b></span></span></span></div>
<div class="mw-references-wrap">
<span class="reference-text">FBI can't crack murder code — can you? - TODAY Tech - TODAY.com Archiviato il 12 settembre 2012 in WebCite.</span>
<br />
<span class="reference-text"><cite class="citation news" style="font-style: normal;">(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) <span style="font-style: italic;">Cryptanalysts: Help Break the Code</span>, in <span style="font-style: italic;">FBI</span>. <small>URL consultato il 12 novembre 2018</small>.</cite></span>
<br />
<span class="reference-text">FBI asks code-breakers for help in solving murder of Ricky McCormick | Mail Online</span>
<br />
<span class="reference-text">FBI asks public for help breaking encrypted notes tied to 1999 murder | The Lookout - Yahoo! News</span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-62215758389142083192020-03-26T05:43:00.000-07:002020-05-03T05:48:56.308-07:00L'eccidio delle Fosse Ardeatine<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: right;">
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>Marzo 24</b></span></span></span></span></span><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;"></span><span style="color: #660000;">, 2020 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<br /></div>
<div align="JUSTIFY">
<div style="text-align: right;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieWhKRSR-mwWMO3X6g1X4zHdfTxFlXbL5wN6iA-sAI7a4hSu_XhBUlmc3dldKzGbWS3rmcXp5ji7Fin4C0K6pWgWuDfjadJ118aWmrATy1MhaRmE-e1rP_J-KFftYKoArJb3NYV2eVybA/s1600/cx+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="257" data-original-width="349" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieWhKRSR-mwWMO3X6g1X4zHdfTxFlXbL5wN6iA-sAI7a4hSu_XhBUlmc3dldKzGbWS3rmcXp5ji7Fin4C0K6pWgWuDfjadJ118aWmrATy1MhaRmE-e1rP_J-KFftYKoArJb3NYV2eVybA/s320/cx+-+Copia.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Il
<b>24 marzo del 1944</b>, Settacinque anni fa, </span></span></span><b><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ci
fu </span></span></span></b><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">l'eccidio
delle <i><b>Fosse Ardeatine</b></i>. I nazisti uccisero 335 italiani, in gran parte
civili, con un colpo di pistola alla nuca. Il luogo scelto per
l'esecuzione fu una cava di tufo dismessa sulla via Ardeatina, un
posto ritenuto idoneo per nascondere l'esecuzione e farla poi
fungere come fossa comune. Fu questa la conseguenza di un evento
accaduto il 23 marzo 1944, dove 17 partigiani, a Roma, fecero
esplodere un ordigno in via Rasella, al passaggio di una colonna di
militari tedeschi del reggimento "</span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">Bozen</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">"
. A causa dell'attentato morirono 32 militari e 10 soldati nei giorni
successivi. Coinvolti anche due civili italiani. La sera stessa del
23 marzo, il comandante della polizia e dei servizi di sicurezza
tedeschi a Roma, il tenente colonnello delle </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">SS
Herbert Kappler</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
con il comandante delle forze armate della Wermacht di stanza nella
capitale, il generale </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">Kurt
Malzer</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
scelsero come azione di rappresaglia la fucilazione di dieci italiani
per ogni soldato tedesco ucciso, e che le vittime venissero scelte
tra i condannati a morte detenuti nelle prigioni di Regina Coeli e
via Tasso, ma poiché il numero dei detenuti condannati a morte non
fosse abbastanza per il numero previsto per l'esecuzione, vennero
aggiunti alla lista persone arrestate per motivi politici, altri
sospettati di aver partecipato ad azioni della Resistenza, 57
cittadini ebrei imprigionati e in attesa di essere deportati, ed
anche alcuni civili fermati per caso nelle vie di Roma. </span></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">La
proposta venne approvata dal generale </span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">Eberhard
von Mackensen,</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">- ambasciatore a Roma del Terzo Reich. </span></span></span></div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-18799835074824394412020-03-04T23:24:00.001-08:002020-03-05T00:08:50.752-08:00Il segreto delle sorelle Morgan<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>Marzo </b></span></span></span></span></span><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">5</span><span style="color: #660000;">, 2020 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWtyi-f8ezgx1iGijn2H9HrhJw0H2QcAYLdK7Gf5K10xpmg9Kl3bI9Dia6HNtAumByMj2NhJUwyD08oNlqENZWXbtzuQ_E_tA41BtKQESHi2WHsWD-0nI985j7rhsemOQGF20oBdL-Syg/s1600/morgan-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="519" data-original-width="1000" height="166" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWtyi-f8ezgx1iGijn2H9HrhJw0H2QcAYLdK7Gf5K10xpmg9Kl3bI9Dia6HNtAumByMj2NhJUwyD08oNlqENZWXbtzuQ_E_tA41BtKQESHi2WHsWD-0nI985j7rhsemOQGF20oBdL-Syg/s320/morgan-+Copia.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le sorelle Morgan</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Diceva
<i>Auguste Rodin</i>: "<i>Una donna che si pettina i capelli colma il
cielo del suo gesto</i>", ma nella storia che mi appresto a
raccontare, tale leggiadra gestualità lascia il posto al crimine, che in un Blog come questo non poteva essere altrimenti. Il tutto si
consuma in epoca vittoriana<i>, periodo storico che prenderà il nome dalla <b>regina Vittoria</b>, coincidendo con la sua intera esistenza, quindi sviluppatosi tra il <b>20 giugno 1837</b> (anno in cui la regina Vittoria<b> </b>venne incoronata </i></span><span style="font-size: small;"><i><span style="font-size: small;">alla morte dello zio,
il re Guglielmo IV), </span>fino alla sua morte, avvenuta il <b>22 gennaio 1901</b></i> </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdekUshq6bLjJ3V9Wt4_gEYxxMfipGLiR7fpV-_E2QbdovIdVFitoKJEErRc3sPC4Jql9Uwzwi77j2zIS6QDQuD7MIrBiR3FGFDjDm0hZbpJvf0SalB-V0oM8VzaRm9c8YMDRBDJF1T_M/s1600/Victoria-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="210" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdekUshq6bLjJ3V9Wt4_gEYxxMfipGLiR7fpV-_E2QbdovIdVFitoKJEErRc3sPC4Jql9Uwzwi77j2zIS6QDQuD7MIrBiR3FGFDjDm0hZbpJvf0SalB-V0oM8VzaRm9c8YMDRBDJF1T_M/s200/Victoria-+Copia.jpg" width="140" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La regina Vittoria nel 1882</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">L'inghilterra, travolta dalla
rivoluzione industriale, diverrà una sorta di apripista alla
modernità occidentale. Il fervore culturale investirà tutti i
campi, come la politica, l'economia, modificando radicalmente la
valenza sociale della massa popolare, in termini di partecipazione
attiva al fermento innovativo, che quindi non vedrà protagonista
soltanto l'esaustiva e prevedibile limitata cerchia di persone
altolocate, la cosiddetta elite. In piena rivoluzione industriale,
lo sfruttamento minorile, si diffonde a macchia
d'olio; i cosmetici femminili trovano larga distribuzione e la
mortalità è elevata a causa delle epidemie. E' questa un'epoca in
cui le stranezze si sprechino, dove la superstizione la fa da padrona
grazie alle morti improvvise e quotidiane a causa appunto delle
epidemie. E' anche il periodo in cui agì il mai stanato assassino
seriale, ai più conosciuto come <i><b>"</b></i><span lang="it-IT"><i><b>Jack lo
squartatore”</b></i>. </span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="it-IT"></span></span></span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="it-IT">
</span></span></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="759" height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnROqiyi3BsqwykotRs4duuIlao2SssPEGRqasQROw0R-wL0CVdetfaRavnSFIZYoVX5p8ekhsqu3Qjk9gl9Hd7n9IWv6VpKq44_xzJSJP4Ibjj13lfQZnEfbC3L4q5eTdVTu26FMMBW0/s320/jack+-+Copia.jpg" width="320" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i><span style="font-size: xx-small;">Illustrazione, Jack lo squartatore</span><b><br /></b></i></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="it-IT">Ma questa è un'altra storia... </span>Una delle
tante ossessioni messe in atto in questo periodo, è legata alle
chiome femminili, che dovevano essere lunghe, addirittura fino ai
piedi e poiché si decideva di tagliarle solo in caso di malattia,
esse divvennero sinonimo di buona salute, cosa assai complicata
in epoca vittoriana. Le acconciature cotonate e platino dell’epoca
di Maria Antonietta sono ormai desuete e lontane. L'erotismo
suscitato da una lunga e fluente chioma (solo le attrici e le
prostitute portavano i capelli sciolti), che veniva raccolta e
sciolta soltanto nell'intimità coniugale, divenne un elemento
basilare della propria dote. </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"></span></span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfy8hawQ3DIDeUBGOhwh6Yg8d9kxU9TpOl-7FxW-FULexOaJZWW6jBLXwn80NP-8g2HePvC69CTUyYIQAf0TPsBi1Au3Cpzyb_w5Yryi6herDhlKub9eq8wfFgMkY3SVhUgQluwUFqk40/s1600/8.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="408" data-original-width="634" height="127" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfy8hawQ3DIDeUBGOhwh6Yg8d9kxU9TpOl-7FxW-FULexOaJZWW6jBLXwn80NP-8g2HePvC69CTUyYIQAf0TPsBi1Au3Cpzyb_w5Yryi6herDhlKub9eq8wfFgMkY3SVhUgQluwUFqk40/s200/8.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I capelli in epoca Vittoriana</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Verrebbe da chiedersi da dove provenga
tale diffusa e atavica valenza o credenza, e la si farebbe risalire letterariamente al
fatto che le donne dai lunghi capelli avessero il dono di distrarre
il Male e quindi divennero emblematiche della protezione dei
cavalieri. Degne rappresentanti di questa nuova tendenza, con tutto il
bagaglio di cupa desolazione misterica, furono <b>le sorelle Morgan</b> e la
loro coesistenza con la morte. Le ragazze vivevano nella campagna
londinese, insieme ai loro genitori ed altre due sorelle, Il padre
era nel commercio dei cavalli. Conducendo una vita semplice e lontana
dal trambusto cittadino. Probabilmente pensavano che quella forma di
isolamanto esistenziale allontanasse la paura di ammalarsi di
tubercolosi, anche conosciuta come piaga
bianca o male di vivere, che ariverà a Londra nella seconda metà
del XIX secolo. L'aria irrespirabile generata dal fermento
industriale e la sua sovrappopolazione la rese una città malsana e
tante furono le epidemie che si diffusero nel corso dei secoli, come
la <i><b>"la grande peste"</b></i>, </span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIbTvPi3s7o8_RpvjGzOtZqOm4XqTYpPzgnfI4zetH1dPJEGLG-T_5KDlfRcT_9aQBJHDNs7RND-DkX3tkS8YG95_x5AX-7S86n6-gFb0s2CEixfRenXUisDTcFZYjvCwCqtC7AbJJtjg/s1600/Bill_of_Mortality+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="839" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIbTvPi3s7o8_RpvjGzOtZqOm4XqTYpPzgnfI4zetH1dPJEGLG-T_5KDlfRcT_9aQBJHDNs7RND-DkX3tkS8YG95_x5AX-7S86n6-gFb0s2CEixfRenXUisDTcFZYjvCwCqtC7AbJJtjg/s320/Bill_of_Mortality+-+Copia.jpg" width="190" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Elenco dei morti del 1665</td></tr>
</tbody></table>
</span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">fra il <b>1665 </b>ed il <b>1666</b>, che uccise
circa 60.000 persone, ovvero un quinto della popolazione. </span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">La
malattia, spesso vissuta come una sorta di catarsi, permetteva ai
contagiati di vivere ancora un'esistenza nell'attesa della morte e
questo li rendeva emotivamente più sensibili, introspettivi, quasi
spirituali nella costatazione di una pelle diafana, eterea, spesso
emulata o esagerata dalle donne, che decidevano di rendere il proprio
incarnato più bianco di quanto in realtà non fosse. Chi come i
Morgan decise di isolarsi nelle campagne londinesi, lo stesso venne
raggiunto e contagiato. I gentitori delle ragazze morirono a distanza
di poco tempo l'uno dall'altra e poi anche le altre due sorelle, e le due
ragazze superstiti continuarono a vivere e a superare il dolore prendendosi cura l'una dell'altra. La sequenza del dolore
vissuto fino al parossismo, probabilmente generò dinamiche ritenute
per il raziocinio assolutamente inaccettabili, ma che appunto in casi
disperati, avvolti da una inevitabile e sgomenta solitudine, sono
capaci di generare eventi, azioni volte a fermare il tempo, rendere
più sopportabile il distacco da ciò che si ami. E' il <b>1861</b>, succede che
anche la sorella maggiore improvvisamente muoia, forse per malattia o
altro, questo rimarrà poco chiaro. La sorella minore di fronte
all'idea di dover seppellire l'amata sorella, scelse invece di
tenerla macabramente in vita, prendendosi cura del suo corpo,
cercando in tutti i modi di rallentare o meglio cancellare il
processo di decomposizione già in atto. Continuò a nutrirla, a
lavarla in soluzioni di arsenico, aceto, formalina. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxF8YSmtgcegm1oTzmX1LhN3TjE_5bKhjE6NSFPnGc8H-1n7E5oer2hNXsEQfik_Y-9RnBZrJFbEamgc2Py7dvJNWxylh2YTnaavHizr7rxjv32Zz5mt0RePKyKdRXj2THc0Oi_6ds7Ho/s1600/b.PNG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="527" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxF8YSmtgcegm1oTzmX1LhN3TjE_5bKhjE6NSFPnGc8H-1n7E5oer2hNXsEQfik_Y-9RnBZrJFbEamgc2Py7dvJNWxylh2YTnaavHizr7rxjv32Zz5mt0RePKyKdRXj2THc0Oi_6ds7Ho/s320/b.PNG" width="320" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Queste insane
dimanimiche, fatte di medicamenti e devozione macabra, durarono per diversi anni, e tanti altri anni
sarebbero durati se il catasto non ci avesse messo il becco, dopo
alcuni problemi burocratici insoluti e che richiesero un intervento
in loco. Avviene così la scoperta agghiacciante, che rivelerà agli
occhi di tanti quel segreto d'amore malato di solitudine e degrado,
che vide quella famiglia protagonista ed emblematica di un periodo
devastato dalla paura di un nemico strisciante, invisibile, capace appunto di
distruggerti senza percepirne la presenza; i più attenti avranno
intuito il riferimento e l'attualità di quanto si stia vivendo oggi
nel mondo. Che Dio ci aiuti! Non mi sento di giudicare azioni mosse
dalla disperazione di separasi da quanto si sia amato più di se
stessi e nel rispetto di chi abbia avuto la fortuna di provare,
vivere un tale sentimento, potrei anche giustificare l'inaccettabile.</span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
</span></div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-91179169419672648542019-11-10T04:00:00.000-08:002019-11-10T04:40:31.832-08:00Henri Landru, tra necessità e abominio<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp1IwZnA-pOxKjILVA5asCzingMaw3DtM73_MTdkhDK-Pqyyr5zobji61hnLQdPrEIVKvqocwyBfMyCKaIApRHSSuL8VC-cIXGW06UYJJLquJDqz7OBLwbrZ_xFiHrgm90tId08VuM4X8/s1600/Landru.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1112" data-original-width="1007" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp1IwZnA-pOxKjILVA5asCzingMaw3DtM73_MTdkhDK-Pqyyr5zobji61hnLQdPrEIVKvqocwyBfMyCKaIApRHSSuL8VC-cIXGW06UYJJLquJDqz7OBLwbrZ_xFiHrgm90tId08VuM4X8/s320/Landru.jpg" width="289" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Henri Désiré Landru</td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY">
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>Novembre</b></span></span></span></span></span><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;"> 10</span><span style="color: #660000;">, 2019 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b><br />
<br /></div>
<span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: small;"><span style="font-size: small;">Un padre
sarebbe disposto a tutto pur di sfamare i propri figli, la propria
famiglia? Mosso dal più onorevole proposito, l'uomo supera il limite
del consentito e varca il patologico assecondando la propria
crudeltà. E' <b>Henri Désiré Landru, </b>ai più conosciuto come
<i><b>Henri Landru</b></i> o <i><b>Barbablù</b></i>: il seduttore,
il truffatore, il macellaio. Un criminale francese vissuto a cavallo
fra Ottocento e Novecento. Piccolo, esile, con sopracciglia folte e
occhi grandi, cupi e una barba rossiccia, quella che gli valse il
soprannome di Barbablu. Nacque nel 1869 a Parigi. La sua era una
famiglia povera. Il padre, <i>Julian Alexandre Silvain Landru</i>,
era un pompiere e la madre, <i>Flora Henriquel,</i> prendeva lavori
di sartoria e lavanderia; entrambi erano ferventi cattolici. Il
giovane Landru frequenterà la scuola cattolica nell'<i>Ile
Saint-Louis</i>, divenendo diacono. Avrebbe voluto continuare gli
studi di architettura, ma come tanti fu chiamato alle armi,
acquisendo il grado di sergente. Proprio in questo periodo mette
incinta una sua cugina che sposerà dopo aver lasciato la carriera
militare. Inizia a lavorare presso un ufficio, dove sarà vittima di
un raggiro economico messo in atto proprio dal suo datore di lavoro.
