Agosto 6, 2018 Maria Rosaria Cofano
Elizabeth Ann Short, meglio conosciuta come La Dalia Nera,
è la vittima di un caso di omicidio tra i più efferati, cruenti,
misteriosi di tutta la storia del crimine, rimasto irrisolto e avvenuto
negli Stati Uniti d'America. Solo il suo nome a tanti non direbbe
niente, mentre il suo altergo ha dato vita ad un copioso contributo
narrativo, cinematografico, morbosamente saturo degli eventi che l'hanno portata fino
all'attuazione del delitto irrisolvibile. Avvenuto per mano di chi? Tra
presunti conoscenti, amanti, illazioni, deduzioni approssimative,
mitomani, polizia corrotta, insabbiamenti, la competizione sfrenata
dell'industria cinematografica tra sesso e potere, velleità artistiche
disilluse, segreti inconfessabili dell'alta società... Lei era
un'avvenente, giovane e bella ragazza, dai capelli bruni e occhi chiari.
Nacque a Hyde Park, un quartiere della città di Boston che lasciò
quando era una bambina, per trasferirsi a Medford (Massachusetts)
insieme alla madre e alle sorelle dopo l’abbandono del padre. Soffriva
di asma. I suoi amici la chiamavano Betty, ma lei preferiva essere
chiamata Beth. Studiare non le piaceva, così iniziò a lavorare come
cameriera. All’età di 19 anni lasciò la casa materna per andare ad
abitare con il padre in California, e poi si trasferirono a Los Angeles.
Anche con lui non andava d’accordo e dopo l’ennesimo litigio, Elizabeth
lascio la casa paterna e trovò lavoro a Camp Cooke, in California, in
un ufficio postale. Si trasferirà a Santa Barbara dove nel 1943 verrà
fermata da polizia e arrestata per ebbrezza. Per la legge del tempo era
ancora minorenne e le autorità la riportarono a casa della madre, a
Medford. Trovò lavoro presso l’Università di Harvard, ma poi si trasferì
in Florida. L’incontro con il maggiore dell'Aeronautica statunitense
Matthew M. Gordon Jr sarebbe convolato a nozze, ma Gordon morì il 10
agosto 1945 in un incidente aereo. Lasciò la Florida, torno in
California dove rivide Gordon Fickling, un suo ex, luogotenente di
stanza a Long Beach. Qui, per la prima volta, le fu dato il soprannome
di Dalia Nera, per la sua passione per il film La dalia azzurra
e per gli abiti neri che amava indossare. Un anno dopo, nel 1946, si
trasferì da Hollywood con le solite velleità cinematografiche, per poi
ritrovarsi su set di film pornografici, illegali negli USA. Era ancora
viva il 9 gennaio 1947 nel salone del Biltmore Hotel di Los Angeles e alcuni affermarono che fosse in compagnia di un uomo. Il 15 gennaio del 1947,
intorno alle 10 del mattino, in un quartiere meridionale di Los
Angeles, il Leimert Park, c’era un terreno non edificato sul lato ovest
del South Norton Avenue, tra Coliseum Street e la West 39th Street, lì
venne ritrovato il corpo di Elizabeth. Una signora di nome Betty
Bersinger era a spasso con il suo cane e di primo acchito pensava
trattarsi di un manichino, ma poi realizzò che fosse il corpo di una
donna, mutilata orribilmente. Il corpo si presentata nudo e diviso in
due parti, dalla vita in giù. Era stata torturata e le avevano tinto di
rosso i capelli. In volto aveva un profondo taglio che partiva da un
orecchio per finire all’altro, secondo una mutilazione denominata Glasgow smile.
Non c’erano tracce di sangue. Era stata accuratamente lavata, dunque
quella non era la scena primaria del crimine. Numerose furono le
indagini condotte dalla Polizia di Los Angeles ma anche altri
dipartimenti, agenti, investigatori si interessarono a questo crimine
efferato, che ancora non ha trovato risoluzione. Tanti sospettati (almeno
22 quelli considerati fattibili), tanti interrogatori. Grandissima
risonanza, vuoi da parte dell’opinione pubblica che dalla stampa. C’è da
dire che le indagini furono svolte in maniera approssimativa: non
furono rilevate impronte di scarpe e neanche le impronte dei pneumatici
della macchina che arrivò in quel posto per disfarsi del corpo. La
comparazione di questi con i pneumatici dei sospettati avrebbe potuto
chiudere il cerchio, invece si assistette alla solita trafila di
accusati e mitomani; ce ne furono almeno 60, con la volontà di
addossarsene la responsabilità e soprattutto di sesso maschile. Ecco
alcuni nomi. L'ultima persona ad aver visto Elizabeth, quando era ancora in vita, fu Robert M. Manley che tanti chiamavano Red. Subito in cima alla lista dei sospettati, ma il suo alibi lo scagionò. Poi fu la volta di Walter Alonzo Bayley,
un chirurgo di Los Angeles, impelagato in un giro di aborti
clandestini, che coinvolgeva nomi molto conosciuti della Hollywood del
tempo. E’ stato anche vicino di casa di Elizabeth e padre di una delle
più care amiche di Virginia, sorella della Short. Basta tutto questo per
ritenere un uomo colpevole di un esecrabile omicidio?...
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