Ottobre 14, 2018 Maria Rosaria Cofano
Sembra quasi un imperativo categorico che se a
scoprire un cadavere non sia un uomo, ci arrivi a mettere la zampa un cane. E
del resto chi altri potrebbe farlo?! Il 27 luglio 1943, in un campo da golf
di Fox Hills di Los Angeles, venne ritrovato il corpo di una donna. A fare la
macabra scoperta, fu appunto il cane del giardiniere, che accorse dopo averlo
sentito abbaiare insistentemente. Subito venne chiamato il Dipartimento dello
sceriffo, e non passò molto tempo per l’identificazione della donna, il cui
nome era Ora Murray. Il corpo della donna aveva subito mutilazioni; successivamente l’esame autoptico rivelò una commozione cerebrale e che la morte
fosse sopraggiunta per strangolamento. I vestiti si presentavano strappati e
ridotti quasi a brandelli. La posizione del corpo era riversa e nella parte
sottostante, schiacciato dal peso, c'era un corpetto con una Gardenia, che era
parte di una decorazione. Questo caso, come quello de La Dalia Nera, prese il nome proprio da un fiore: l'omicidio Gardenia (The Gardenia Murder). Secondo
le indagini avviate dalla polizia, la donna era ancora viva intorno alle 23:00,
in compagnia di un uomo di nome Paul. Questo era stato confermato anche dalla
sorella della vittima, che affermò di trovarsi in un locale da ballo proprio in
sua compagnia e dell’uomo di nome Paul, a cui chiese di fermarsi, affinché al
gruppo potesse aggiungersi anche il marito; ma il marito si mostrò poco
disposto ad unirsi a loro, e così Ora uscì da sola con l’uomo conosciuto al
ballo. Quando le chiesero la descrizione dell’uomo, la sorella lo descrisse
come un uomo alto, bruno, con indosso un abito oscuro e la sua macchina era una coupé Buick
del 1942. Come in qualsiasi caso di omicidio, le telefonate anonime ma anche le
false segnalazioni, vanno a frapporsi a quelle più attendibili, come quella
telefonata che il Dipartimento dello Sceriffo di Los Angeles ricevette da parte
di una donna, la signorina Jeannette J. Walser, che sosteneva di conoscere l’uomo
misterioso visto con Ora. La telefonata arrivò circa una settimana dopo la
scoperta del cadavere della donna, e la Walser era presumibilmente un’amante risentita dell’uomo
misterioso che sosteneva essere l’uomo visto con la vittima, il cui nome era
Grant Wyatt Terry. Raccontò di averlo incontrato la prima volta in un locale.
Le disse di essere un avvocato federale e di lavorare per l’esercito. Gli
prestò anche la sua macchina, che poi si scoprì coincidere con quella guidata
dall’uomo di nome Paul. Così iniziò a corteggiarla per poi chiederle di
sposarlo, ma poco prima del loro matrimonio, Terry la abbandonò portando con sé
un anello di diamanti e svariati contati. La donna era stata truffata, dunque
il forte risentimento. Quando poi venne mostrata la fotografia di Grant Wyatt
Terry alla sorella di Ora, lei lo riconobbe come il “Paul” conosciuto nel
locale in compagnia della sorella. Ammesso che fosse un truffatore, poteva mai
essere capace di ridurre una donna in quello stato? Una cosa non implica
necessariamente l’altra, ma potrebbe essere assolutamente possibile per un truffatore-assassino
privo di coscienza e per giunta sadico. L’assoluta mancanza di rimorso gli ha
permesso di rimanere un caso irrisolto e l’incompetenza di chi fosse preposto
alla risoluzione del caso, avvalorato da limitazioni tecniche, gli ha dato
spazio e forza per l’attuazione. William Murray, il marito di Ora, era un
militare, residente nell'esercito del Mississippi;
quando seppe dell’accaduto, subito richiese un permesso per recarsi a Los
Angeles, per occuparsi del funerale della moglie. Anche lui era ansioso di
conoscere chi ci fosse dietro l’omicidio di Ora.