Dopo essere stato truffato, qualcosa scatta in lui e lo porta a
pensare di poter fare altrettanto. Sa di avere un forte ascendente
sulle donne e decide di approfittarne, facendo coincidere la sua
attività di copertura con le truffe, che vedevano appunto come
protagoniste le donne che seduceva. Ma <i>Landru </i>cosa aveva di
bello? Cosa lo rendeva un abile seduttore? A guardarlo... nulla, ma
forse la sua capacità di irretire e plagiare – oltre un cospetto
assolutamente ordinario e uno sguardo agghiacciante – si avvaleva
di una sessualità sfrontata, di un genere che tanto avrebbe potuto
attecchire su donne inesperte, vogliose o pseudo-moraliste in cerca
di sistemazione. Anche il periodo storico la fa da padrone. E' il
<b>1915</b>, e la Francia vive un momento di grande depressione
economica a causa degli eventi bellici in atto, scaturiti dalla <i>prima
guerra mondiale</i>. Tanti uomini sono partiti per il fronte, e tanti
non faranno più ritorno e molti di quelli che torneranno saranno
profondamente cambiati nell'anima e nel corpo. Dunque, il furbo
Landru, partendo da questi presupposti mette in piedi una truffa,
abindolando donne sole, ricche e in cerca di incontri e marito.
Fingendo di essere anche lui ricco e soprattutto vedovo, prende in
affitto <i><b>una villa isolata a Gambais (Seine-et-Oise)</b></i>,
mette un annuncio sul giornale e, meticoloso come pochi, sceglie in
maniera oculata le sue vittime. Si dice che abbia corteggiato almeno
trecento donne. Ha un'aria distinta, un fare educato e affidabile. E'
un acuto affabulatore, ma che sappiamo capace di celare il più vile
dei raggiri. Sarebbero almeno dieci le donne che non videro più la
luce del giorno oltre la porta d'ingresso della villa degli orrori.
In realtà a questo numero andrà ad aggiunfìgersi anche un bambino,
che purtroppo andò incontro allo stesso destino della madre. Le
donne morivano nell'esatto momento in cui firmavano una procura atta
a renderlo beneficiario dei loro conti bancari. Prima venivano
strangolate, poi fatte a pezzi e quindi bruciate nel forno della
villa. Le polveri sparse nei campi e il forno tornava pulito come
prima. Davvero organizzato per essere un semplice meccanico! Ma del
resto, le pagine che si interessino di criminologia sono piene di
assassini seriali organizzati. L'isolamento della villa non era del
tutto sicuro: il fumo e l'odore nauseabondo di carne bruciata
arrivava alle abitazioni più vicine, che proprio non sapevano
spiegarsi il perché di una stufa accesa anche d'estate. La
sensazione che dietro tale andazzo ci fosse qualcosa di sospetto,
portò molti residenti a segnalarlo direttamente alla polizia.
Difficile coglierlo sul fatto, difficile arrivare a pensare come lui.
Tutte le prove venivano metodicamente pulite o fatte sparire. Lo
scaltro Landru riuscì a farla franca tante volte, ma il suo raggiro
cruento cominciò a vacillare. Ne <b>1906</b>, in carcere tenta il
suicidio e gli viene riconosciuta una lieve infermità mentale,
Rientra in carcere nel <b>1909</b>, sempre a causa di una truffa
matrimoniale ai danni di una donna. Nel <b>1914</b>, tornerà in
carcere per scontare una pena di tre mesi. Si rende conto di
rischiare una condanna a vita e successiva deportazione nelle <i>colonia
penale della Guyana</i>, dove le voci del disagio vissuto dai
carcerati nella colonia, erano quanto mai acclarate. Non avrebbe
permesso questo e per farlo, probabilmente si convinse che le
vittime di truffa dovessero smettere di vivere e portarsi il misfatto
nella tomba. Nessuno avrebbe potuto riconoscerlo, quindi nessuna
testimonianza in Tribunale. Riuscirà ad occultare e celare i suoi
orrendi crimini fino a quando nel <b>1918 </b><i>al sindaco di
Gambais</i> venne inviata <i><b>una lettera</b></i>, nella quale si
chiedevano informazioni su su una donna, <i><b>Anne Collomb</b></i>,
trasferitasi in quel paese in compagnia di un certo <i><b>Dupont</b></i>.
Il sindaco rispose di non avere notizie in merito, ma il tutto prese
una piega pericolosa, quando al sindaco venne recapitata <i><b>una
seconda lettera</b></i>, dove un'altra persona chiedeva informazioni
in merito ad un'altra donna, <i><b>Célestine Buisson</b></i>,
trasferitasi nel paese in compagnia di un certo <i><b>M. Frémyet</b></i>.
Le famiglie delle donne scomparse vennero convocate dal sindaco e si
raggiunse la conclusione che entrambe le donne risposero allo stesso
annuncio sul quotidiano <i><b>Le Petit Journal</b></i>, datato <b>1
maggio 1915</b> e che i signori <i>Dupont </i>e <i>Frémyet </i>fossero
la stessa persona. In seguito alla denuncia sottoscritta dai
familiari, partirono le indagini e si arrivò ad un domicilio: <i><b>la
villa di Gambais</b></i>, chiamata l'<i>Ermitage</i>. <i>Il signor
Tric</i>, ovvero il proprietario della villa, affermò di averla
affittata al famigerato Frémyet, residente a Rouen. Falso! Nessun M.
Frémyet risultava a Rouen e la posta indirizzata a quell'ubicazione,
tornava all'indirizzo di una delle donne scomparse: Célestine
Buisson. L<span style="font-style: normal;">'indagine si era arenata
quando, l'</span><span style="font-style: normal;"><b>8 aprile del
1919</b></span><span style="font-style: normal;">, un amico di
famiglia di una delle donne scomparse, riconobbe Landru. Le indagini
svolte nel luogo dove venne avvistato, condussero ad un certo </span><i><b>Lucien
Guillet</b></i><span style="font-style: normal;">, che il </span><span style="font-style: normal;"><b>12
di aprile del 1919</b></span><span style="font-style: normal;">,
proprio il giorno del suo 50° compleanno, venne arrestato per truffa
e appropriazione indebita; accusa poi trasformatasi con l'aggravante
di omicidio di dieci donne più un bambino. </span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"> </span></span></span>
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoWOIAXWwgGoy1tZ8onvEJlMqwaRXU9DxmExjZe4bvOq0eeFXZGrNyl3Xd7dOU32M9zrqIEb0xiDUJUs4LLf-Vfpadmt6HF-TC6uwGJlGMoYMfonfLPJdQ4aR5E66UdEe3SyKgYFgqES0/s1600/Immagine1z.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1025" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoWOIAXWwgGoy1tZ8onvEJlMqwaRXU9DxmExjZe4bvOq0eeFXZGrNyl3Xd7dOU32M9zrqIEb0xiDUJUs4LLf-Vfpadmt6HF-TC6uwGJlGMoYMfonfLPJdQ4aR5E66UdEe3SyKgYFgqES0/s320/Immagine1z.jpg" width="204" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Henri Landru durante il processo</td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: small;"><span style="font-size: small;">Durante
il <b>processo </b>- <b>che ebbe inizio il 7 novembre 1921</b>
davanti alla <i>Cort d'Assise di Seine-et-Oise</i> nella sede di
Versailles - Landru affermò di aver truffato, ma di non aver ucciso
le donne scomparse, adducendo anche, a riprova di quanto sostenuto,
di voler vedere i corpi delle vittime. La stufa incriminata venne
portata in sede processuale, e tanti furono i denti e i pezzi di ossa
trovati durante le indagini e le perquisizioni svolte nel giardino
della casa di Gambais; ma quello che sembrò inchiodarlo e condurlo
definitivamente alla sua ormai inevitabile condanna, fu il <b>diario
</b>che teneva, dove con grande precisione annotava le spese
sostenute per i viaggi di sola andata delle signore. Delle spese di
ritorno non v'era traccia, perché mai quelle povere sventurate
avrebbero fatto ritorno alla propria vita. La sua duttile favella non
riuscì a dare una spiegazione convincente di tali equivoche
annotazioni. <b>La condanna a morte venne emessa il 30 novembre 1921</b>.
Il <b>24 febbraio 1922</b>, <i><b>Alexandre Millerand</b></i>
<i>(presidente in carica della repubblica francese)</i>, <b>riufiuterà
la richiesta di grazia</b>. Alle ore <b>6.05 del 25 febbraio 1922</b>
nel cortile della prigione di <i>St. Pierre a Versailles</i> venne
allestito il patibolo e la <b>ghigliottina</b>. </span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">🔴 <span style="font-size: small;">La
testa di Landru sarà poi conservata nel </span></span><span style="font-size: small;"><i>Museum of Death
</i><i>(il museo della morte)</i><span style="font-style: normal;"> di
Hollywood Boulevard, a Los Angeles, la cui prima sede storica fu a
San Diego, sino al 1995, anno in vui fu fondato da </span><i>JD Healy</i><span style="font-style: normal;">
e </span><i>Catherine Shultz</i><span style="font-style: normal;"> con
l'obiettivo dichiarato del museo di "rendere le persone felici
di essere in vita". </span></span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/9wXLLuvzdqc/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/9wXLLuvzdqc?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><b>🔴 <span style="font-size: small;">Barbablu</span></b></i><span style="font-size: small;"> è una fiaba trascritta da Charles Perrault nel XVII secolo, che fece la sua prima apparizione nella raccolta <i>Histoires ou contes du temps passé</i>, nella precedente versione manoscritta intitolata <i>I racconti di Mamma Oca</i>, nel 1697.
</span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">🔴 Poteva
un personaggio come Landru non suggestionare, influenzare la cultura
di massa</span> <span style="font-style: normal;">fino a rendersi
immortale attraverso opere letterarie, teatrali, cinematografiche?
Quello che segue sono solo alcuni riferimenti, citazioni,
trasposizioni ed altro, in cui si fa menzione o riferimento esplicito
alla vicenda crimanale di Landru. Buona ricerca, buona lettura:</span>
</span></span>
</div>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Charlie
Chaplin s'ispirò all'affare Landru per creare il personaggio
principale di </span><i><b>Monsieur Verdoux</b></i> <span style="font-style: normal;">del
1948.</span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/N8lXHCXr_HA/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/N8lXHCXr_HA?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="CENTER">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="BLOGGER_object_1"></a></div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Nel
1960 il regista W. Lee Wilder dirige il film </span><i><b>Le 10 lune
di miele di Barbablù</b></i><span style="font-style: normal;">, </span></span></span>
</div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Claude
Chabrol realizzò il film </span><i><b>Landru</b></i><span style="font-style: normal;">,
proiettato per la prima volta il 25 gennaio 1963. </span></span></span>
</div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>Totò
e le donne</b></i> <span style="font-style: normal;">(Steno, Mario
Monicelli 1952. </span></span></span>
</div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>Totò
contro i quattro</b></i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">(<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Steno">Steno</a>
1963. </span></span></span>
</div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><b>Fatti
e fattacci</b></span><span style="font-style: normal;">. </span>Puntata
del 15/03/1975</span></span></div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>Delitto
a Porta Romana</b></i> <span style="font-style: normal;">(1980) </span></span></span>
</div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>Ballata
dell'odio e dell'amore</b></i> <span style="font-style: normal;">(2010)
</span></span></span>
</div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>Désiré
Landru</b></i><span style="font-style: normal;">, </span>2005</span></span></div>
</li>
</ul>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">LIBRI</span></span></div>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>Recherche</b></i>
(<i>La prigioniera</i>), Proust </span></span>
</div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>Il
meccanico Landru</b></i>, scritto da Andrea Vitali, 2010</span></span></div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>L'uomo
che guardava passare i treni</b></i> di Georges Simenon (in cui
viene menzionato). </span></span>
</div>
</li>
</ul>
<ul>
<li><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>Gli
ultimi giorni</b></i> di Raymond Queneau (in cui viene menzionato). </span></span>
</div>
</li>
</ul>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">LINK</span></span></div>
<ul>
<li><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><a href="http://www.wikipedia.org/">www.wikipedia.org</a>
</span></span></span>
<br />
</li>
</ul>
<ul>
<li><a href="http://www.youtube.com/"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">www.youtube.com</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span>
<br />
</li>
</ul>
<ul>
<li><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><a href="http://www.museumofdeath.net/">http://www.museumofdeath.net/</a>
</span></span></span>
<br />
</li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-35155917754329106802019-07-24T08:01:00.000-07:002019-07-24T10:41:42.623-07:00Rina Fort - Chi è la belva di Via San Gregorio?<div class="separator" style="clear: both; text-align: right;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWEYTsQttddxHXmZU0TkbaoZkSYPG0pfLACWCCPZ1SOvvLwpGMpAt5N9UgZiSoaXDcQ9Cxr5_3wS55rrv3E0oMWgxO-DoMdjFeCuoUk9fQA4N_mK2WGG8pS48NBj2_Z-hGs20osEalZFk/s1600/R+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1029" data-original-width="686" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWEYTsQttddxHXmZU0TkbaoZkSYPG0pfLACWCCPZ1SOvvLwpGMpAt5N9UgZiSoaXDcQ9Cxr5_3wS55rrv3E0oMWgxO-DoMdjFeCuoUk9fQA4N_mK2WGG8pS48NBj2_Z-hGs20osEalZFk/s320/R+-+Copia.jpg" width="213" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rina Fort</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>Luglio</b></span></span></span></span></span><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;"> 7</span><span style="color: #660000;">, 2019 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Le
storie di crimine che vedano i bambini tra le vittime, sono quelle
più difficili da raccontare. Come si arrivi a tanto non troverà mai
spiegazione; anche la stessa criminale, <b>Rina Fort</b>, sostenne di non
averlo fatto, quando invece i guanti neri che indossava probabilmente
la separavano dalla sua colpa, dalla vista di mani capaci di tutto.
Lo sguardo fisso e spalancato oltre le sbarre, quello di una donna
spietata ma anche come tante, desiderosa di amare ed essere amata.
Tutto accadde dopo l'ennesimo rifiuto, fallimento e degenerò fino
all'annientamento della famiglia del suo amante. Probabilmente sentì
il bisogno irrefrenabile di cancellare dalla faccia della terra
quello che non sarebbe mai stata e che non avrebbe mai avuto.
<b>Caterina Fort</b>, detta <i><b>Rina</b></i>, nasce nel 1915 a <i>Santa Lucia di Budoia</i>.
Tante tragedie nella sua vita. La casa distrutta da un fulmine,
quando era solo una bambina; la morte del padre, avvenuta mentre
tentava di recuperarla da un passaggio impervio in montagna; il
fidanzato morto di tubercolosi a pochi giorni dal matrimonio... e la
scoperta della sua sterilità. All'età di 22 anni sposa un suo
compaesano, <b><i>Giuseppe Benedet</i></b> che, reduce dal conflitto in Abissinia, da subito diede segni di un pericoloso disagio mentale, che poi lo
porterà - il giorno delle nozze - a legarla a letto e seviziarla,
per poi punire se stesso allo stesso modo. Fu quindi ricoverato in
manicomio, dove morì a distanza di pochi giorni. Nel <b>1945</b>, ottenuta
la separazione e tornata al suo cognome da nubile, decise di
trasferirsi a Milano, dove già viveva la sorella. Qui conoscerà un
siciliano, </span></span><span style="font-size: small;"><b>Giuseppe Ricciardi</b>, </span></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzuWYP4auar_67VSIrSFtZPCxjCC7arc4vpmlc2tDt9HeWsQuF2fUpkkIJS-8DytQ2R5uWeC_aPx3j5OS5JPTQyX0mgyr5XtFnVI7iWoFz94NYcZh1j2q_jCG8oXbGpmZstRyNiuuP44s/s1600/bjg+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzuWYP4auar_67VSIrSFtZPCxjCC7arc4vpmlc2tDt9HeWsQuF2fUpkkIJS-8DytQ2R5uWeC_aPx3j5OS5JPTQyX0mgyr5XtFnVI7iWoFz94NYcZh1j2q_jCG8oXbGpmZstRyNiuuP44s/s320/bjg+-+Copia.jpg" width="266" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giuseppe Ricciardi</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;">proprietario di un negozio di tessuti
in via Tenca, il quale prima diventa il suo datore di lavoro e poi
l'amante. L'uomo, già sposato - stando alle testimonianze - celerà
questo alla Fort, che addirittura agli amici presenterà in qualità di moglie.
La famiglia risiedeva a Catania, e le voci del suo tradimento
raggiunsero la vera moglie, <b>Franca Pappalardo</b> che, con i figli, nel
<b>1946 </b>decise di recarsi a Milano per appurare lo stato delle cose.
Proprio a causa di ciò, la Fort venne licenziata. Trovò lavoro
presso una pasticceria, ma questo non la tenne lontana dal suo
amante. La loro relazione era ormai irrimediabilmente compromessa,
quando <i>Franca Pappalardo</i> decise di affrontarla, dicendole di
allontanarsi dal marito, di sparire dalla sua vita, adducendo di
aspettare il quarto figlio e qualcosa di aberrante si fa strada nella
mente della Fort, che prende atto che la sua sia solo una storia di
letto e che l'amore non c'entri. Il desiderio di vendetta l'annebbia.
