giovedì 26 marzo 2020

L'eccidio delle Fosse Ardeatine

Marzo 24, 2020   Maria Rosaria Cofano

Il 24 marzo del 1944, Settacinque anni fa, ci fu l'eccidio delle Fosse Ardeatine. I nazisti uccisero 335 italiani, in gran parte civili, con un colpo di pistola alla nuca. Il luogo scelto per l'esecuzione fu una cava di tufo dismessa sulla via Ardeatina, un posto ritenuto idoneo per nascondere l'esecuzione e farla poi fungere come fossa comune. Fu questa la conseguenza di un evento accaduto il 23 marzo 1944, dove 17 partigiani, a Roma, fecero esplodere un ordigno in via Rasella, al passaggio di una colonna di militari tedeschi del reggimento "Bozen" . A causa dell'attentato morirono 32 militari e 10 soldati nei giorni successivi. Coinvolti anche due civili italiani. La sera stessa del 23 marzo, il comandante della polizia e dei servizi di sicurezza tedeschi a Roma, il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler, con il comandante delle forze armate della Wermacht di stanza nella capitale, il generale Kurt Malzer, scelsero come azione di rappresaglia la fucilazione di dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso, e che le vittime venissero scelte tra i condannati a morte detenuti nelle prigioni di Regina Coeli e via Tasso, ma poiché il numero dei detenuti condannati a morte non fosse abbastanza per il numero previsto per l'esecuzione, vennero aggiunti alla lista persone arrestate per motivi politici, altri sospettati di aver partecipato ad azioni della Resistenza, 57 cittadini ebrei imprigionati e in attesa di essere deportati, ed anche alcuni civili fermati per caso nelle vie di Roma. La proposta venne approvata dal generale Eberhard von Mackensen,- ambasciatore a Roma del Terzo Reich.

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