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Il messaggio scritto con il rossetto e William George Heirens |
Agosto 10, 2018 Maria Rosaria Cofano
Alcuni
serial killer scelgono il loro soprannome, altri subiscono quello che gli danno
gli eventi e alcuni aspettano di essere fermati. Probabilmente come accadde a William George Heirens, assassino seriale
statunitense, meglio conosciuto come il Killer del Rossetto (The
Lipstick Killer), per aver lasciato sulla scena del crimine un messaggio
scritto con il rossetto:
"Per
amor di Dio fermatemi prima che possa uccidere ancora. Non posso
controllarmi."
Nel 1946
ha confessato tre delitti. Era nato a Evanston, il 15
novembre 1928, da George e Margaret Heirens. La sua era una
famiglia disfunzionale. I suoi nonni paterni erano immigrati lussemburghesi. Aveva
vissuto sulla propria pelle la povertà ma anche la criminalità. I suoi genitori
litigavano in continuazione e spesso per evitare di ascoltarli, andava a
girovagare per il quartiere, dove, per scacciare la noia aveva cominciato a
rubare. Preferiva non vendere la refurtiva e così molta, comprese le armi - quando
venne arrestato all’età di 13 anni - vennero ritrovate sul tetto di un edificio
nel quartiere, in un capannone abbandonato. Visse a Lincolwood ed è morto a Chicago, per complicazione causate dal diabete, il 5 marzo 2012, dopo 65 anni di
reclusione nel Dixon Correctional Centre. In effetti lui ritrattò gli omicidi,
adducendo di essere stato indotto con coercizione e minacce a confessarli.
A leggere la biografia degli assassini seriali, salta all’occhio come spesso
siano accomunati da presenze genitoriali già disturbate di loro. Da ragazzino
aveva visto due giovani fare l’amore e decise di raccontarlo alla madre, che
manifestò il suo disprezzo nei confronti della sessualità, considerata come
qualcosa di immorale, sporco, soprattutto in considerazione delle possibili
malattie trasmissibili. Le frustrazioni sessuali della madre condizionarono
psicologicamente l’approccio con la sua fidanzata, coetanea: dopo averla
baciata, le vomitò addosso e scoppiò a piangere. Si sentiva più sicuro a
maneggiare armi da fuoco, infatti all’età di tredici anni gliene trovarono
diverse in casa, servite – per sua stessa ammissione – per alcuni furti. Gli
diedero alcuni mesi di riformatorio da trascorrere alla Gibault School. Uscito
dal riformatorio, non perse tempo, di nuovo venne arrestato per furto con
scasso. Lui parlerà di noia, del fatto che compiere reati gli fosse utile per
allentare la tensione. In questo caso la condanna gli imponeva di
frequentare la St. Beda Academy diretta
dai monaci Benedettini. Stranamente in tale frequentazione scolastica, seppur
forzata, si dimostrò un ottimo studente e questo ottimo risultato gli permise
di essere rilasciato all’età di 16 anni e l'ammissione alla University of
Chicago, dove si iscrisse alla facoltà di Elettronica, ma senza perdere di
vista il piacere che il furto gli procurasse. La sua follia omicida è balzata alla
cronaca dopo l’uccisione di due donne: Josephine Ross e
Frances Brown, nel 1945.
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Josephine Ross (a sinistra) e sua figlia |
Il primo omicidio fu
quello di Josephine Ross, avvenuto 5 giugno
del 1945. La donna aveva 43 anni. Fu ritrovata senza vita nel suo appartamento
al 4108 di North Kenmore Avenue. Presentava numerose pugnalate sparse per tutto
il corpo, che si presentava privo della testa, poi ritrovata avvolta in un suo
vestito. Tra le mani stringeva un ciuffo di capelli scuri; era evidente che si
fosse difesa. Non era stata derubata, nell’abitazione non mancava niente. Le
persone che vennero ascoltate, tra conoscenti, fidanzato, ex marito, avevano
tutti un alibi attendibile. Rimase solo la descrizione sommaria di un uomo
dalla carnagione oscura, visto aggirarsi e scappare nei dintorni della casa
della vittima.
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Frances Brown |
Il secondo omicidio avvenne il 20 dicembre 1945, la
donna si chiamava Frances Brown. Anche lei fu ritrovata
senza vita nel suo appartamento al 3941 di Pine Grove. Presentava numerose
pugnalate. In entrambi i casi, la polizia pensò che le donne avessero sorpreso
in casa l’assassino intento a rubare e che poi questi le avesse uccise; in
realtà negli appartamenti nulla venne trafugato, quindi con tutta probabilità
il suo intento primario era uccidere. In questo omicidio, su una parete, l’assassino
scrisse con il rossetto la frase già sopraccitata: “"Per
amor di Dio fermatemi prima che possa uccidere ancora. Non posso
controllarmi". Lasciò
anche un’impronta insanguinata, all’ingresso, sullo stipite della porta. Ci fu
anche un testimone oculare, George Weinberg, che affermò di aver udito
degli spari alle 4 del mattino; mentre il portinaio, John Derick, disse di aver
visto in quella notte un uomo sui 35-40 anni, uscire dall’ascensore e dirigersi
verso l’uscita principale. L’idea che in giro ci fosse u criminale a piede
libero, dedito ad ammazzare donne nel proprio appartamento per poi firmare il
tutto con il loro rossetto, seminò il panico a Chicago. Il dipartimento di polizia
iniziò ad investigare su uccisioni e sparizioni di donne rimaste irrisolte.