Compie l'esecrebabile gesto senza graziare i bambini. A scoprire il
misfatto fu la nuova commessa di Ricciardi, <i><b>Pina Somaschini</b></i>, la quale
raggiunse la casa del datore di lavoro per ritirare le chiavi del
negozio. Il cancello era chiuso, ma mancava la serratura. Il portiere
sostenne di averlo chiuso alle 21 - come era solito fare tutte le sere - ma senza la serratura chiunque sarebbe
potuto entrare. La Somaschini, raggiunto l'appartamento, notò la
porta dei Ricciardi socchiusa. La apre su uno scenario agghiacciante: trova le vittime tutte
giacenti una pozza di sangue. Nell'ingresso la signora <b>Franca </b>e il
figlio maggiore; in cucina, gli altri due bambini. Qualcuno si era
accanito come una belva su quelle povere anime innocenti. <b><i>Era la
strage di Via San Gregorio</i></b>. Subito la donna dopo aver urlato il suo
orrore, corse dalle forze dell'ordine, i quali accorsero
identificando le vittime: <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgN16oMNFmQtkAI0cfChA3Z1mhvi3JAEnaTOapScX1auF8361a0s16TyZwS-HRv86Cp_cx_AEsSP_ZGWG2K3Qa4rq5umU8JI8htZovkmC7ZobL789qpsBMb6kruJahyphenhyphenfkTVCjZSVGfcWMM/s1600/Rina-Fort-7+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="648" data-original-width="800" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgN16oMNFmQtkAI0cfChA3Z1mhvi3JAEnaTOapScX1auF8361a0s16TyZwS-HRv86Cp_cx_AEsSP_ZGWG2K3Qa4rq5umU8JI8htZovkmC7ZobL789qpsBMb6kruJahyphenhyphenfkTVCjZSVGfcWMM/s320/Rina-Fort-7+-+Copia.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La moglie e i figli di Giuseppe Ricciardi</td></tr>
</tbody></table>
<i><b>Franca Pappalardo</b></i> (40 anni) moglie di
Giuseppe Ricciardi, <b><i>Giovannin</i></b>o (7 anni), <b><i>Giuseppina </i></b>(5 anni)
<b><i>Antoniuccio </i></b>(dieci mesi), <i><b>più quello che affermava di portare in
grembo</b></i>. In quei giorni Giuseppe Ricciardi era fuori per lavoro,
precisamente in Toscana. L'ingagine fu affidata al famoso
<b><i>commissario Nardone</i></b>. La vittima sicuramente conosceva il suo
assassino, poiché non c'erano segni di effrazione e sulla tavola
erano presenti tre bicchieri, di cui solo uno era sporco di rossetto.
Mancavano anche alcuni pezzi di argenteria, ma questo probabilmente
fu un gesto disperato dell'assassino per spostare l'attenzione su una
probabile rapina finita male. La pista della rapina venne subito
scartata, perché Giuseppe Ricciardi verteva in una condizione
economica piuttosto precaria. Spesso era sul punto di chiudere il
negozio. Aveva diverse cambiali in protesto. Gli affari erano in
affanno, soprattutto dopo il licenziamento della Fort, considerata
un'abile venditrice. Forse Ricciardi si era indebitato con qualcuno?
Ma la pista più attendibile rimase quella passionale. L'assassino si era
accanito come una belva idrofoba sulla donna e i bambini. Nessuno
sopravvisse e in quel caso si sarebbe reso testimone. Per l'assassino dovevano
sparire dalla faccia della terra. C'era un forte risentimento in quel
modus operandi. Chi lo aveva messo in atto non voleva soldi, non
voleva sentirsi sbagliata e respinta. Franca Pappalardo aveva
lottato, cercato disperatamente di salvare i suoi bambini. Nelle sue
unghie vennero trovati i capelli dell'assassina e in quello scenario
di morte cruenta, la foto strappata del giorno delle nozze dei coniugi Ricciardi non lascerà più alcun dubbio. Ma dove
si trovava <span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">Giuseppe
Ricciardi, quando la sua famiglia veniva massacrata? Per lavoro si era
recato a Prato. Informato degli eventi, venne interrogato. Durante
l'interrogatorio da subito fece il nome di Rina Fort, una donna che
aveva lavorato come commessa nel suo negozio, e poi divenuta la sua
amante. La Fort all'epoca viveva in Via Mauro Macchi 89 e lavorava
presso una pasticceria in Via Settala 43. La Polizia l'arrestatò
proprio mentre serviva i clienti. </span></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrrpePIT4P6JTvo4xsc4aQHmV429o79xsAMx4BIFqjH38Mscq7GQ2qmXZAhmURx9uoiO90aa_wC6g1T1f4-HPLpFH-UZEJZr7nCIbytsJCl4IKnIwtX7mE8KmGJJQUusiRQo02CTwDNrM/s1600/9m+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="768" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrrpePIT4P6JTvo4xsc4aQHmV429o79xsAMx4BIFqjH38Mscq7GQ2qmXZAhmURx9uoiO90aa_wC6g1T1f4-HPLpFH-UZEJZr7nCIbytsJCl4IKnIwtX7mE8KmGJJQUusiRQo02CTwDNrM/s320/9m+-+Copia.jpg" width="320" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">
Trasportata in questura, venne
interrogata. Era il <b>30 novembre </b></span></span><b>1946</b><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">
ed erano passate solo 24 ore dal raccappricciante e </span></span><i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">plurimo
</span></span></span></i><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">omicidio. Affermò di aver lavorato presso il Ricciardi, ma di non
esserne diventata l'amante. Allo stesso modo negò l'omicidio e
portata sulla scena del crimine – <b><i>il 2 dicembre</i></b> - non ebbe alcuna
reazione. Durante l'interrogatorio del commissario dott. Di Serafino
– durato probabilmente quasi 20 ore - comiciò a vacillare.
Confermò di essere stata l'amante di Ricciardi, ma che la loro
relazione subì un arresto con l'arrivo della moglie a Milano; aggiunse di
non aver toccato i bambini e che proprio il Ricciardi ne fosse il
mandante, con la complicità di un fantomatico "Carmelo",
con il quale la Fort si sarebbe recata a casa del Ricciardi,
inscenando un furto per destabilizzare la moglie, spaventarla,
dissuaderla da quella permanenza a Milano, convincerla di quanto
potesse essere pericoloso vivere in quel posto. Tutto degenerò quando
arrivarono in <i>Via San Gregorio</i> e a complicare, rendere più nebuloso
il racconto dell'attuazione della carneficina, la Fort disse di essere stata
drogata dal presunto "<b><i>Carmelo</i></b>" con una sigaretta. In
seguito a tale interrogatorio, riferì al suo legale di
essere stata malmenata. Nel pieno clamore mediatico, accusata di
strage, il processo ebbe inizio il <b>10 gennaio </b></span></span><b>1950</b><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">,
e si svolse presso la<b><i> </i></b></span></span><b><i>Corte<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Corte_d%27Assise">
</a>d'Assise<span style="text-decoration: none;">
di </span></i></b><span style="font-weight: normal;"><b><i>Milano</i></b>.
</span><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">
</span></span><span style="font-weight: normal;">Durante
tutte le udienze recava intorno al collo una sciarpa
gialla, dunque il soprannome di <b><i>"Belva con la sciarpa color
canarino"</i></b>. </span><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">Le
sue deposizioni furono da subito contrastanti. </span></span><span style="font-weight: normal;">Nel
corso del processo non riconobbe </span><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;"><b><i>Carmelo
Zappulla</i></b>, il fantomatico "<i>Carmelo</i>" amico del Ricciardi,
quello che durante uno dei primi interrogatori aveva indicato come il
suo complice, ma soprattutto come il reale assassino. <i>Zappulla </i>sarà
anche arrestato, trattenuto in carcere per diversi mesi, ma su di lui
non vennero trovate prove di un effettivo coinvolgimento nel reato. A
difenderla c'era l'avvocato <b><i>Antonio Marsico</i></b>. Tra un'udienza e
l'altra, accettò diverse interviste, nelle quali sempre sostenne di
non aver toccato i bambini. L'alibi di Giuseppe Ricciardi venne
confermato: realmente si trovava a Prato il giorno dell'omicidio.
Affermò di essere assolutamente all'oscuro di quanto messo in atto
dall'assassina, ma il suo comportamento distratto sulla scena del
crimine, il mostrarsi più attento ad appurare se mancassero oggetti
di valore che constatare lo sterminio della sua famiglia, portò la
Corte a considerare il suo ruolo nella vicenda assolutamente poco
chiaro. Proprio il cognato, durante il processo, lo accusò di essere
stato un pessimo marito e padre. Va ricordato anche un aneddoto
avvenuto quando il Ricciardi venne portato in <i>Questura</i>, dove appena
vide la Fort corse ad abbracciarla. Già sapeva che la donna foss</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">e
la </span></span></span><i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">maggiore
indiziata</span></span></span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">
del delitto. Rina Fort sarà poi sottoposta a degli esami presso il
<i>manicomio criminale di Anversa</i>, esami che dimostreranno la sua sanità
mentale. Dal carcere di </span></span></span><span style="font-weight: normal;">San
Vittore</span><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">
sarà poi trasferita a quello di </span></span></span><span style="font-weight: normal;">Perugia</span><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">. L'indifferenza con la quale affrontò il processo, la sfrontatezza delle sue parole - che suonaro in aula come
una sorta annucio solenne - diedero la misura della sua presunzione:</span></span></span></span><i><span style="font-size: small;"> </span></i><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<i><span style="font-size: small;">«Potrei dire che non ho paura
della sentenza. Faranno i giudici. </span></i><br />
<i><span style="font-size: small;">Mi diano cinque anni o
l'ergastolo, a che può servire? Ormai sono la Fort!»</span></i><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;"> </span></span></span></span><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">Per
la giustizia italiana lei rimase l'unica e sola colpevole, nonostante
sulla scena del crimine vi fossero incongruenze tali da sollevare il
ragionevole dubbio. Poteva solo una donna uccidere tutte quelle
persone? Assalirle con una tanta violenza e repentinità senza
ferirsi? <b><i>Ottenne l'ergastolo</i></b> (<b>9 aprile </b></span></span></span><b>1952</b><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">).
A tal proposito, </span></span></span><i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">il
<b><i>25 novembre </i></b></span></span></span><b>1953</b><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">,</span></span></span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">
si arrivò ad un <b><i>ricorso in </i></b></span></span></span><i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;"><b><i>Cassazione</i></b>,
dove l'ergastolo venne confermato.</span></span></span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">
<b><i>In carcere trascorrerà 29 anni</i></b>, tra incubi e crezioni di vestitini
per bambini. Si arriva al <b>1975</b>, anno in cui il <b><i>Presidente della
Repubblica Giovanni Leone</i></b> <b><i>le concede la grazia</i></b>. Torna ad essere
libera e cambia il suo nome con quello del marito rinnegato: <b><i>Benedet</i></b>.
Si trasferisce a Firenze, dove troverà ospitalità presso una
famiglia. Nel 1988 muore a causa di un infarto. La cruenza di crimini
efferati come questo, solleva sempre tanto clamore e attenzione, a
volte anche morbosamente parossistici. Nel marasma mediatico, tra
giornalisti sfrontati e scrittori assetati di trame, andrebbero
sempre ricordati quelli che abbiano dato alle vittime una rilevanza
imprescindibile, mai all'ombra della sciarpa gialla della Belva di Via
San Gregorio. </span></span></span></span></div>
</div>
</div>
<span style="font-size: small;">
</span>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<span style="font-size: small;">
</span></div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-89430029008756101652019-05-03T04:38:00.001-07:002019-07-07T01:38:48.505-07:00Il Caso Papin: legami di sangue.<div class="separator" style="clear: both; text-align: right;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizVi4Vl1RuenhyJfGhH-CjHnXoSbEALRs4ZVgl-u7YKoBflpJzm4BI8usttAPWZOGJexRfboXSZhytb_pUIVVEpWWZ8CLfLOjwrFnl80qHO98I8zlQ0lFHcHeeiyMxP-Ujkr8jXJPCMzE/s1600/Sorelle-Papin-2+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>Maggio</b></span></span></span></span></span><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;"> 3</span><span style="color: #660000;">, 2019 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></a></div>
<div align="JUSTIFY">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzH3qYHjHfnyuwObHMADIOx7O8PliA6X1An-9BzKhYreXW_BRKmStnaWENFoUF2rlzW9-v0K6rq2IXiAsW3IN3jSv-1uxBgvYjoRBI1CEAzCrPLfQ7ZDFeoddUtXqoFHmXAzwKcHhQWZE/s1600/Sorelle-Papin-2+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="275" data-original-width="400" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzH3qYHjHfnyuwObHMADIOx7O8PliA6X1An-9BzKhYreXW_BRKmStnaWENFoUF2rlzW9-v0K6rq2IXiAsW3IN3jSv-1uxBgvYjoRBI1CEAzCrPLfQ7ZDFeoddUtXqoFHmXAzwKcHhQWZE/s320/Sorelle-Papin-2+-+Copia.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: inherit;">Christine e Léa
Papin</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-weight: normal;">Cosa
c’è di più torbido di un’affettività complice e assassina? Le
Mans, Francia, 2 febbraio 1933. Questa volta non affronterò,
scandaglierò il <i>Serial Killer</i> di turno, abituato a reiterare uno
schema prestabilito o evolverlo partendo dal suo primo crimine.
Semplicemente vi parlerò di due sorelle assassine, <b>Christine e Léa
Papin</b>,<b> </b>di 28 e 21 anni e la loro spietata crudeltà, che appunto non
divenne ricorsiva ma limitata ad un ambito, probabilmente dettato da
un bisogno di rivalsa, di vendetta per il danno subito e generato
nella frustrazione lavorativa. All’epoca
del misfatto, risiedevano da almeno 4 anni, in qualità di
domestiche, presso una famiglia borghese, ovvero due coniugi di mezza
età e la loro figlia. La sera di <i><b>giovedì 2 febbraio 1933</b></i>, in
seguito all’ennesimo diverbio, causato dalla
gestione delle faccende domestiche - nella fattispecie per una
probabile interruzione di corrente, causata da Christine dopo aver
utilizzato un ferro difettoso - le due ragazze massacrarono in
maniera feroce, cruenta, madre e figlia. Léa si accanì sulla
<i>signora Lancelin</i>, cercando di strapparle gli occhi come suggeritole da
Christine, mentre Christine si scagliò contro Genevieve (la figlia).
Le armi usate furono un coltello, un martello, un oggetto pesante in
peltro e per gli esperti il massacro durò circa trenta minuti.
Intorno alle 18:00/19:00, quando il signor Lancelin fece ritorno a
casa, trovò le luci spente, mentre l'unica stanza illuminata
rimaneva quella delle due sorelle. La porta d'ingresso era chiusa
dall'interno e l'impossibilità di accedervi lo allarmò. Ritenne opportuno
raggiungere la stazione di polizia per richiedere l'intervento di un
ufficiale, il quale riuscì ad accedere all'interno scavalcando il
muretto del giardino. Una volta entrati trovarono i corpi della
signor Lancelin e di sua figlia Genevieve. Presentavano diverse
pugnalate e colpi eseguiti con un oggetto pesante fino a sfigurarle.
Alla madre erano stati strappati gli occhi, poi ritrovati tra le
pieghe della sciarpa, che le avvolgeva il collo; mentre uno degli occhi
di Genevieve era stato riposto sotto il suo corpo e l'altro fu ritrovato
lungo la scale. La facile deduzione fu che anche le sorelle Papin
avessero subito lo stesso macabro trattamento. La loro stanza si
presentava chiusa dall'interno. Più volte sollecitate ad aprire, non diedero risposta, così si decise di aprire la
porta con la forza. Le due sorelle erano vive, entrambe nude nello
stesso letto. Accanto a loro, adagiato sulla sedia, un martello
insanguinato con ancora ciuffi di pelle e capelli attaccati.
Interrogate sull'omicidio, subito confessarono. Il loro crimine
sollevò grande clamore, tanto che il processo coinvolse l’intera
nazione, la cui curiosità cercò sempre di scorgere nella passività
delle due assassine, un cenno di rimorso, una qualche alterazione,
forse legata alla demenza, vista l’incapacità di spiegare il loro
gesto. Quando poi si decise di separarle, tutto sembrò cambiare.