In un giorno non precisato di marzo del 1944, l’FBI riuscì a stanare il famigerato “Paul”. Venne fermato a New York e il suo vero nome non era Terry, come sostenuto da Jeannette J. Walser, ma Roger Lewis Gardner, ed in quel periodo era considerato come uno dei criminali più pericolosi in circolazione. Si era avvalso di numerosi pseudonimi, e spacciandosi per un rispettabile e impegnato federale, aveva raggirato molte donne, sposandole senza mai divorziare. Acclarato che fosse un imbroglione e partendo dal presupposto che delle donne coinvolte nelle sue truffe, solo Ora fosse stata trovata morta, si poteva giungere alla possibile - ma da accertare - conseguenza che la vittima, quel dannato giorno, avesse incontrato un truffatore ma probabilmente anche un sadico omicida, e quindi c’era solo da avvalorare se entrambi fossero la stessa persona. Riportato a Los Angeles per i dovuti accertamenti, si ritrovò ad affrontare il processo che lo vide coinvolto con l’accusa di omicidio. Durante il processo, Latona - la sorella di Ora – indossò una Gardenia bianca, ricordando quella stessa Gardenia ritrovata sotto il corpo di Ora. Durante la sua deposizione, affermò di aver avvertito una sensazione negativa, quando l’uomo di nome Paul continuò la serata solo con la sorella, allontanandosi con la sua auto, di cui avrebbe voluto prendere la targa e prima ancora chiedergli elementi più precisi sulla sua identità. Sentiva di non doversi fidare di quello sconosciuto e quello sconosciuto avvertì il suo disappunto, chiedendole il “perché?” di quella sensazione di sfiducia. Senza curarsi del malessere della sorella, Ora si allontanò con lui, sola e con quella maledetta fiducia, col senno di poi, mal riposta. La tattica di difesa attuata dall’avvocato di Gardner, ruotava tutta intorno al famigerato “Paul”, l’uomo conosciuto da Ora in un locale e con il quale si allontanò in macchina, affermando semplicemente che non fossero la stessa persona. I dubbi sollevati da questa possibilità, e la mancanza di prove schiaccianti, portarono la giuria a non raggiungere un verdetto di colpevolezza, limitandosi solo all’accusa di falsa identità, da scontare con tre anni di reclusione Il caso di Ora Murray, come quello di tante altre donne uccise barbaramente negli anni ’40, rimase irrisolto. Alcuni nomi: Estelle Evelyn Carey (1909 Chicago - 2 febbraio 1943 Chicago), Georgette Bauerdorf (May 6, 1924 – October 12, 1944), ElizabethAnn Short (Boston, 29 luglio 1924 – Los Angeles, 15 gennaio 1947). L’accanimento spregevole, esecrabile attuato sui corpi di queste ed altre donne, condurrebbe a pratiche mediche di dissezione, ma anche potrebbero coinvolgere persone preposte alla macellazione di carni; se per la Short le piste furono molteplici, per la Bauerdorf probabilmente si trattava di uno spasimante respinto, ma l’attenzione per il suo omicidio venne subito soffocata dal clamore sollevato dall’omicidio de La Dalia Nera. Anche per Estelle Evelyn Carey c’erano diverse piste, ma bene o male tutte riconducibili all’organizzazione “Chicago Outfit”, ed in cima alla lista un gangster di Chicago, Marshall Caifano (pseudonimo di John Marshall), noto all’ambiente per l’uso della fiamma ossidrica nei suoi omicidi. Non elencherò nei dettagli quanto abbia potuto raccogliere in termini di notizie relative a questi omicidi, che di certo potrai approfondire nel mio Blog in qualsiasi momento. Devo però fare una precisazione. In uno dei miei ultimi Dossier, nella fattispecie quelli relativi alla rubrica denominata “Serial Killer”, in base al modus operandi, ovvero adescamento, omicidio, tortura, mutilazione… mi sono chiesta se questa pratica potesse essere riconducibile ad un nome: Otto Stephen Wilson. Assolutamente non responsabile di tutti gli omicidi citati, visto il lasso temporale in cui agì e quindi venne fermato per l’arresto. Qui trovi il suo approfondimento.
