Elizabeth Ann Short - La Dalia Nera (seconda parte)


Luglio 20, 2018   Maria Rosaria Cofano

... Dopo la morte di George Hodel, avvenuta per insufficienza cardiaca, il figlio, Steve Hodel (un ex poliziotto del LAPD), pubblicò un libro, dichiarando di essere in possesso di indizi relativi alla morte della Short, indizi che coinvolgevano direttamente suo padre, ritenuto anche responsabile di numerosi omicidi, tra cui quelli relativi ai serial killer conosciuti come Killer del Rossetto e il Killer dello Zodiaco. Secondo Steve Hodel, le amicizie influenti del padre gli furono utili per insabbiare tutte le prove, prove e argomentazioni mai realmente confutate e da ritenersi schiaccianti per inchiodare George Hodel come unico responsabile dell’omicidio e dell’abominio reiterato imputatogli. Considerate false anche le foto appartenute al padre, che in realtà non ritrarrebbero la Short. C’è da dire che il Dottore, quando avvenne l’omicidio, fosse a capo di una clinica sulla East 1st Street, vicino Alameda.  L’informatrice Lillian Lenorak affermerà di essersi intrattenuta con il Dottore nei pressi dell'Hotel Biltmore, il luogo dove Elizabeth Short venne trovata morta. Per la donna la Short era una delle fidanzate del Dottore. Ma chi era Lillian Lenorak? Una delle pazienti di George Hodel, affetta da problemi mentali e per questo non attendibile. Tamara Hodel, la stessa figlia che lo denunciò per molestie, riportò alla luce una confidenza della madre, Dorothy, la quale sosteneva che il giorno del delitto Hodel avesse trascorso tutta la notte fuori ad un party, e che tornato le avrebbe confidato testuale: "Non saranno mai capaci di provare che l'ho uccisa io". A rientrare nell’ambito dei testimoni, Rudolph Waters, conosceva molto bene entrambi, il Dottore e la Short, ed affermò di non averli mai visti insieme e che quindi fosse improbabile che i due si conoscessero. Rimasero solo illazioni non suffragate da prove concrete e il Dottore venne eliminato dalla lista dei sospetti; ma ancora più torbidi furono quelli che coinvolsero un altro possibile responsabile del delitto, ovvero Norman Chandler, un editore del Los Angeles Times. Secondo lo scrittore Donald Wolfe (che ebbe modo di trascrivere tutto in un libro),  Chandler si rivolse ad un gangster locale, di nome Bugsy Siegel, per uccidere la Short. Quando Chandler frequentava la donna, lavorava come squillo in un noto bordello di Hollywood di proprietà di "Madame" Brenda Allen…

  • "Allen era la signora più prospera di Hollywood, in parte perché era così cauta, piuttosto che assumersi i rischi legati alla gestione di una" casa oscena ", Allen faceva affidamento su un servizio di scambio telefonico per comunicare con i clienti che erano controllati con la massima cura. Si vantava di servire la crema della crema di Los Angeles, e nel 1948 aveva 114 "ragazze di piacere" nel suo harem ".  JOHN BUNTIN, LA NOIR: La lotta per l'anima della città più seducente d'America (2009) 

… secondo la ricostruzione romanzata di Wolfe, la Short rimase incita e l’editore decise di farla eliminare per evitare uno scandalo. In realtà la polizia di Los Angeles scoprì che la Short  non avesse mai lavorato come squillo, e dall’autopsia si evinse che fosse affetta da gravi malformazioni vaginali, quindi impossibilitata a procreare. Intorno agli anni ’90 arriva un’altra figlia ad accusare il padre, George Knowlton, dell’omicidio di Elizabeth Ann Short. Il suo nome è Janice e quanto afferma sarebbe affiorato in un percorso terapeutico, per il superamento di eventi traumatici legati alla sua infanzia, ma per questo considerati non attendibili ai fini investigativi. Seguirà l’ennesimo libro sul caso, nel 1995, Daddy Was the Black Dahlia Killer, scritto a due mani con Michael Newton, già attivo in molte inchieste a sfondo criminale. La tematica è sempre la stessa, il padre aveva una relazione con la Short, che aveva vissuto per un periodo con loro, stabilendosi nel garage, dove poi avrebbe abortito in grande sofferenza, e di come fu anche costretta dal padre a rendersi complice dell’occultamento del cadavere. Coinvolge anche persone come Edward Davis, futuro capo della polizia di Los Angeles, nonché futuro politico californiano, e Buron Fitts, procuratore distrettuale di Los Angeles, che riteneva essere coinvolti nell'omicidio, arrivando a questa conclusione dopo le indagini avviate nei confronti del padre, di cui venne a conoscenza attraverso una fonte: un ex-collaboratore dello sceriffo di Los Angeles. Non esiste però una prova o un documento ufficiale, che acclarino l’indagine avviata nei confronti del padre. Tutto si riduce a un grosso polverone, che la portò ad essere molto conosciuta in spazi virtuali, dove si parlava del caso della Dalia Nera. Accuserà e coinvolgerà tanti dei personaggi, ritenuti coinvolti nella vicenda, paventando in maniera ossessiva oggettivi cospirazioni ed insabbiamenti. Janice Knowlton si suicidò nel 2004 con un'overdose di farmaci, che le vennero regolarmente prescritti.

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