L’efferato delitto e la passività con la quale affrontarono il
loro giudizio, portò Christine, in preda all’alterazione psichica,
al tentativo di strapparsi gli occhi e, nell’udire la possibilità
di morire per decapitazione nella piazza di <i>Le Mans</i>, ad
inginocchiarsi di fronte alla corte. La corte nominò tre dottori per
valutare lo stato mentale delle sorelle, e giunsero alla conclusione
che non fossero affette da disordini mentali patologici e potevano
considerarsi sane di mente, quindi idonee ad essere processate. Non
tutti ovviamente furono d'accordo su tale conclusione, adducendo che
invece le due sorelle fossero affette da <i><b>"disturbo paranoide
condiviso"</b></i>, che si verifica quando un insieme di persone o
coppie di persone si isolino dal modo fino alla paranoia, e uno dei
due svolga un ruolo dominante, come poteva essere quello di
Christine rispetto alla più mansueta Léa. Anche se nella storia
della loro famiglia c’erano già stati altri casi legati a
probabili disturbi mentali: il suicidio di uno zio, il cugino
rinchiuso in un manicomio. L’affettività morbosa che le legava
venne considerata da molti come sintomatica di una relazione
incestuosa, per altri solo un fortissimo legame, frutto di un disagio
ad accomunarle fino all’isolamento. Nell’analisi di un crimine,
sempre si è portati a ricercare probabili abusi e retaggi, quindi
anche in questo caso, la loro disgraziata infanzia non farà
eccezione. Fra le due correvano sette anni di differenza, ed avevano
un’altra sorella maggiore, <i><b>Emilia</b></i>, che prese i voti dopo l’abuso
del padre. Il clima di violenza portato fino all’incesto, portò la
madre a separarsi dal padre e le due bambine vennero affidate ad un
istituto psichiatrico. Qui, trascorsero i loro anni diffidando di
tutto e tutti, rimanendo legate l’una all’altra fino ad una
dipendenza morbosa. Raggiunta la maggiore età, lasciarono l’istituto
e cominciarono a lavorare come domestiche presso alcune famiglie, fino a quella in cui si svolse il loro efferato crimine. La vessazione messa in atto dai
borghesi proprietari di casa e subita dalle due lavoranti, scatenò
una grande attenzione da parte degli intellettuali del tempo, come
<i><b>Jean Genet</b></i>, <i><b>Jean-Paul Sartre </b></i>e<i><b> Jacques Lacan.</b></i> </span></span></span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-weight: normal;">Jean
Genet scrisse nel 1946 “</span><i><span style="font-weight: normal;">Le
serve”</span></i><span style="font-weight: normal;">
(</span><i><span style="font-weight: normal;">Les
bonnes</span></i><span style="font-weight: normal;">),
una commedia teatrale, costituita da un unico atto, che appunto
trattava in maniera drammatica e tragica dell’evento criminoso, con
l’intento di scandagliarne la motivazione psicologica.</span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/3_UWJNxwKpw/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/3_UWJNxwKpw?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span><br />
<ul>
</ul>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><i><span style="font-weight: normal;">«Ci
è ignota la storia segreta di quanto accaduto nella mente delle
sorelle Papin per giungere al dramma, dato che le uniche notizie sono
quelle confuse e frammentarie, fornite da loro stesse [...] La lacuna
è colmata da Genet: il quale presenta queste altre sorelle (o quelle
stesse?) nella loro vita quotidiana, e nell'alternarsi fra fantasia e
realtà, fra gioco del delitto e delitto reale: un alternarsi e un
fondersi insieme. Ciò caratterizza la psicosi: il vivere la realtà
come gioco e irrealtà, e il sentire come realtà la fantasia e il
gioco»</span></i></span></span><br />
<ul>
</ul>
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: inherit;"><i><span style="font-weight: normal;">(Les
Bonnes</span></i><span style="font-weight: normal;">
</span><i><span style="font-weight: normal;">di
Jean Genet, Centro Studi del T.S.T. (a cura di) - Programma di sala
n.6 del Teatro Stabile di Torino, 1980).</span></i></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="font-weight: normal;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span>
<br />
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-weight: normal;">Sempre
in riferimento a “Le serve”, <i><b>Jean-Paul Sartre </b></i>scrisse: </span></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span>
<br />
<ul>
</ul>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><i><span style="font-weight: normal;">«...
il suo obiettivo era mostrare la femminilità senza femmina, mostrare
una irrealizzazione, una falsificazione della femminilità, ...e così
radicalizzare l'apparenza. [...] Le caratteristiche femminili
dovevano essere solo "apparenza", solo il risultato di una
commedia, ... come sogno impossibile di uomini in un mondo privo di
donne. (...) Solange e Claire amano Madame, che nel linguaggio di
Genet significa che vorrebbero essere Madame e appartenere all'ordine
sociale di cui invece sono gli scarti... Ma secondo Genet è proprio
dall'immaginazione di Madame che nascono tali scarti: basse,
ipocrite, cattive, ingrate perché i loro padroni così le
immaginano, esse fanno parte del "popolo pallido e multicolore
che vegeta nella coscienza della gente dabbene". Claire nella
parte di Madame dirà: "È grazie a me, soltanto a me, che la
serva esiste. Grazie ai miei strilli e ai miei gesti".</span></i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Le_serve#cite_note-7"><sup><i><span style="font-weight: normal;">[7]</span></i></sup></a><i><span style="font-weight: normal;">
Quando le presenta alla ribalta Genet non fa dapprima che riflettere
i loro fantasmi alle donne oneste del pubblico... che non si
accorgono di essere state loro stesse a crearle, come i sudisti hanno
creato i negri. La sola reazione di quelle creature senza rilievo è
che esse, a loro volta, sognano... ed immaginano di diventare il
Padrone che le immagina</span></i><span style="font-weight: normal;">»</span></span></span><br />
<ul>
</ul>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="font-weight: normal;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: inherit;">Jean-Paul
Sartre, <i>Santo Genet, commediante e martire</i>, Il Saggiatore,
Milano, 1972, pag. 591</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span>
<br />
<div align="JUSTIFY">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgR_pwoozpoACdj1IizaTvzoAQY4AnUGoi71Tk4yz-dUGBwSAwf2yU6OQRUqRO-k6GaROfJ3U4VXPdVQ2v4Z5JpBY-TfHI0w88jXzmvZb6aZjyDY8IiITip3dTDy-skIaw3ZxEoXNgJtX8/s1600/PROGENIE_DEGENERE_L_ORIGINE_DEL_MALE_ROMANZO_EBOOK.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="116" data-original-width="121" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgR_pwoozpoACdj1IizaTvzoAQY4AnUGoi71Tk4yz-dUGBwSAwf2yU6OQRUqRO-k6GaROfJ3U4VXPdVQ2v4Z5JpBY-TfHI0w88jXzmvZb6aZjyDY8IiITip3dTDy-skIaw3ZxEoXNgJtX8/s1600/PROGENIE_DEGENERE_L_ORIGINE_DEL_MALE_ROMANZO_EBOOK.png" /></a><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-weight: normal;">Quello
che prepotentemente verrà fuori è la consapevolezza che le serve
non siano realmente “serve”, ma rappresentative della classe
operaia, di tutti coloro che nella vita quotidiana vengano vessati a
causa del </span><i><span style="font-weight: normal;">loro
basso stato sociale,</span></i><span style="font-weight: normal;">
e conseguente emarginazione. Ma una tale condizione sociale,
ammorbata dall’esasperazione, può giustificare l’azione
criminosa? E’ come se la mente annebbiata dalla frustrazione
quotidiana reiterata, conclamasse l’esecrabile, gridando la propria
ribellione, la propria libertà, il bisogno di comunicare agli altri
di essere, di esistere. Il crimine che diventi frutto del danno
subito sembra renderlo più accettabile? Vecchie motivazioni, vecchi
danni, vecchie violenze, tutto contribuisce a generare altro male,
perché quello che si subisce difficilmente non ritornerà in
circolo. Le persone danneggiate sono pericolose, quindi pensateci
bene prima di praticare il male, se poi non riuscite a frenare le
vostre esecrabili compulsioni, trovate un qualsiasi modo per
arrestarvi. In questo limite gioca ancora l’importanza di una
coscienza, se ancora l’avete, se l’avete mai avuta, perché in
mancanza di essa, le parole giuste e le azioni sensate non
sfioreranno minimamente il piacere male.</span></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span>
<br />
<div align="JUSTIFY">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCAGKo9C-4zz_IMRpE8kaBQdII1Y8RISP7Gj2ScQLz2N8icOC3K98vVvRBsagSFLi9njddiJDsZgH5pNclikqsCpKV5F4rV50zBQ2NdplcPhluyV3srJyJxjL5VSM5rkcJM7csJXv1Kxg/s1600/Le+sorelle+durante+il+loro+processo+del+1933.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="176" data-original-width="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCAGKo9C-4zz_IMRpE8kaBQdII1Y8RISP7Gj2ScQLz2N8icOC3K98vVvRBsagSFLi9njddiJDsZgH5pNclikqsCpKV5F4rV50zBQ2NdplcPhluyV3srJyJxjL5VSM5rkcJM7csJXv1Kxg/s1600/Le+sorelle+durante+il+loro+processo+del+1933.jpeg" /></a></div>
<div align="JUSTIFY">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-weight: normal;"><b>LA SENTENZA. <i>Christine</i></b>, inizialmente fu condannata alla ghigliottina,
poi commutata in ergastolo. Ciò nonostante, la separazione dalla
sorella Lea le procurò un tale dispiacere, capace di portarla
all’autodistruzione: spesso rifiutava di mangiare, delirante nello
stato di profonda depressione in cui verteva. A tal proposito, si
decise di trasferirla in un istituto psichiatrico di <i>Rennes</i>., Il 18
maggio 1937 morì di cachessia. <b><i>Léa</i></b>, considerata succube della
sorella maggiore, ottenne una condanna di 10 anni; dopo 8 anni, nel
1941 venne liberata e si trasferì a Nantes con la madre. Sotto falsa
identità, rocominciò a lavorare come domestica presso un albergo.
La sua morte risalirebbe al 1982, anche se per il produttore francese <b><i>Claude Ventura</i></b>, nel 2000 era nacora viva e si trovava
presso un centro ospedaliero francese, e questo incentiva la
sceneggiatura del suo film <b>"</b></span><i><span style="font-weight: normal;"><b>En
Quête des Soeurs Papin"</b>. </span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Un
ictus l'avea resa incapace di parlare ed aveva una parziale paresi.
Questa donna morì nel 2001.</span></span></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/DuHi_X-gN-c/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/DuHi_X-gN-c?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-weight: normal;">
<ul>
</ul>
<span style="font-size: small;">⏩ <b>Seguono alcuni link che potrebbero interessarti e
dai quali ho tratto notizie, curiosità e ispirazione. Grazie per essere
passato/a.</b></span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Le_serve">- Le serve (Les bonnes) è un
atto unico di Jean Genet scritto nel 1946.</a></span><span style="font-size: small;"> </span><br />
<span style="font-size: small;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=8-y-Cz8WN-o">- Tribute to The Papin
Sisters</a></span><span style="font-size: small;"> </span><br />
<span style="font-size: small;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=DuHi_X-gN-c">- En Quete des Soeurs
Papin[In Search of the Papin Sisters</a><cite><a href="http://papinsisters.tripod.com/christin.htm">"Papin Sisters and
Other Studies in Crime"</a></cite></span><span style="font-size: small;"><cite> </cite></span><br />
<span style="font-size: small;"><cite>- Dupré, Francis (1984). La solution du passage à l'acte
[The Solution of Acting Out] (in French). Paris: Éditions Érès.</cite></span><br />
<span style="font-size: small;"><cite>- Edwards, Rachel; Reader, Keith (1984). The Papin Sisters. Oxford Studies
in Modern European Culture</cite></span><br />
<span style="font-size: small;"><cite>- Hall, Angus (1991). Crimes of Horror: Sensational Accounts of 25
Monstrous Cases. Treasure Press </cite></span><br />
<span style="font-size: small;"><cite>- Houdyer, Paulette (1988). L'Affaire Papin [The Papin Case] (in French).
Le Mans: Éditions Cénomane.</cite></span></div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-67932947015639275512019-01-26T04:23:00.000-08:002019-05-03T04:07:50.237-07:00Evelyn McHale, uno scatto l’ha resa immortale.<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>Gennaio</b></span></span></span></span></span><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;"> 26</span><span style="color: #660000;">, 2019 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano </span></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEsOL-MYG2TAFe54d_xq9lROL91SkpvgMxDjkUBXEuI9UO6b461RKIfkCHCuPghawAo33K8HA-p3er-rSwIpY_TKrQInKObpgrunYJ6dS47ceEqKC-hc0PbShLH9U4npnQK89URGfAUdI/s1600/Evelyn+McHale+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="779" data-original-width="650" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEsOL-MYG2TAFe54d_xq9lROL91SkpvgMxDjkUBXEuI9UO6b461RKIfkCHCuPghawAo33K8HA-p3er-rSwIpY_TKrQInKObpgrunYJ6dS47ceEqKC-hc0PbShLH9U4npnQK89URGfAUdI/s320/Evelyn+McHale+-+Copia.jpg" width="265" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Evelyn McHale</td></tr>
</tbody></table>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: right; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5UhmKHp-NhzjoaXKAdTLN8UTHbVD-zKGa9Bk1WDN_lfUXFHvXnIqVnWNcpcz9WvpDS0v67BTwiUmp6fALFvHdgu3EahWbal7BgSzTW9Yet1OhWWqxNhUPJqyYfySfQONY11__xeBizSw/s1600/robert-wiles+-+Copia.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="848" data-original-width="648" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5UhmKHp-NhzjoaXKAdTLN8UTHbVD-zKGa9Bk1WDN_lfUXFHvXnIqVnWNcpcz9WvpDS0v67BTwiUmp6fALFvHdgu3EahWbal7BgSzTW9Yet1OhWWqxNhUPJqyYfySfQONY11__xeBizSw/s320/robert-wiles+-+Copia.jpeg" width="244" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="notranslate">Foto di Robert Wiles</span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate">Parafrasando il film "</span></span><span style="font-size: small;"><span class="lrzxrkno-fv"><i>La morte ti fa bella" </i></span></span><span style="font-size: small;"><span class="notranslate">dell’eclettico </span><span class="lrzxrkno-fv"><i>Robert Zemecki</i>s, mi torna in
mente<b> </b></span><span class="notranslate"><b>Evelyn
McHale</b>, che però non si avvalse della chirurgia plastica per
ambire allo spauracchio di una artificiosa, patetica e immortale bellezza. Non
si sa molto di questa giovane donna, morta suicida il </span><span class="infomiddot"><b>1 Maggio 1947</b>, gettandosi </span>dal ponte di osservazione all'86 ° piano dell'<b><i>Empire
State Building</i></b><span class="infomiddot">. Era nata il </span><span class="notranslate">20 settembre 1923
a Berkeley, in California, ed era una dei nove figli di
Helen e Vincent McHale. Con il padre, banchiere, si trasferirono a Washington
DC nel 1930. La madre soffriva di
depressione, mai diagnosticata né curata. Il matrimonio non riuscì a
superare i difficili momenti incorsi a causa della salute mentale della madre e
quindi si arrivò ad un sofferto divorzio. Al padre vennero affidati i figli e
tutti si trasferirono a Tuckahoe, New York. Frequentò il <i>Liceo </i>e dopo il
diploma entro a far parte dell’Esercito femminile <i>(Women's Army Corps)</i> di stanza a Jefferson City,
nel Missouri. </span></span></div>
<span style="font-size: small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate">Quando si trasferì a Baldwin, New York, dove viveva
con suo fratello e la cognata, iniziò a lavorare come contabile negli studi
del <i>Kitab Engraving Company</i> di Pearl Street. Proprio in questo periodo conobbe
il suo fidanzato, <b>Barry Rhodes</b>, uno studente universitario, appena dimesso
dall'<i>Air Force</i> (Aeronautica militare degli Stati Uniti). Lei fu una delle
damigelle d’onore alle nozze del fratello di </span><span class="tlid-translationtranslation">Rhodes. Anche
loro avrebbero dovuto sposarsi, e nulla lasciava presagire il gesto estremo attuato
dalla ragazza. Era il <b>30 aprile 1947</b>, quando arrivò ad Easton dopo aver preso
il treno a New York, per festeggiare il 24esimo compleanno del suo ragazzo
e futuro marito.</span><span class="notranslate"> Per Barry era serena, come
era forte il sentimento a legarli. L’aveva baciata prima di vederla salire sul
treno delle 7:00 alla </span><span class="tlid-translationtranslation"><i>Penn Station</i>, che l’avrebbe ricondotta a New York. </span><span class="notranslate">Il 1 ° maggio 1947</span><span class="tlid-translationtranslation">, intorno alle
10:40 una leggerissima sciarpa lentamente scendeva dai piani superiori di un
edificio del</span><span class="notranslate">l'<i>Empire
State Building</i>. Una folla accorse sulla </span><span class="tlid-translationtranslation">34a strada. Il
corpo di una giovane donna era atterrato su una Cadillac dell'Assemblea delle
Nazioni Unite parcheggiata. <b>Robert C. Wiles</b>, era un giovane studente di
fotografia; si trovava di passaggio, perché il vociare della calca attirò la sua
attenzione. Si fece largo tra la folla e la vide. Con il suo obiettivo
fotografico immortalò quello che cinicamente passò alla storia come lo scatto
del <b>“più bel suicidio”</b>. Il corpo di una donna si era appena schiantato
sul tetto della Cadillac, da un’altezza di almeno 320 m. Era </span><span class="notranslate">Evelyn McHale</span><span class="tlid-translationtranslation">. Il metallo
si era infossato, accartocciato, ma come per accoglierla senza deturpare le sue
fattezze. Intatta, tanto da sembrare addormentata. A distanza di molti anni,
l’inquietudine mista a fascinazione di quella immagine, ha reso questo scatto
una delle più importanti documentazioni fotogiornalistiche di tutti i tempi. <i>Ma
che cosa aveva mai portato questa giovane donna a compiere un tale gesto?</i>Adagiato sul muro del ponte di osservazione trovarono il suo cappotto, piegato
con cura e il portafoglio. Dentro, una nota, il suo biglietto d’addio. </span></span></div>
<span style="font-size: small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><i><span lang="EN-GB">“I
don't want anyone in or out of my family to see any part of me. Could you
destroy my body by cremation? I beg of you and my family – don't have any
service for me or remembrance for me. My fiance asked me to marry him in June.
I don't think I would make a good wife for anybody.</span></i><span lang="EN-GB"> He is much better off without
me. Tell my father, I have too many of my mother's tendencies.”</span></span></div>
<span style="font-size: small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><i><span class="tlid-translationtranslation">"Non
voglio che qualcuno dentro o fuori dalla mia famiglia veda una parte di me.
Potresti distruggere il mio corpo con la cremazione? Prego te e la mia famiglia
- non ho alcun servizio per me o un ricordo per me. Il mio fidanzato mi ha
chiesto di sposarlo a giugno. Non penso che farei una buona moglie per nessuno.