In un giorno non precisato di marzo del 1944, l’FBI riuscì a stanare il famigerato “Paul”. Venne fermato a New York e il suo vero nome non era Terry, come sostenuto da Jeannette J. Walser, ma Roger Lewis Gardner, ed in quel periodo era considerato come uno dei criminali più pericolosi in circolazione. Si era avvalso di numerosi pseudonimi, e spacciandosi per un rispettabile e impegnato federale, aveva raggirato molte donne, sposandole senza mai divorziare. Acclarato che fosse un imbroglione e partendo dal presupposto che delle donne coinvolte nelle sue truffe, solo Ora fosse stata trovata morta, si poteva giungere alla possibile - ma da accertare - conseguenza che la vittima, quel dannato giorno, avesse incontrato un truffatore ma probabilmente anche un sadico omicida, e quindi c’era solo da avvalorare se entrambi fossero la stessa persona. Riportato a Los Angeles per i dovuti accertamenti, si ritrovò ad affrontare il processo che lo vide coinvolto con l’accusa di omicidio. Durante il processo, Latona - la sorella di Ora – indossò una Gardenia bianca, ricordando quella stessa Gardenia ritrovata sotto il corpo di Ora. Durante la sua deposizione, affermò di aver avvertito una sensazione negativa, quando l’uomo di nome Paul continuò la serata solo con la sorella, allontanandosi con la sua auto, di cui avrebbe voluto prendere la targa e prima ancora chiedergli elementi più precisi sulla sua identità. Sentiva di non doversi fidare di quello sconosciuto e quello sconosciuto avvertì il suo disappunto, chiedendole il “perché?” di quella sensazione di sfiducia. Senza curarsi del malessere della sorella, Ora si allontanò con lui, sola e con quella maledetta fiducia, col senno di poi, mal riposta. La tattica di difesa attuata dall’avvocato di Gardner, ruotava tutta intorno al famigerato “Paul”, l’uomo conosciuto da Ora in un locale e con il quale si allontanò in macchina, affermando semplicemente che non fossero la stessa persona. I dubbi sollevati da questa possibilità, e la mancanza di prove schiaccianti, portarono la giuria a non raggiungere un verdetto di colpevolezza, limitandosi solo all’accusa di falsa identità, da scontare con tre anni di reclusione Il caso di Ora Murray, come quello di tante altre donne uccise barbaramente negli anni ’40, rimase irrisolto. Alcuni nomi: Estelle Evelyn Carey (1909 Chicago - 2 febbraio 1943 Chicago), Georgette Bauerdorf (May 6, 1924 – October 12, 1944), ElizabethAnn Short (Boston, 29 luglio 1924 – Los Angeles, 15 gennaio 1947). L’accanimento spregevole, esecrabile attuato sui corpi di queste ed altre donne, condurrebbe a pratiche mediche di dissezione, ma anche potrebbero coinvolgere persone preposte alla macellazione di carni; se per la Short le piste furono molteplici, per la Bauerdorf probabilmente si trattava di uno spasimante respinto, ma l’attenzione per il suo omicidio venne subito soffocata dal clamore sollevato dall’omicidio de La Dalia Nera. Anche per Estelle Evelyn Carey c’erano diverse piste, ma bene o male tutte riconducibili all’organizzazione “Chicago Outfit”, ed in cima alla lista un gangster di Chicago, Marshall Caifano (pseudonimo di John Marshall), noto all’ambiente per l’uso della fiamma ossidrica nei suoi omicidi. Non elencherò nei dettagli quanto abbia potuto raccogliere in termini di notizie relative a questi omicidi, che di certo potrai approfondire nel mio Blog in qualsiasi momento. Devo però fare una precisazione. In uno dei miei ultimi Dossier, nella fattispecie quelli relativi alla rubrica denominata “Serial Killer”, in base al modus operandi, ovvero adescamento, omicidio, tortura, mutilazione… mi sono chiesta se questa pratica potesse essere riconducibile ad un nome: Otto Stephen Wilson. Assolutamente non responsabile di tutti gli omicidi citati, visto il lasso temporale in cui agì e quindi venne fermato per l’arresto. Qui trovi il suo approfondimento.
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