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Susanne Degnan |
Il
7 gennaio del 1946 scomparve una bambina di sei anni, Susanne Degnan, mentre si
trovava al 5943 di North Kenmore Ave. I genitori ne denunciarono la scomparsa. Venne
perquisita la casa dei genitori, e gli agenti trovarono una scala appoggiata alla
finestra della stanza della bambina e un messaggio di riscatto: il rapitore
chiedeva 20000 dollari in banconote di piccolo taglio con il divieto di
rivolgersi alle polizia; nella parte posteriore del biglietto pretendeva che i
genitori distruggessero il biglietto dopo averlo letto, se volevano rivedere la
bambina in vita. Il messaggio era stato scritto con annotazioni di tipo
musicale, così gli agenti pensarono che il rapitore potesse essere un
musicista. Seguirono chiamate telefoniche da parte del rapitore, probabilmente
anche da parte di mitomani o approfittatori, ma non abbastanza rilevanti per
dedurne la provenienza. Nell'ambito di tal merito, venne indagato un ragazzo
della zona,
Theodore Campbell, il quale affermò di aver agito con la complicità
di un amico,
Vincent Costello; quest’ultimo gli aveva confessato di aver ucciso
la bambina, dunque le telefonate anonime e la richiesta del riscatto. Costello
abitava vicino all’abitazione dei Degnan, frequentava la scuola pubblica, e già
all’età di sedici anni aveva scontato una pena in riformatorio per rapina.
Entrambi vennero sottoposti al
test poligrafico, con la conclusione che non
fossero a conoscenza di alcuni particolari dell’omicidio che solo il vero
killer avrebbe potuto conoscere. Da loro erano partite sì le telefonate anonime,
ma solo dopo aver ascoltato alcuni poliziotti per strada parlare dell’omicidio.
La prima cosa che si dovrebbe
fare, quando sparisce un bambino, è indagare in famiglia e poi allargare la
visione ai vicini e conoscenti, perché la mela non cade mai troppo lontano
dall’albero. La storia del crimine insegna che in caso di rapimento, le prime
24 ore siano determinanti per la sua risoluzione. Pensare che qualcuno possa
prendere una scala ed entrare nella stanza di mia figlia, portarsela via… è
aberrante. La stessa indignazione mi arriva quando vedo genitori lasciare
indietro i propri figli per il solito capriccio di turno; o lasciarli liberi di
scorazzare per le strade quando ancora non arrivano al tavolo. Il mondo è
crudele, non bisogna mai perdere di vista quanto lo sia. Ma torniamo alla
storia di Susanne. Dalle indagini venne fuori che il signor Degnan fosse un dirigente
della OPA, un organo statale con il compito di controllare i prezzi dei
beni alimentari e la difesa dei diritti dei consumatori. In quel periodo l’OPA
stava controllando e limitando la distribuzione dei prodotti caseari, ed era
anche in atto uno sciopero degli operai addetti all’imballaggio della carne.
Altri funzionari avevano ricevuto minacce e si pensò che questa ritorsione – il
rapimento della bambina – non fosse altro che frutto del malcontento di qualche
operaio probabilmente addetto all’imballaggio; ad avvalorare questa pista anche
la morte per decapitazione di un uomo impelagato nel traffico di alimenti. Le
indagini erano allo stallo, quando alla polizia arrivò una telefonata anonima,
che diceva di cercare lungo la rete fognaria vicino all’abitazione dei Degnan.
Non mi soffermerò su cosa e dove siano state ritrovate le membra della bambina,
ormai è storia nota - al male non ci si dovrebbe mai abituare! -,
comunque tutte erano state sparpagliate a circa un isolato di distanza
l’uno dall’altra, mentre le braccia vennero ritrovate dopo circa un mese vicino
alla rete fognaria a ridosso della ferrovia Red Line di Chicago.
Iniziarono le perquisizioni in tutti gli edifici circostanti, compresa
una lavanderia interna ad un condominio, vicino al luogo del
ritrovamento della testa. Il luogo era stato ripulito, ma alcune tracce
ematiche non lasciarono dubbi, e portarono alla conclusione che quello fosse
il luogo dove l’assassino decise di smembrare la bambina, definito per l’appunto
"la stanza del delitto". Secondo l’analisi autoptica,
la bambina doveva essere ancora viva subito dopo il rapimento. Venne uccisa in
un luogo sconosciuto e poi portata nella lavanderia...
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