Sta molto meglio senza di me. Dillo a mio padre, ho troppe tendenze di mia
madre ".</span></i></span></div>
<span style="font-size: small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">La
parte buia della sua anima l’aveva sopraffatta. Riconosceva in sé lo stesso
male di vivere della madre. Per sua stessa richiesta venne cremata, dopo
l’identificazione da parte della sorella. Il suo fidanzato e futuro marito,
divenne un ingegnere, morto <span class="notranslate">a Melbourne, in Florida, il
9 ottobre 2007; non si è mai sposato. </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/eCYQS58ohAk/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/eCYQS58ohAk?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCo2lZytWv3YwvT31-2iZdFbtuUeI8qeXhJjduDo81vfJVF-3rcQIIUc4tiIeLojGTAOkNVF2x7Ux7YisvOkKvFwTynwcFWjJgeP9C2bnMaqz9aURVSCvpTQHPZyrxs8T1IwjTl90YGDA/s1600/Il+monaco+buddhista+Thich+Quang+Duc.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="647" data-original-width="980" height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCo2lZytWv3YwvT31-2iZdFbtuUeI8qeXhJjduDo81vfJVF-3rcQIIUc4tiIeLojGTAOkNVF2x7Ux7YisvOkKvFwTynwcFWjJgeP9C2bnMaqz9aURVSCvpTQHPZyrxs8T1IwjTl90YGDA/s320/Il+monaco+buddhista+Thich+Quang+Duc.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span class="notranslate"><b>Quíng Quảng Đức</b>, che l'11 giugno 1963</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJodnGU6E11J1zswVjrehyphenhyphenPNmUKWFL_PhPURJItUnBkhMySiizxK7zdcU4SAz6HdRs7LEFm60mtvhRUhPMYlVON3vZCEWx4fluN9K0X08yTzIBgfZPE333JVSAN7K9r7H9vUsZO9u0nUI/s1600/Malcolm_Browne_1964+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="264" data-original-width="220" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJodnGU6E11J1zswVjrehyphenhyphenPNmUKWFL_PhPURJItUnBkhMySiizxK7zdcU4SAz6HdRs7LEFm60mtvhRUhPMYlVON3vZCEWx4fluN9K0X08yTzIBgfZPE333JVSAN7K9r7H9vUsZO9u0nUI/s200/Malcolm_Browne_1964+-+Copia.jpg" width="166" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Malcolm Browne (1964)</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate">Quanto il </span><i>voyeurismo</i> <i>necrofilo</i> abbia la capacità di
generare attenzione e immaginazione, non fa eccezione anche in questo caso.
Dalla fotografia al cinema, passando per la musica, il passo è breve. L’arte in
generale, che sia purista o sensazionalista, ama il racconto fino all'estremo. Senza soffermarmi
sulle analogie e divergenze del fare arte, mi limiterò a rendere il lettore
partecipe solo di notizie, che mi hanno colpita come colpirono quanti, tra
passanti diretti o osservatori postumi, si siano interessati all’evento, in
questo caso un suicidio passato alla storia, divenuto immortale grazie alla
fotografia, nonostante l’assoluto anonimato del soggetto. Qui i paragoni si
sprecano, in quanto molti sono concordi con l’affermare che proprio questo
scatto sia ampiamente paragonabile ad un altro, il cui gesto suscitò una forte comunicazione
emozionale, capace di scomodare anche Presidenti in carica - e mi riferisco a <span class="notranslate"><i>John F. Kennedy </i>- lo scatto dell’iconico suicidio è quello di
un monaco, <b>Quíng Quảng Đức</b>, che l'11 giugno 1963 si diede fuoco in una strada
molto trafficata di Saigon, come atto di protesta contro la persecuzione dei
monaci buddisti, messa in atto dal governo vietnamita del sud, all’epoca
guidato da <i>Ngo Dinh Diem</i>. </span>Qualcuno
di voi, fra quelli più attivi e attenti in campo fotografico, ricorderanno l’autore:
<span class="notranslate"><b>Malcolm Browne</b>, che per questa fotografia vinse anche il<i>
premio Pulitzer</i>. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate">Nel 1962 il grande </span><b>Andy Warhol </b>si avvalse di questo
scatto per la realizzazione di una sua opera: <span class="notranslate"><i><b>Suicide
(Fallen Body)...</b></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO2cdjh2asFKOL02oTnpaSOVeC7_mU8Qunjm4aLLDN0GmMiGB-GeG6sRBlJBvdBaVp9yAG6cWvNRwJ92hcyVma-GvI5NY-33MGA_KyMcN7KvfLaic8-47RMsSjAGq-PU7n2A8R0c4Rv24/s1600/Andy-Warhol-Suicide-Fallen-Body-1962+-+Copia.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="479" data-original-width="308" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO2cdjh2asFKOL02oTnpaSOVeC7_mU8Qunjm4aLLDN0GmMiGB-GeG6sRBlJBvdBaVp9yAG6cWvNRwJ92hcyVma-GvI5NY-33MGA_KyMcN7KvfLaic8-47RMsSjAGq-PU7n2A8R0c4Rv24/s320/Andy-Warhol-Suicide-Fallen-Body-1962+-+Copia.png" width="205" /></a></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><i>... </i>e la musica non fu
da meno. I <b>Saccharine Trust</b> la utilizzarono come copertina di un loro
album <i><b>Surviving You, Always</b> (1984), </i> </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/G2Mr06MeF1g/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/G2Mr06MeF1g?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate">mentre nel 1983<i> </i>chiarissimo è il riferimento ad <b>Evelyn
McHale</b></span><span class="tlid-translationtranslation"> </span><span class="notranslate">dell’immenso </span><i><b>David Bowie</b></i> nel video di<b> Jump
They Say</b>. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/xPZWgCLMsW8/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/xPZWgCLMsW8?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Nel <span class="notranslate">1995</span> i <span class="notranslate"><b>Machines
of Loving Grace</b> ricostruiranno l’immagine iconica del suicidio per la copertina
dell’album <i><b>Gilt</b>. </i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI7sszm-FmWp9mp-9BkZ0De8MbO41AAqT_2IkCxfYHVrCouwnSJydyzSQWuNparWcxQK0RTdYC7nw5Ojk_AobcLzcBda3Y2IRKo6M7ATyj8We1rAWo_LMwWx9xd8TBgg4l4ixTyJ6Fo_A/s1600/Machinesoflovinggrace_gilt_cover+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="198" data-original-width="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI7sszm-FmWp9mp-9BkZ0De8MbO41AAqT_2IkCxfYHVrCouwnSJydyzSQWuNparWcxQK0RTdYC7nw5Ojk_AobcLzcBda3Y2IRKo6M7ATyj8We1rAWo_LMwWx9xd8TBgg4l4ixTyJ6Fo_A/s1600/Machinesoflovinggrace_gilt_cover+-+Copia.jpg" /></a></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><b>Taylor Swift</b> citerà anche lo scatto nel video di
"<i><b>Bad Blood</b></i>".</span> Seguono alcuni link che potrebbero interessarti e
dai quali ho tratto notizie, curiosità e ispirazione. Grazie per essere
passato/a.</span></div>
<ul>
</ul>
<ul>
</ul>
<ul>
<li><cite class="citation web" style="font-style: normal;"><a class="external text" href="http://www.imdb.com/Name?tt0104070" rel="nofollow"><span style="font-style: italic;">La morte ti fa bella (Death Becomes Her) è un film del 1992 diretto da Robert Zemeckis,</span></a></cite></li>
<li><cite class="citation web" style="font-style: normal;"><span style="font-style: italic;"> </span></cite><cite class="citation web" style="font-style: normal;"><span style="font-style: italic;"><cite class="citation web" style="font-style: normal;"><a class="external text" href="http://www.allmovie.com/artist/p117906" rel="nofollow"><span style="font-style: italic;">Robert Zemeckis</span></a></cite></span></cite></li>
<li><i>Empire State Building</i><cite class="citation web" style="font-style: normal;"><span style="font-style: italic;">
</span></cite><cite class="citation web" style="font-style: normal;"><a class="external text" href="http://www.cbsforum.com/cgi-bin/articles/partners/cbs/search.cgi?template=display&dbname=cbsarticles&key2=empire&action=searchdbdisplay" rel="nofollow"><span style="font-style: italic;">Storia dell'edificio</span></a></cite></li>
<li><span class="notranslate"><span class="reference-text"><cite class="citation web">Robert C. Wiles (27 febbraio 2014).</cite></span></span> <span class="notranslate"> <span class="reference-text"><cite class="citation web"><a class="external text" href="https://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=it&prev=search&rurl=translate.google.com&sl=en&sp=nmt4&u=http://rarehistoricalphotos.com/beautiful-suicide-evelyn-mchale-leapt-death-empire-state-building-1947/&xid=17259,15700022,15700186,15700191,15700248&usg=ALkJrhgXxhPzUXKc2g7cXq20n2_T8OcEcQ" rel="nofollow">"Il più bel suicidio: Evelyn McHale è saltata alla morte dall'Empire State Building, 1947"</a> .</cite></span></span> <span class="notranslate"> <span class="reference-text"><cite class="citation web"><i>Foto storiche rare</i> <span class="reference-accessdate">.</span></cite></span></span> <span class="notranslate"> <span class="reference-text"><cite class="citation web"><span class="reference-accessdate">Estratto <span class="nowrap">il 18 aprile</span> 2016</span> .</cite></span></span></li>
<li><span class="notranslate"><span class="reference-text"><cite class="citation web">YouTube</cite></span></span></li>
<li><a href="https://www.worldpressphoto.org/collection/photo/1963/world-press-photo-year/malcolm-w-browne" target="_blank"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">1963 Malcolm W. Browne WY| World Press Photo</span></a></li>
<li><a href="https://biografieonline.it/biografia-andy-warhol" target="_blank"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"><span style="font-size: small;"><b>Andy Warhol</b></span></span></a></li>
<li><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"><span style="font-size: small;"><b><a href="https://www.davidbowie.com/" target="_blank">David Bowie </a></b></span></span></li>
<li><cite class="citation web" style="font-style: normal;"><span style="font-style: italic;"><cite class="citation web" style="font-style: normal;"><span style="font-style: italic;">wikipedia.org </span></cite></span></cite></li>
</ul>
<ul>
</ul>
<ul>
</ul>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-81230249261537188772018-11-03T04:54:00.008-07:002023-01-29T08:16:34.610-08:00CASI IRRISOLTI<br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red;"><span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span><span style="font-size: medium;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/2022/11/il-mistero-delluomo-di-somerton-il-caso.html#.Y9aWCq3MKeB" target="_blank">Il Mistero dell'uomo di Somerton, il caso Tamam Shud</a> <br /></span></span></span></span></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red;"><span><a href="https://progeniedegenere.blogspot.com/2020/05/ricky-mccormick-una-morte-da-decifrare.html#.Y9aWB63MKeA" target="_blank"><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span><span style="font-size: medium;">Ricky McCormick, una morte da decifrare</span></span></span></span></b></a></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/2023/01/che-fine-ha-fatto-jean-spangler.html#.Y9abZ63MKeA" target="_blank"><span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span><span style="font-size: medium;"></span></span></span></span></b></span></a><span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span><span style="font-size: medium;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/2023/01/che-fine-ha-fatto-jean-spangler.html#.Y9abZ63MKeA" target="_blank"> Che fine ha fatto Jean Spangler</a>?</span></span></span></span></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red;"><span><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span><span style="font-size: medium;"> </span></span></span></span></b></span><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: red;"><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span> </span></span></span></b><br /><b><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><span> </span></span></span></b></span><br /><br /><br /> <br />
<br />
<br /> <a href="https://progeniedegenere.blogspot.com/2020/05/ricky-mccormick-una-morte-da-decifrare.html" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;" target="_blank"> <br /></a></div><div class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><div style="text-align: justify;">
</div>
</div>
</div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-73198758345317587852018-10-14T04:58:00.002-07:002018-10-14T05:30:04.883-07:00Ora Murray e l'omicidio Gardenia.<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">Ottobre 14</span><span style="color: #660000;">, 2018 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXeQONsnDSb8rJR1q7QFs2vztzG8osWFuNcDopkTMO_CpnT0e6kIeIrKeTywh4y8XMDYFgBqd4_DhNUqvLxh4E8R5LsxMLey958KY7isLXLPXKTkPbuXIhw6dmJSLt80io5wn7IbH1JpE/s1600/ora-murray.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="528" data-original-width="472" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXeQONsnDSb8rJR1q7QFs2vztzG8osWFuNcDopkTMO_CpnT0e6kIeIrKeTywh4y8XMDYFgBqd4_DhNUqvLxh4E8R5LsxMLey958KY7isLXLPXKTkPbuXIhw6dmJSLt80io5wn7IbH1JpE/s320/ora-murray.jpg" width="286" /></a><span style="font-size: small;"><span class="notranslate">Sembra quasi un imperativo categorico che se a
scoprire un cadavere non sia un uomo, ci arrivi a mettere la zampa un cane. E
del resto chi altri potrebbe farlo?! Il <b>27 luglio 1943</b>, in un campo da golf
di <b><i>Fox Hills di Los Angeles</i></b>, venne ritrovato il corpo di una donna. A fare la
macabra scoperta, fu appunto il cane del giardiniere, che accorse dopo averlo
sentito abbaiare insistentemente. Subito venne chiamato il <i>Dipartimento dello
sceriffo</i>, e non passò molto tempo per l’identificazione della donna, il cui
nome era <b>Ora Murray</b>. Il corpo della donna aveva subito mutilazioni; successivamente l’esame autoptico rivelò una commozione cerebrale e che la morte
fosse sopraggiunta per strangolamento. I vestiti si presentavano strappati e
ridotti quasi a brandelli. La posizione del corpo era riversa e nella parte
sottostante, schiacciato dal peso, c'era un corpetto con una Gardenia, che era
parte di una dec</span><span class="shorttext">orazione</span><span class="notranslate">. Questo caso, come quello de <i><b>La </b><b>Dalia Nera</b></i>, prese il nome proprio da un fiore: </span><b><i><span class="shorttext">l'omicidio Gardenia (</span></i></b><span class="notranslate"><b><i>The Gardenia Murder)</i></b>. Secondo
le indagini avviate dalla polizia, la donna era ancora viva intorno alle 23:00,
in compagnia di un uomo di nome <b>Paul</b>. Questo era stato confermato anche dalla
sorella della vittima, che affermò di trovarsi in un locale da ballo proprio in
sua compagnia e dell’uomo di nome Paul, a cui chiese di fermarsi, affinché al
gruppo potesse aggiungersi anche il marito; ma il marito si mostrò poco
disposto ad unirsi a loro, e così Ora uscì da sola con l’uomo conosciuto al
ballo. Quando le chiesero la descrizione dell’uomo, la sorella lo descrisse
come un uomo alto, bruno, con indosso un abito oscuro e la sua macchina era una <b><i>coupé Buick
del 1942</i></b>. Come in qualsiasi caso di omicidio, le telefonate anonime ma anche le
false segnalazioni, vanno a frapporsi a quelle più attendibili, come quella
telefonata che il <i>Dipartimento dello Sceriffo di Los Angeles</i> ricevette da parte
di una donna, la signorina <b><i>Jeannette J. Walser</i></b>, che sosteneva di conoscere l’uomo
misterioso visto con Ora. La telefonata arrivò circa una settimana dopo la
scoperta del cadavere della donna, e la Walser era presumibilmente un’amante risentita dell’uomo
misterioso che sosteneva essere l’uomo visto con la vittima, il cui nome era
<b>Grant Wyatt Terry</b>. Raccontò di averlo incontrato la prima volta in un locale.
Le disse di essere un avvocato federale e di lavorare per l’esercito. Gli
prestò anche la sua macchina, che poi si scoprì coincidere con quella guidata
dall’uomo di nome Paul. Così iniziò a corteggiarla per poi chiederle di
sposarlo, ma poco prima del loro matrimonio, Terry la abbandonò portando con sé
un anello di diamanti e svariati contati. La donna era stata truffata, dunque
il forte risentimento. Quando poi venne mostrata la fotografia di Grant Wyatt
Terry alla sorella di Ora, lei lo riconobbe come il “Paul” conosciuto nel
locale in compagnia della sorella.<i><b> Ammesso che fosse un truffatore, poteva mai
essere capace di ridurre una donna in quello stato?</b></i> Una cosa non implica
necessariamente l’altra, ma potrebbe essere assolutamente possibile per un truffatore-assassino
privo di coscienza e per giunta sadico. L’assoluta mancanza di rimorso gli ha
permesso di rimanere un caso irrisolto e l’incompetenza di chi fosse preposto
alla risoluzione del caso, avvalorato da limitazioni tecniche, gli ha dato
spazio e forza per l’attuazione. <b><i>William Murray</i></b>, il marito di Ora, era un
militare, residente nell'esercito del Mississippi;
quando seppe dell’accaduto, subito richiese un permesso per recarsi a Los
Angeles, per occuparsi del funerale della moglie. Anche lui era ansioso di
conoscere chi ci fosse dietro l’omicidio di Ora. </span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE9zOvGERaNdoJTXZ3yGfWveyF94LSXZe4NjdTizMbxtcknn1UH8Br_Li9PPg2s2F_OqXmJhtQ5C6I6ygSIYHostmZ3kHL-QEhwH7LEIZB7C-tTMNgHLfP5dBMTGEC_uqZGj_8s37-9-8/s1600/gardenias.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="707" data-original-width="474" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE9zOvGERaNdoJTXZ3yGfWveyF94LSXZe4NjdTizMbxtcknn1UH8Br_Li9PPg2s2F_OqXmJhtQ5C6I6ygSIYHostmZ3kHL-QEhwH7LEIZB7C-tTMNgHLfP5dBMTGEC_uqZGj_8s37-9-8/s320/gardenias.jpg" width="214" /></a></div>
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate">In un giorno non precisato di marzo
del 1944, l’<b>FBI </b>riuscì a stanare il famigerato “Paul”. Venne fermato a New York
e il suo vero nome non era Terry, come sostenuto da Jeannette J. Walser, ma <b>Roger
Lewis Gardner</b>, ed in quel periodo era considerato come uno dei criminali più
pericolosi in circolazione. Si era avvalso di numerosi pseudonimi, e
spacciandosi per un rispettabile e impegnato federale, aveva raggirato molte
donne, sposandole senza mai divorziare. Acclarato che fosse un imbroglione e
partendo dal presupposto che delle donne coinvolte nelle sue truffe, solo Ora
fosse stata trovata morta, si poteva giungere alla possibile - ma da accertare -
conseguenza che la vittima, quel dannato giorno, avesse incontrato un
truffatore ma probabilmente anche un sadico omicida, e quindi c’era solo da
avvalorare se entrambi fossero la stessa persona. Riportato a Los Angeles per i
dovuti accertamenti, si ritrovò ad affrontare il processo che lo vide coinvolto
con l’accusa di omicidio. Durante il processo, <i>Latona </i>- la sorella di Ora –
indossò una Gardenia bianca, ricordando quella stessa <i>Gardenia </i>ritrovata sotto
il corpo di Ora. Durante la sua deposizione, affermò di aver avvertito una sensazione
negativa, quando l’uomo di nome Paul continuò la serata solo con la sorella, allontanandosi
con la sua auto, di cui avrebbe voluto prendere la targa e prima ancora
chiedergli elementi più precisi sulla sua identità. Sentiva di non doversi
fidare di quello sconosciuto e quello sconosciuto avvertì il suo disappunto, chiedendole
il “perché?” di quella sensazione di sfiducia. Senza curarsi del malessere
della sorella, Ora si allontanò con lui, sola e con quella maledetta fiducia,
col senno di poi, mal riposta. La tattica di difesa attuata dall’avvocato di
Gardner, ruotava tutta intorno al famigerato “Paul”, l’uomo conosciuto da Ora
in un locale e con il quale si allontanò in macchina, affermando semplicemente
che non fossero la stessa persona. I dubbi sollevati da questa possibilità, e
la mancanza di prove schiaccianti, portarono la giuria a non raggiungere un
verdetto di colpevolezza</span><span class="st">, </span><span class="notranslate">limitandosi
solo all’accusa di </span><i>falsa
identità, da scontare con tre anni di reclusione </i></span>Il
caso di Ora Murray, come quello di tante altre donne uccise barbaramente negli
anni ’40, rimase irrisolto. <span lang="EN-GB">Alcuni nomi: </span><b><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/blog-page_8.html#.W4Lj-MJ9jIU" target="_blank"><span lang="EN-GB">Estelle Evelyn Carey</span></a></b><span lang="EN-GB"> (1909 Chicago
- 2 febbraio 1943 Chicago),
</span><b><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/georgette-bauerdorf.html#.W4u1JsJ9jIU" target="_blank"><span lang="EN-GB">Georgette Bauerdorf</span></a></b><span lang="EN-GB"> (May 6, 1924 – October 12,
1944), </span><b><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/crimini-irrisolti.html#.W0iGKsJ9jIV" target="_blank"><span lang="EN-GB">ElizabethAnn Short</span></a></b><span lang="EN-GB"> (Boston, 29 luglio 1924 – Los
Angeles, 15 gennaio 1947). </span>L’accanimento
spregevole, esecrabile attuato sui corpi di queste ed altre donne, condurrebbe
a pratiche mediche di dissezione, ma anche potrebbero coinvolgere persone
preposte alla macellazione di carni; se per la <b><i>Short</i></b><b><i> </i></b>le piste furono
molteplici, per la <b><i>Bauerdorf</i></b><b><i>
</i></b>probabilmente si trattava di uno spasimante respinto, ma l’attenzione
per il suo omicidio venne subito soffocata dal clamore sollevato dall’omicidio
de <i>La Dalia Nera</i>.
Anche per <b><i>Estelle Evelyn Carey</i></b> c’erano diverse piste, ma bene o
male tutte riconducibili all’organizzazione “<b><i>Chicago Outfit</i></b>”, ed
in cima alla lista un gangster di Chicago, <b><i>Marshall Caifano</i></b>
(pseudonimo di John Marshall), noto all’ambiente per l’uso della fiamma
ossidrica nei suoi omicidi. Non elencherò nei dettagli quanto abbia potuto
raccogliere in termini di notizie relative a questi omicidi, che di certo
potrai approfondire nel mio <b><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/" target="_blank">Blog</a></b> in qualsiasi momento. Devo
però fare una precisazione. In uno dei miei ultimi <b><i>Dossier</i></b>, nella
fattispecie quelli relativi alla rubrica denominata “<b><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/serial-killer_17.html#.W045mMJ9jIU" target="_blank">Serial Killer</a></b>”, in base al modus
operandi, ovvero adescamento, omicidio, tortura, mutilazione… mi sono chiesta
se questa pratica potesse essere riconducibile ad un nome: <b><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/blog-page_26.html#.W6s8dvloTIW" target="_blank">Otto Stephen Wilson</a></b>. Assolutamente
non responsabile di tutti gli omicidi citati, visto il lasso temporale in cui
agì e quindi venne fermato per l’arresto. <b><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/blog-page_26.html#.W6s8dvloTIW" target="_blank">Qui trovi il suo approfondimento</a></b>.<span class="notranslate"></span></div>
</div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-26456959833560232952018-09-08T03:57:00.000-07:002018-09-08T04:21:40.892-07:00Gertrude Evelyn Landon: crimine e sospetti. <div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIC37BebO0sUA-uMfunxv5lQutmxYeETmvFqUxyf5TCtcMcne2u7AWK4d2ODCd2uanbne3V70p61zOgzb3kCYOCL4oqGsbkQ0p4bXkixebrDkv_d5yDLTfs4296G0KMhUIgzmS3OnO98I/s1600/Gertrude-Landon.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="274" data-original-width="182" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIC37BebO0sUA-uMfunxv5lQutmxYeETmvFqUxyf5TCtcMcne2u7AWK4d2ODCd2uanbne3V70p61zOgzb3kCYOCL4oqGsbkQ0p4bXkixebrDkv_d5yDLTfs4296G0KMhUIgzmS3OnO98I/s1600/Gertrude-Landon.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gertrude Evelyn Landon</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">Settembre 8</span><span style="color: #660000;">, 2018 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate">Che cosa passa nella testa di un assassino prima di
uccidere? Un quesito che di certo non si poneva<b><i> Theodore P. Walther</i></b>, un operaio
di 33 anni, che la <b>Domenica
del 15 luglio 1946</b>, mentre lavorava nel cantiere navale di Wilmington, come
addetto alla discarica di una enorme cava di ghiaia, nello smaltire la
spazzatura trovò il corpo di una donna, con indosso solo reggiseno, mutandine e
scarpe; mentre al dito aveva un costoso anello di fidanzamento, uno di nozze e
una collana. Sul posto arrivò la polizia. Il caso fu affidato al capitano <b><i>J.
Gordon Bowers</i></b> del dipartimento dello sceriffo, che attraverso le impronte
digitali, associate alle denunce di scomparsa, risalì al nome della
sconosciuta: <b>Gertrude Evelyn Landon</b>, 36 anni, scomparsa dal suo domicilio, al
9635 di S. Hoover Street a Los Angeles, il mercoledì 10 luglio. Era questo un altro
omicidio avvenuto qualche mese prima di quello di </span><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/crimini-irrisolti.html#.W5Ofwvl9jIX" target="_blank"><i><b>Elizabeth Short</b></i></a>,<span class="notranslate"> e quindi dimenticato,
fagocitato dall’attenzione, il clamore sollevati dal caso de<i><b> La
Dalia Nera</b></i>. Per alcuni, entrambi gli
omicidi, erano opera della stessa mano omicida. Il marito, <i>Kenneth Landon</i>, che era un
operatore della stazione di servizio, venne subito eliminato dalla lista dei
sospetti: di sicuro per quel giorno aveva un alibi attendibile. Riferì che la
moglie, prima di uscire di casa, gli disse di dover spedire una lettera e
quindi di non avervi più fatto ritorno. Subito decise di denunciarne la
scomparsa alla polizia. La morte era avvenuta per strangolamento e non era
stata violentata, ma il fatto che non fossero stati trovati i suoi vestiti,
portò alla facile deduzione che il luogo in cui fu ritrovata non fosse la scena
primaria del crimine: </span>era stata uccisa da un’altra parte, e poi
scaricata alla cava di ghiaia. Il movente non poteva essere la rapina, se aveva
ancora indosso tutti i suoi gioielli, però<i> la sua auto, </i><span class="notranslate"><i>una berlina di Plymouth del 1933</i>, </span>fu ritrovata <span class="notranslate">il 18 luglio, all'angolo tra Menlo Street e Slauson Avenue, a
sud dell'Exposition Park, nel sud di Los Angeles. Come </span>Elizabeth Short,
era stata uccisa da un’altra parte, e scaricata in un posto isolato; appunto
non aveva subito violenza, mentre la
Short venne torturata, violentata e bisecata. <span class="notranslate">Gertrude aveva 36 anni quando fu uccisa, mentre </span>Elizabeth
ne aveva 22. Entrambe di carnagione bianca. Le frequentazioni e le velleità artistiche
di Elizabeth Short probabilmente erano lontane da quelle di <span class="notranslate">Gertrude, che era sposata con Kenneth Landon e conduceva una
vita familiare. Mi chiedo che fine abbia mai fatto la sua lettera, se sia mai
arrivata a destinazione. Forse era solo una scusa per incontrare qualcuno, il
suo assassino, che l’aveva scaricata tra la spazzatura come se quello fosse il
suo posto. Un uomo deluso dal suo comportamento poteva arrivare a tanto?
Accecato dalla gelosia o solo mosso dal desiderio insano del piacere provato nell’ucciderla?
Domande che non troveranno mai risposte, perché il suo caso, come quello di </span>Elizabeth
Short, Estelle Carey, Georgette Bauerdorf, <span class="notranslate">Jeanne
French, Rosenda Mondragon, Laura Trelstad, Louise Springer, </span></span><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate">Mimi Boomhower, </span></span>Gladys Kern, Jean
Spangler </span>ed altre donne barbaramente uccise <span class="notranslate">negli anni '40</span>, quelli del dopoguerra, rimarranno
delitti irrisolti. Ieri, come oggi, si è portati a pensare che la prima causa
di una sparizione sia da ricercare nel nucleo familiare della vittima, quindi
mariti, ex fidanzati, amanti. Alta però era la possibilità che molte di queste
donne siano state adescate o aggredite da persone sconosciute o appena
conosciute. Le strade erano piene di gente provata e cambiata dalla guerra fino
al patologico.<span class="notranslate"> </span>Le investigazioni sommarie, le
presunte piste disilluse, insabbiamenti e corruzione, l’aumento dei delitti
irrisolti e dei crimini perpetrati non faceva altro che riflettere l’incapacità
delle forze dell’ordine e dei tribunali dell’epoca. Il metodo investigativo
doveva ancora conformarsi alla nuova realtà creata dal dopoguerra. Erano anni in cui nascondersi fosse più
facile di oggi che </span><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">siamo spiati, monitorati a vista, schiavi della tecnologia, anche
se questo non diminuisce la contemporaneità dei casi di omicidio.</span> Possiamo anche contare sul test del DNA, analisi autoptiche più
dettagliate, strumentazioni all'avanguardia, profiler specializzati. La stampa
dell’epoca sottolineò tale inefficacia, facendosi anche specchio della paura
generalizzata, dovuta alla mancanza di un colpevole o più colpevoli mai
acciuffati. Sono stati casi che hanno creato grosse speculazioni da parte di
persone, che paventavano di conoscere la verità; basti guardare i crime story pubblicati
su La Dalia Nera,
dove le cospirazioni si sprecano nell’attesa che qualcuno parli, e invece…
niente, il buio totale. Poi ci sono state le saghe dei gangster locali, che
hanno letteralmente offuscato, distratto, carpito l’attenzione della giustizia,
appunto impegnata nella risoluzione di altre spinose questioni… il crimine
verrà dimenticato per un altro crimine, e tutto ricomincia.</span><span style="font-size: small;"> <b>Ma
chi poteva essere il suo assassino?</b></span><span style="font-size: small;"> Come
ho scritto all’inizio, alcune letture affermano che <span class="notranslate"><b>Gertrude
Evelyn Landon</b> ed <i><b>Elizabeth Short</b></i> vennero uccise dalla stessa persona, ovvero: </span></span><span style="font-size: small;"><b>George Knowlton. </b></span><span style="font-size: small;">E’
quanto sosterrà <b>Janice Knowlton</b>, intorno
agli anni ’90. I ricordi, i particolari degli omicidi sarebbero affiorati
grazie ad un percorso terapeutico, per il superamento di eventi traumatici
legati alla sua infanzia, ma per questo considerati non attendibili ai fini
investigativi. A questo farà seguito l’ennesimo libro sul caso, nel 1995, dal
titolo “<b>Daddy Was the Black Dahlia Killer</b>”, scritto a due mani con <i><b>Michael
Newton</b></i>, già attivo in molte inchieste a sfondo criminale. La tematica è prevedibile:
il padre, <b>George Knowlton</b>, aveva una relazione con la
<i> Short</i>, che aveva vissuto per un periodo con loro,
stabilendosi nel garage, dove poi avrebbe abortito in grande sofferenza. <b><i>Va
fatta una precisazione</i></b>: in realtà, la polizia di Los Angeles scoprì che la Short non avesse mai
lavorato come squillo, e dall’autopsia si evinse che fosse affetta da gravi
malformazioni vaginali, quindi impossibilitata a procreare. Janice Knowlton rivelò di come fu costretta dal padre a rendersi complice dell’occultamento
del cadavere della Short, e di averlo anche aiutato <span class="notranslate">a
scaricare</span> <span class="notranslate">il corpo di <i>Gertrude Evelyn Landon</i> nella
cava di ghiaia a Rolling Hills Estates. Nelle sue dichiarazioni </span>coinvolse
anche persone come <i>Edward Davis</i>, futuro capo della polizia di Los Angeles,
nonché futuro politico californiano, e <i>Buron Fitts</i>, procuratore distrettuale di
Los Angeles, che riteneva essere coinvolti nell'omicidio; arrivando a questa
conclusione dopo le indagini avviate nei confronti del padre, di cui venne a
conoscenza attraverso una fonte: un ex-collaboratore dello sceriffo di Los
Angeles. Non esiste però una prova o un documento ufficiale, che acclarino
l’indagine avviata nei confronti del padre. Tutto si ridusse a un grosso
polverone, che la portò ad essere molto conosciuta in spazi virtuali, dove si
parlava del caso de <i>La</i> <i>Dalia Nera. </i>Accuserà e coinvolgerà tanti personaggi, ritenuti implicati nella vicenda, paventando in maniera ossessiva
oggettive cospirazioni ed insabbiamenti. <b>Janice Knowlton</b> si suicidò nel
2004 con un'overdose di farmaci, che le vennero regolarmente prescritti. L'assassino di </span><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><b>Gertrude Evelyn Landon </b>non venne mai catturatato e il suo rimane <b>un caso irrisolto</b>.<b><br /></b></span></span></span></div>
<br />
<ul>
<li><span style="font-size: small;">Se
vuoi approfondire il caso de <b>La Dalia Nera</b> clicca <a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/crimini-irrisolti.html#.W5Ojh_l9jIX" target="_blank"><span style="font-size: large;">qui </span></a></span>
</li>
</ul>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-31899007690626068782018-09-02T03:09:00.003-07:002018-09-08T04:17:29.603-07:00Georgette Bauerdorf - un'ereditiera alla Mensa di Hollywood<div style="text-align: right;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdSLvSRZGMFvZHnBORczzUNacy0qX2WF0LrTohXWa86W8i8brJ_RnVOlSeNcU3OQsWnG2fhuQPmF2KGOWJMbFT-4kOdl8RS3pyVPTNb9Y5lD3du-su9o1eE_ZNTaEFSklhMq1h2u6YWls/s1600/georgette-bauerdorf.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="387" data-original-width="434" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdSLvSRZGMFvZHnBORczzUNacy0qX2WF0LrTohXWa86W8i8brJ_RnVOlSeNcU3OQsWnG2fhuQPmF2KGOWJMbFT-4kOdl8RS3pyVPTNb9Y5lD3du-su9o1eE_ZNTaEFSklhMq1h2u6YWls/s320/georgette-bauerdorf.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Georgette Bauerdorf</td></tr>
</tbody></table>
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">Settembre 2</span><span style="color: #660000;">, 2018 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate">Agli appassionati del caso de <i>La
Dalia Nera</i>, non sarà sfuggito un nome,
quello di </span><b>Georgette
Bauerdorf</b>; anche lei barbaramente uccisa e con alcune apparenti similitudini
riconducibili all’omicidio di <i>Elizabeth
Short</i>, ma passata in secondo ordine rispetto al grande clamore investigativo,
giornalistico, letterario suscitato dall’orribile delitto di quest’ultima.
Entrambi rimangono casi irrisolti avvenuti a Los Angeles, nonostante sulla
scena del crimine di Georgette siano state rinvenute diverse <i><b>prove </b>e<b> impronte
digitali</b></i>; ma procediamo con ordine. La <span class="notranslate">Bauerdorf</span><span class="notranslate">, nata il 6 maggio 1924 a New York, era la
seconda figlia</span> di <i>George Bauerdorf</i>, un<span class="notranslate"> petroliere di Elko, Nevada. Fu educata in un convento, prima di
essere trasferita alla </span><i><b>Westlake School for Girls</b></i>, una scuola
esclusiva in cui erano anche passati studenti divenuti famosi nel mondo dello
spettacolo, come <i><b>Myrna Loy</b></i> e <i><b>Shirley Temple</b></i>. Anche lei, come Elizabeth Short,
aveva velleità artistiche, le sarebbe piaciuto diventare un’attrice, così
decise di trasferirsi a Hollywood, dove prese un appartamento di lusso in un elegante
complesso di appartamenti chiamato <b>El Palacio,</b> <i>di fronte a Fountain Avenue</i>,
un luogo che ospitava soprattutto inquilini di spicco dell’industria cinematografica.
Nel suo stesso condominio viveva anche <i><b>Virginia Weidler</b></i>, attrice statunitense
che aveva esordito da bambina, lavorando in almeno 40 pellicole, tra il 1931 e
il 1943. <span class="notranslate">Georgette
lavorava per il Los Angeles Times, ma nel tempo libero si offrì volontaria alla
<i><b>Hollywood Canteen</b></i> (la mensa di Hollywood), come hostess e ballerina. Era un
ritrovo di Los Angeles, dove veniva offerto dell’intrattenimento ai militari,
anche noto per le numerose stelle del cinema che vi passavano. Il giorno prima
del suo omicidio,</span> incassò un assegno di <span class="notranslate">$ 175 e </span>disse agli amici che avrebbe preso un aereo
per raggiungere il suo fidanzato soldato a <span class="notranslate">El Paso, in Texas. Le autorità di <i><b>Fort Bliss</b></i>
identificarono l’uomo che la ragazza avrebbe dovuto incontrare il giorno prima
della sua morte, si chiamava <b>Jerome M. Brown</b>, ed era un tirocinante di
artiglieria antiaerea di Chicago. Lui sostenne di averla incontrata alla
Hollywood Canteen, il 13 giugno, per poi lasciare la California dopo pochi
giorni e quindi fare ritorno a El Paso. Quanto affermato dal ragazzo trovò
corrispondenza; mostrò anche le sei lettere ricevute da </span>Georgette e
dimostrò di trovarsi a <span class="notranslate">Camp Callan, in California,
quando la ragazza fu uccisa. La mattina del <b>12 ottobre 1944</b>, <i>Georgette</i> pranzò con la signora <i><b>Rose L. Gilbert</b></i>, una
segretaria di suo padre.</span> <span class="notranslate">Poi acquistarono
qualcosa in alcuni negozi e la
Gilbert riferì alle autorità che quel giorno la Bauerdorf fosse felice.
Verso le<b> 23.30</b> circa, lasciò la Hollywood Canteen
e nell’arco delle tre ore successive venne uccisa. C’è chi sostenga che a fare
la macabra scoperta sia stata la moglie del direttore ed altri che invece sia
stato il personale addetto alle camere. Il mattino seguente </span></span><span style="font-size: small;"><span class="notranslate">la porta risultava
completamente aperta. La ragazza era in bagno, seminuda, precisamente nella
vasca, a faccia in giù, con indosso solo la parte superiore del pigiama. Una
quantità esigua di acqua calda continuava ad uscire dal rubinetto e la vasca ne
era quasi del tutto satura. Alta era la possibilità che l’assassino la stesse
aspettando: nell’ingresso esterno alla camera, una luce posta a due metri dal
pavimento era stata svitata. A quell’altezza, l’assassino, poteva arrivarci con
l’ausilio di una sedia o se fosse stato di statura molto alta. Proprio sulla
lampadina vennero trovate delle impronte digitali. </span></span></div>
<span style="font-size: small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: small;"><i><span lang="EN-GB">“Whoever it was had set the
stage for this horrible crime and was lying in wait for her,”</span></i></span></b><span style="font-size: small;"><span lang="EN-GB"> said Sheriff’s
Inspector, William J Penprase.</span></span></div>
<span style="font-size: small;">
</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="notranslate">Era stata brutalmente picchiata. Il suo corpo si
presentava pieno di lividi dalla testa all’addome, e la presa del suo carnefice
era stata talmente forte che molte impronte digitali le rimasero addosso. Lei
aveva lottato; si era difesa per evitare di essere uccisa, ma lui non demorse,
violentandola e strangolandola fino alla morte. Presentava anche un panno
pulito inserito a forza in bocca, di certo per evitare che la ragazza gridasse.
Lei avrà chiesto pietà, ma lui non ne aveva e non sapeva che i pavimenti e le
pareti degli appartamenti di quel complesso fossero insonorizzati. Chi era quell’uomo?
Aveva per caso la chiave dell’appartamento? Forse la spiava da tempo?</span></span></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/georgette-bauerdorf.html#.W4u2mcJ9jIU" target="_blank"><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"><span style="font-size: large;">CONTINUA A LEGGERE ></span> </span></span></a></div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-38737017213443471622018-08-25T04:46:00.000-07:002018-08-26T04:46:14.601-07:00Estelle Evelyn Carey: la ragazza dei dadi.<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">Agosto 25</span><span style="color: #660000;">, 2018 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 20.0pt;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGy2rZQgIvokS850EKhx7pMiby-HnJ-jUulOEgPGFOcvm17Q7Ag6XC3eLfVYR5F4olndjbk5zeehOQ1SAlNb8evQQDxx_OoXgZ3oyWUNwx1csD5nqKorp0vEmh3CCqhJ9koBWwuGUv8x4/s1600/Estelle+Evelyn+Carey.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="223" data-original-width="472" height="151" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGy2rZQgIvokS850EKhx7pMiby-HnJ-jUulOEgPGFOcvm17Q7Ag6XC3eLfVYR5F4olndjbk5zeehOQ1SAlNb8evQQDxx_OoXgZ3oyWUNwx1csD5nqKorp0vEmh3CCqhJ9koBWwuGUv8x4/s320/Estelle+Evelyn+Carey.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Estelle Evelyn Carey</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;">Sembrava
un pomeriggio come tanti quel 2 Febbraio 1943. In un cortile <span class="notranslate">a Lakeview al 512
W, alcuni inquilini avvertirono un forte odore di fumo proveniente dal terzo
piano, dove vivevano </span><span class="notranslate"> </span><b>Estelle Evelyn Carey</b><span class="notranslate"> e <i>Maxine Buturff</i>. La sua coinquilina era partita alle 8:00
del mattino. Intorno all’1:00 Carey conversava al telefono con suo cugino,
quando sentì il campanello suonare e il cane abbaiare, dicendo al cugino che
avrebbe dovuto riattaccare, e che avrebbe potuto richiamarla dopo un’ora; cosa
che il cugino fece intorno alle alle 14:30, ma non ebbe risposta. Lei aprì la
porta, fece entrare l’assassino o l’assassina. Il tempo di preparare due tazze,
versare del cacao in polvere e del latte caldo in una tazza... che venne
aggredita. I vigili del fuoco, dopo aver forzato la porta, si trovarono di fronte
a uno scenario agghiacciante: il cadavere di Estelle Carey, orribilmente mutilato. Qualcuno
aveva infierito senza pietà sul suo bellissimo volto, schiacciandole il naso,
probabilmente con un mattarello; poi le aveva strappato i capelli, sfondato il
cranio con un bastone e tagliato la gola con un coltello seghettato, per poi
darle fuoco dopo averla cosparsa di liquido infiammabile. Nel vedere le sue
gambe prendere fuoco, la ragazza dopo il pestaggio tentò di scappare, e
accasciandosi in terra rimase bruciata a metà. Fu una morte davvero atroce. Di
certo conosceva il suo assassino. Lo aveva lasciato entrare nell’appart</span><span class="notranslate">amento, oppure le aveva
puntato una pistola? <i><b>Perché questa
ragazza fu uccisa in maniera così violenta?</b></i> Purtroppo non lo sapremo mai,
perché il suo rimane un <i><b>caso irrisolto</b></i>. <b>Ma chi era </b></span><b>Estelle Evelyn Carey? </b>Era nata <span class="notranslate">nel 1909 nel lato
nord-ovest di Chicago. Aveva sofferto la povertà. Il padre morì quando aveva 6
anni e la madre, proprio a causa di problemi economici, la mandò in
orfanotrofio, dove rimase fino al 1916; dopo essersi
risposata, andò a riprenderla e la ragazza acquisì il cognome del patrigno, appunto
“Carey“. Frequentare la </span><span class="notranslate">scuola <i>Harriet Beecher Stowe a Humboldt Park</i> non le
piaceva, così iniziò a lavorare in una fabbrica tessile. La sua bellezza ed
eleganza le permisero anche di lavorare come modella. Fu anche operatore
telefonico, <i><b>cameriera in un ristorante del
Northside</b></i> e proprio quest’ultimo lavoro le fu, probabilmente, fatale, perché
conobbe <b> Nicholas Deani Circella</b>, anche
noto come <i>Nick Circella </i>o<i> Nick Dean</i> (come preferiva essere chiamato). Circella,
risiedeva negli Stati Uniti dal 1909 e negli anni ’30 era il proprietario di un
locale, che aveva correlazione con l'<b>Outfit</b>, ovvero un insieme di criminali che
avevano ereditato e portavano avanti l’organizzazione di <b>Al Capone</b>. Oltre ad
essere stato socio di </span>Al Capone,
fu anche uno dei tirapiedi di <b>William "Willie" M. Bioff</b>, ex capo
della <i>Motion Picture Operators 'Union</i>.<span class="notranslate"> Quando il
Circella conobbe Carey ne rimase favorevolmente colpito e decise di farla
lavorare al suo <i>Club</i>, ovvero al </span><i><b>The Colony </b></i>di Chicago, al 744 di N. Rush
Street<span class="notranslate">, </span>come <b>"la ragazza dei dadi"</b> e <span class="notranslate">dove si era specializzata</span> <span class="notranslate">nel
<b>gioco del 26</b></span>.<span class="notranslate"> </span></span><span style="font-size: small;"><span class="notranslate"> Carey era particolarmente abile nel cambiare i dadi
con dadi nascosti e ad invogliare i clienti facoltosi, che provavano i giochi legali e a
basso costo al primo piano, a passare a quelli più costosi al secondo piano del Club. </span><b> </b></span><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/blog-page_8.html#.W4FBasJ9jIU" target="_blank">CONTINUA A LEGGERE ></a></span></div>
<span style="font-size: small;"><b> </b></span>
</div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-4254470248254657822018-08-10T08:24:00.002-07:002018-08-19T03:40:56.732-07:00IL KILLER DEL ROSSETTO (The Lipstick Killer) - prima parte <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixRsx3Ylkfmb3y1n6l_EvGAsGswDbBeHzo7O_38Ktzq1dK8U5HHzXEVP1BkR2aFupm4F-r3Uw1r3MZFMMORveGb68u54PghSuAwhfdpJCturUEn_ippi87r-IALuUqE22wxEMHqe_322Y/s1600/asesino-serial-del-lapiz-labial-William-Heirens-4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="329" data-original-width="526" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixRsx3Ylkfmb3y1n6l_EvGAsGswDbBeHzo7O_38Ktzq1dK8U5HHzXEVP1BkR2aFupm4F-r3Uw1r3MZFMMORveGb68u54PghSuAwhfdpJCturUEn_ippi87r-IALuUqE22wxEMHqe_322Y/s320/asesino-serial-del-lapiz-labial-William-Heirens-4.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il messaggio scritto con il rossetto e William George Heirens</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">Agosto 10</span><span style="color: #660000;">, 2018 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Alcuni
serial killer scelgono il loro soprannome, altri subiscono quello che gli danno
gli eventi e alcuni aspettano di essere fermati. Probabilmente come accadde a <b>William George Heirens</b>, assassino seriale
statunitense, meglio conosciuto come il <i><b>Killer del Rossetto </b></i><i><b>(The
Lipstick Killer)</b></i>, per aver lasciato sulla scena del crimine un messaggio
scritto con il rossetto:</span><b><i><span style="font-size: small;"> </span></i></b></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="font-size: small;">"Per
amor di Dio fermatemi prima che possa uccidere ancora. Non posso
controllarmi."</span></i></b><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Nel <b>1946
</b>ha confessato tre delitti. Era nato a Evanston, il 15
novembre 1928, </span><span style="font-weight: normal;">da George e Margaret Heirens. La sua era una
famiglia disfunzionale. I suoi nonni paterni erano immigrati lussemburghesi. Aveva
vissuto sulla propria pelle la povertà ma anche la criminalità. I suoi genitori
litigavano in continuazione e spesso per evitare di ascoltarli, andava a
girovagare per il quartiere, dove, per scacciare la noia aveva cominciato a
rubare. Preferiva non vendere la refurtiva e così molta, comprese le armi - quando
venne arrestato all’età di 13 anni - vennero ritrovate sul tetto di un edificio
nel quartiere, in un capannone abbandonato.</span><span style="font-weight: normal;"> Visse a Lincolwood ed è morto a Chicago, per complicazione causate dal diabete, il 5 marzo 2012, <i>dopo 65 anni di
reclusione nel Dixon Correctional</i> <i>Centre</i>. In effetti lui ritrattò gli omicidi,
adducendo di essere stato indotto con coercizione e minacce a confessarli.
A leggere la biografia degli assassini seriali, salta all’occhio come spesso
siano accomunati da presenze genitoriali già disturbate di loro. Da ragazzino
aveva visto due giovani fare l’amore e decise di raccontarlo alla madre, che
manifestò il suo disprezzo nei confronti della sessualità, considerata come
qualcosa di immorale, sporco, soprattutto in considerazione delle possibili
malattie trasmissibili. Le frustrazioni sessuali della madre condizionarono
psicologicamente l’approccio con la sua fidanzata, coetanea: dopo averla
baciata, le vomitò addosso e scoppiò a piangere. Si sentiva più sicuro a
maneggiare armi da fuoco, infatti all’età di tredici anni gliene trovarono
diverse in casa, servite – <i>per sua stessa ammissione</i> – per alcuni furti. Gli
diedero alcuni mesi di riformatorio da trascorrere alla <b><i>Gibault School</i></b>. Uscito
dal riformatorio, non perse tempo, di nuovo venne arrestato per furto con
scasso. Lui parlerà di noia, del fatto che compiere reati gli fosse utile per
allentare la tensione. In questo caso la condanna gli imponeva di
frequentare la<i><b> St. Beda Academy</b></i> diretta
dai monaci Benedettini. Stranamente in tale frequentazione scolastica, seppur
forzata, si dimostrò un ottimo studente e questo ottimo risultato gli permise
di essere<i> rilasciato all’età di 16 anni</i> e l'ammissione alla <b><i>University of
Chicago</i></b>, dove si iscrisse alla facoltà di Elettronica, ma senza perdere di
vista il piacere che il furto gli procurasse. La sua follia omicida è balzata alla
cronaca dopo l’uccisione di due donne: <span class="notranslate"><i><b>Josephine Ross </b>e<b>
Frances Brown</b></i>, nel 1945.</span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"> </span></span></div>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvbEKPHjO3ot_kieYDGmWsReQxl2LzCjTLnrO9TNH9q-Aebyf4dg8ZlOa2PaRuWPWxA9KaX41V9MRkQbosPpA0pl9lQwENFdvwtSZy82kCuKS10fq1TP6NdDvRPmM6XEulylp6Zn21atY/s1600/Josephine+Ross+%2528a+sinistra%2529+e+sua+figlia.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1193" data-original-width="1000" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvbEKPHjO3ot_kieYDGmWsReQxl2LzCjTLnrO9TNH9q-Aebyf4dg8ZlOa2PaRuWPWxA9KaX41V9MRkQbosPpA0pl9lQwENFdvwtSZy82kCuKS10fq1TP6NdDvRPmM6XEulylp6Zn21atY/s200/Josephine+Ross+%2528a+sinistra%2529+e+sua+figlia.jpg" width="167" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Josephine Ross (a sinistra) e sua figlia</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Il<b> primo omicidio</b> fu
quello di </span><span class="notranslate"><span style="font-weight: normal;"><b>Josephine Ross</b>, avvenuto<b> </b></span></span><span style="font-weight: normal;"><b>5 giugno
del 1945</b>. La donna aveva 43 anni. Fu ritrovata senza vita nel suo appartamento
al 4108 di North Kenmore Avenue. Presentava numerose pugnalate sparse per tutto
il corpo, che si presentava privo della testa, poi ritrovata avvolta in un suo
vestito. Tra le mani stringeva un ciuffo di capelli scuri; era evidente che si
fosse difesa. Non era stata derubata, nell’abitazione non mancava niente. Le
persone che vennero ascoltate, tra conoscenti, fidanzato, ex marito, avevano
tutti un alibi attendibile. Rimase solo la descrizione sommaria di un uomo
dalla carnagione oscura, visto aggirarsi e scappare nei dintorni della casa
della vittima.</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"> </span></span></div>
<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzxfbxqXrPbDMsG8Jgxi6qiO5ZIMJ5KixIiQFgeDUrrQH0vPQ8CNVNXFKF6XMPmIVXnDOTU5KP19Vlv_GkWdwCS6YrmyBzC7Yzm8ci37sTdQfqkPW4sDwFKiT_WhsUE-2H_T5LkgHC69I/s1600/Francis+Brown.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="996" data-original-width="1000" height="198" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzxfbxqXrPbDMsG8Jgxi6qiO5ZIMJ5KixIiQFgeDUrrQH0vPQ8CNVNXFKF6XMPmIVXnDOTU5KP19Vlv_GkWdwCS6YrmyBzC7Yzm8ci37sTdQfqkPW4sDwFKiT_WhsUE-2H_T5LkgHC69I/s200/Francis+Brown.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Frances Brown</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Il<b> secondo omicidio </b>avvenne il <b>20 dicembre 1945</b>, la
donna si chiamava <span class="mw-headline"><b>Frances Brown</b>. Anche lei fu ritrovata
senza vita nel suo appartamento al </span>3941 di Pine Grove. Presentava numerose
pugnalate. In entrambi i casi, la polizia pensò che le donne avessero sorpreso
in casa l’assassino intento a rubare e che poi questi le avesse uccise; in
realtà negli appartamenti nulla venne trafugato, quindi con tutta probabilità
il suo intento primario era uccidere. In questo omicidio, su una parete, l’assassino
scrisse con il rossetto la frase già sopraccitata: <span class="notranslate">“</span>"<i>Per
amor di Dio</i> fermatemi prima che possa uccidere ancora. Non posso
controllarmi<i>". </i>Lasciò
anche un’impronta insanguinata, all’ingresso, sullo stipite della porta. Ci fu
anche un testimone oculare, <b><i>George Weinberg</i></b>, che affermò di aver udito
degli spari alle 4 del mattino; mentre il portinaio, <i><b>John Derick</b></i>, disse di aver
visto in quella notte un uomo sui 35-40 anni, uscire dall’ascensore e dirigersi
verso l’uscita principale. L’idea che in giro ci fosse u criminale a piede
libero, dedito ad ammazzare donne nel proprio appartamento per poi firmare il
tutto con il loro rossetto, seminò il panico a</span><span style="font-weight: normal;"> Chicago</span><span style="font-weight: normal;">. Il dipartimento di polizia
iniziò ad investigare su uccisioni e sparizioni di donne rimaste irrisolte. </span></span></div>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmyjtcsUMcwivwY7Kt5zi2jUJEq2iPOf9xNBHHiQIpHogG7IDwX0o0LtYLBFTaB8w9JTtYfe_UnKRDAlfKwUwWjEJmaShxq5pTEipbNwjQm9HrglRzyK_9s8Y4KWmvhvmdYHEOCCxZ1xA/s1600/william-heirens-Susan-Degnan.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="234" data-original-width="236" height="198" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmyjtcsUMcwivwY7Kt5zi2jUJEq2iPOf9xNBHHiQIpHogG7IDwX0o0LtYLBFTaB8w9JTtYfe_UnKRDAlfKwUwWjEJmaShxq5pTEipbNwjQm9HrglRzyK_9s8Y4KWmvhvmdYHEOCCxZ1xA/s200/william-heirens-Susan-Degnan.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Susanne Degnan</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Il
<b>7 gennaio del 1946 scomparve una bambina</b> di sei anni, <b>Susanne Degnan</b>, mentre si
trovava al 5943 di North Kenmore Ave. I genitori ne denunciarono la scomparsa. Venne
perquisita la casa dei genitori, e gli agenti trovarono una scala appoggiata alla
finestra della stanza della bambina e un messaggio di riscatto: il rapitore
chiedeva 20000 dollari in banconote di piccolo taglio con il divieto di
rivolgersi alle polizia; nella parte posteriore del biglietto pretendeva che i
genitori distruggessero il biglietto dopo averlo letto, se volevano rivedere la
bambina in vita. Il messaggio era stato scritto con annotazioni di tipo
musicale, così gli agenti pensarono che il rapitore potesse essere un
musicista. Seguirono chiamate telefoniche da parte del rapitore, probabilmente
anche da parte di mitomani o approfittatori, ma non abbastanza rilevanti per
dedurne la provenienza. </span></span>Nell'ambito di tal merito, venne indagato un ragazzo
della zona, <b>Theodore Campbell</b>, il quale affermò di aver agito con la complicità
di un amico, <b>Vincent Costello</b>; quest’ultimo gli aveva confessato di aver ucciso
la bambina, dunque le telefonate anonime e la richiesta del riscatto. Costello
abitava vicino all’abitazione dei Degnan, frequentava la scuola pubblica, e già
all’età di sedici anni aveva scontato una pena in riformatorio per rapina.
Entrambi vennero sottoposti al <i>test poligrafico</i>, con la conclusione che non
fossero a conoscenza di alcuni particolari dell’omicidio che solo il vero
killer avrebbe potuto conoscere. Da loro erano partite sì le telefonate anonime,
ma solo dopo aver ascoltato alcuni poliziotti per strada parlare dell’omicidio.<span style="font-size: small;"> La prima cosa che si dovrebbe
fare, quando sparisce un bambino, è indagare in famiglia e poi allargare la
visione ai vicini e conoscenti, perché la mela non cade mai troppo lontano
dall’albero. La storia del crimine insegna che in caso di rapimento, le prime
24 ore siano determinanti per la sua risoluzione. Pensare che qualcuno possa
prendere una scala ed entrare nella stanza di mia figlia, portarsela via… è
aberrante. La stessa indignazione mi arriva quando vedo genitori lasciare
indietro i propri figli per il solito capriccio di turno; o lasciarli liberi di
scorazzare per le strade quando ancora non arrivano al tavolo. Il mondo è
crudele, non bisogna mai perdere di vista quanto lo sia. Ma torniamo alla
storia di Susanne. Dalle indagini venne fuori che<b> </b>il<b> signor Degnan fosse un dirigente
della OPA</b>, un organo statale con il compito di controllare i prezzi dei
beni alimentari e la difesa dei diritti dei consumatori. In quel periodo l’OPA
stava controllando e limitando la distribuzione dei prodotti caseari, ed era
anche in atto uno <i>sciopero </i>degli operai addetti all’imballaggio della carne.
Altri funzionari avevano ricevuto minacce e si pensò che questa ritorsione – <i>il
rapimento della bambina</i> – non fosse altro che frutto del malcontento di qualche
operaio probabilmente addetto all’imballaggio; ad avvalorare questa pista anche
la morte per decapitazione di un uomo impelagato nel traffico di alimenti. Le
indagini erano allo stallo, quando alla polizia arrivò una telefonata anonima,
che diceva di cercare lungo la rete fognaria vicino all’abitazione dei Degnan.
Non mi soffermerò su cosa e dove siano state ritrovate le membra della bambina,
ormai è storia nota - <i>al male non ci si dovrebbe mai abituare!</i> -,
comunque tutte erano state sparpagliate a circa un isolato di distanza
l’uno dall’altra, mentre le braccia vennero ritrovate dopo circa un mese vicino
alla rete fognaria a ridosso della <b><i>ferrovia Red Line di Chicago</i></b>.
Iniziarono le perquisizioni in tutti gli edifici circostanti, compresa
una <b>lavanderia </b>interna ad un condominio, vicino al luogo del
ritrovamento della testa. Il luogo era stato ripulito, ma alcune tracce
ematiche non lasciarono dubbi, e portarono alla conclusione che quello fosse
il luogo dove l’assassino decise di smembrare la bambina, definito per l’appunto
<b><i>"la stanza del delitto"</i></b>. Secondo l’analisi autoptica,
la bambina doveva essere ancora viva subito dopo il rapimento. Venne uccisa in
un luogo sconosciuto e poi portata nella lavanderia.
</span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/il-killer-del-rossetto-lipstick-killer.html#.W3Vn7MJ9jIV" target="_blank"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"><span style="color: #990000;"><span style="font-size: large;">CONTINUA A LEGGERE ></span></span></span></span></a><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"><span style="color: #990000;"><span style="font-size: large;"> </span></span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"><b>DOSSIER | pagine> </b><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/blog-page_10.html#.W3VhTMJ9jIV" target="_blank">1</a> <span style="font-size: large;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/il-killer-del-rossetto-lipstick-killer.html#.W3VhfcJ9jIU" target="_blank">2</a></span> <a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/il-killer-del-rossetto-lipstick-killer_19.html#.W3lIbsJ9jIU" target="_blank">3</a> </span></span></div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-31869355379662930822018-08-06T11:28:00.003-07:002019-07-07T01:51:12.244-07:00Elizabeth Ann Short - La Dalia Nera (Black Dahlia)<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">Agosto 6</span><span style="color: #660000;">, 2018 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKgCuWkPcOSaMykUaM_Miwb-k6GLTgEtl_CRMrxczaHDjScZeaKN-xHqq-cLdSe8GzzDM9TsALfB1z49wWNahyphenhyphenWdegjOhwKi8qjwgRHkIbLyp72b45hqx_dPi7PFBG7qiRT_ImWeIJv9I/s1600/omicidio-elisabeth-short.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="575" data-original-width="638" height="288" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKgCuWkPcOSaMykUaM_Miwb-k6GLTgEtl_CRMrxczaHDjScZeaKN-xHqq-cLdSe8GzzDM9TsALfB1z49wWNahyphenhyphenWdegjOhwKi8qjwgRHkIbLyp72b45hqx_dPi7PFBG7qiRT_ImWeIJv9I/s320/omicidio-elisabeth-short.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Elizabeth Ann Short,</b> meglio conosciuta come <b><i>La Dalia Nera</i></b><i><b>,</b></i>
è la vittima di un caso di omicidio tra i più efferati, cruenti,
misteriosi di tutta la storia del crimine, rimasto irrisolto e avvenuto
negli Stati Uniti d'America. Solo il suo nome a tanti non direbbe
niente, mentre il suo altergo ha dato vita ad un copioso contributo
narrativo, cinematografico, morbosamente saturo degli eventi che l'hanno portata fino
all'attuazione del delitto irrisolvibile. Avvenuto per mano di chi? Tra
presunti conoscenti, amanti, illazioni, deduzioni approssimative,
mitomani, polizia corrotta, insabbiamenti, la competizione sfrenata
dell'industria cinematografica tra sesso e potere, velleità artistiche
disilluse, segreti inconfessabili dell'alta società... Lei era
un'avvenente, giovane e bella ragazza, dai capelli bruni e occhi chiari.
Nacque a Hyde Park, un quartiere della città di Boston che lasciò
quando era una bambina, per trasferirsi a Medford (Massachusetts)
insieme alla madre e alle sorelle dopo l’abbandono del padre. Soffriva
di asma. I suoi amici la chiamavano Betty, ma lei preferiva essere
chiamata Beth. Studiare non le piaceva, così iniziò a lavorare come
cameriera. All’età di 19 anni lasciò la casa materna per andare ad
abitare con il padre in California, e poi si trasferirono a Los Angeles.
Anche con lui non andava d’accordo e dopo l’ennesimo litigio, Elizabeth
lascio la casa paterna e trovò lavoro a Camp Cooke, in California, in
un ufficio postale. Si trasferirà a Santa Barbara dove nel 1943 verrà
fermata da polizia e arrestata per ebbrezza. Per la legge del tempo era
ancora minorenne e le autorità la riportarono a casa della madre, a
Medford. Trovò lavoro presso l’Università di Harvard, ma poi si trasferì
in Florida. L’incontro con il maggiore dell'Aeronautica statunitense
Matthew M. Gordon Jr sarebbe convolato a nozze, ma Gordon morì il 10
agosto 1945 in un incidente aereo. Lasciò la Florida, torno in
California dove rivide Gordon Fickling, un suo ex, luogotenente di
stanza a Long Beach. Qui, per la prima volta, le fu dato il soprannome
di <b><i>Dalia Nera</i></b>, per la sua passione per il film <i><b>La dalia azzurra</b></i>
e per gli abiti neri che amava indossare. Un anno dopo, nel 1946, si
trasferì da Hollywood con le solite velleità cinematografiche, per poi
ritrovarsi su set di film pornografici, illegali negli USA. Era ancora
viva il 9 gennaio 1947 nel salone del <i>Biltmore Hotel di Los Angeles</i> e alcuni affermarono che fosse in compagnia di un uomo. Il <b>15 gennaio del 1947</b>,
intorno alle 10 del mattino, in un quartiere meridionale di Los
Angeles, il Leimert Park, c’era un terreno non edificato sul lato ovest
del South Norton Avenue, tra Coliseum Street e la West 39th Street, lì
venne ritrovato il corpo di Elizabeth. Una signora di nome Betty
Bersinger era a spasso con il suo cane e di primo acchito pensava
trattarsi di un manichino, ma poi realizzò che fosse il corpo di una
donna, mutilata orribilmente. Il corpo si presentata nudo e diviso in
due parti, dalla vita in giù. Era stata torturata e le avevano tinto di
rosso i capelli. In volto aveva un profondo taglio che partiva da un
orecchio per finire all’altro, secondo una mutilazione denominata <b>Glasgow smile</b>.
Non c’erano tracce di sangue. Era stata accuratamente lavata, dunque
quella non era la scena primaria del crimine. Numerose furono le
indagini condotte dalla Polizia di Los Angeles ma anche altri
dipartimenti, agenti, investigatori si interessarono a questo crimine
efferato, che ancora non ha trovato risoluzione. Tanti sospettati (almeno
22 quelli considerati fattibili), tanti interrogatori. Grandissima
risonanza, vuoi da parte dell’opinione pubblica che dalla stampa. C’è da
dire che le indagini furono svolte in maniera approssimativa: non
furono rilevate impronte di scarpe e neanche le impronte dei pneumatici
della macchina che arrivò in quel posto per disfarsi del corpo. La
comparazione di questi con i pneumatici dei sospettati avrebbe potuto
chiudere il cerchio, invece si assistette alla solita trafila di
accusati e mitomani; ce ne furono almeno 60, con la volontà di
addossarsene la responsabilità e soprattutto di sesso maschile. Ecco
alcuni nomi.<i><b> </b></i>L'ultima persona ad aver visto Elizabeth, quando era ancora in vita, fu <i><b>Robert M. Manley</b></i> che tanti chiamavano Red. Subito in cima alla lista dei sospettati, ma il suo alibi lo scagionò. Poi fu la volta di<i><b> Walter Alonzo Bayley</b></i>,
un chirurgo di Los Angeles, impelagato in un giro di aborti
clandestini, che coinvolgeva nomi molto conosciuti della Hollywood del
tempo. E’ stato anche vicino di casa di Elizabeth e padre di una delle
più care amiche di Virginia, sorella della Short. Basta tutto questo per
ritenere un uomo colpevole di un esecrabile omicidio?...<br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #990000; font-size: large;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/crimini-irrisolti.html#.W2iTLsJ9jIV" target="_blank">CONTINUA A LEGGERE > </a></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"><b>DOSSIER | pagine> </b><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/crimini-irrisolti.html#.W22vNsJ9jIW" target="_blank">1</a> <a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/blog-page.html#.W22vUsJ9jIV" target="_blank">2</a> <a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/elizabeth-ann-short-la-dalia-nera-prima.html#.W22vhcJ9jIV" target="_blank">3</a></span></span><br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/JtjzUtbHCA0/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/JtjzUtbHCA0?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
</div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6750546363896604130.post-25384037383950170752018-07-25T04:08:00.001-07:002018-08-16T23:18:36.160-07:00IL KILLER DELLO ZODIACO<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="color: #660000;">Luglio 25</span><span style="color: #660000;">, 2018 </span> <span style="color: #444444;">Maria Rosaria Cofano</span></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_vkrRJjDQMbM298z6TErq0rXbljkXi6-hEmzYl_pFjnhlI0F4EqVYU3n5efIVCpZM4hOSElMYZOMpzv3zAZPUHq8-czz8LpP_JDKul_rMBrtdsafbh4AlkAvZk39WaLAmNH-B96mYEFU/s1600/zodiac.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="515" data-original-width="810" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_vkrRJjDQMbM298z6TErq0rXbljkXi6-hEmzYl_pFjnhlI0F4EqVYU3n5efIVCpZM4hOSElMYZOMpzv3zAZPUHq8-czz8LpP_JDKul_rMBrtdsafbh4AlkAvZk39WaLAmNH-B96mYEFU/s320/zodiac.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-size: small;">Riuscire a stanare un Killer talmente furbo da non lasciare in giro
tracce di sé, diventa un’impresa attuabile solo da pochi. Nel margine delle
supposizioni assimilabili sono rimaste imbrigliate solo suggestioni e analogie
indigeste, perché <b>Zodiac </b>è stato e rimarrà un cruento mistero. L’inacciuffabile,
l’indecifrabile, capace di beffare enigmisti della domenica e cervelli
sopraffini. Un genio con una crudeltà senza limiti, che ha travalicato la
storia, quella più spietata e nera, di cui non vorremmo mai leggere, figuriamoci trovare
sulla nostra strada. Un mostro che si è sentito invincibile e che si è reso
immortale con la paura, quella paura che non ha mai provato. E allora che cosa
c’entrava un killer scientifico di questo genere con i laidi scapestrati compagni
di merende del caso denominato “il Mostro di Firenze”? Sia <i>Zodiac </i>che <b>il Mostro
di Firenze</b> avevano come metodo di uccisione l’arma da fuoco e
l’accoltellamento. Zodiac era veloce, pianificava tutto, avendo anche il tempo
di fuggire, beffando l’arrivo della polizia. Aveva instaurato un sorta di
rapporto epistolare con alcuni quotidiani dell’epoca, mentre il Mostro di
Firenze non aveva questo bisogno impellente, se non per aver scritto una sola
volta, quando, <b>Martedi 10 settembre 1985</b>, alla procura fiorentina arrivò
una lettera contenente <b>un lembo di pelle </b>incellophanata <b>e
indirizzata all’ex sostituto-procuratore Silvia Della Monica</b>. C’era
una componente sadica che non aveva contraddistinto i crimini di Zodiac. Il
Mostro di Firenze rimaneva più a lungo con le vittime, infierendo con
mutilazioni sessuali. C’è da dire che uno schema criminale possa anche
evolvere. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<h2 style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: large;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/blog-page_17.html#.W1hZm8J9jIU" target="_blank">CONTINUA A LEGGERE></a></span></span></span></h2>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;">DOSSIER | pagine ></span><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/blog-page_17.html#.W1w8YsJ9jIW" target="_blank"> 1</a> <a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/il-killer-dello-zodiaco-seconda-parte.html#.W1w8ecJ9jIV" target="_blank">2</a> <a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/il-killer-dello-zodiaco-vittime-e.html#.W1w8h8J9jIV" target="_blank">3</a> <a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/il-killer-dello-zodiaco-vittime-e_25.html#.W1w0asJ9jIV" target="_blank">4</a> <span style="font-size: medium;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/blog-page_28.html#.W1w80sJ9jIU" target="_blank">5</a></span></span></span> <span style="font-size: small;"><a href="http://progeniedegenere.blogspot.com/p/2-il-killer-dello-zodiaco-vittime-e.html#.W2FpQ8J9jIU" target="_blank">6</a></span></div>
<h2 style="text-align: center;">
</h2>
</div>
x232http://www.blogger.com/profile/13303311117168435898noreply@blogger.com0