mercoledì 4 marzo 2020

Il segreto delle sorelle Morgan

Marzo 5, 2020   Maria Rosaria Cofano

Le sorelle Morgan
Diceva Auguste Rodin: "Una donna che si pettina i capelli colma il cielo del suo gesto", ma nella storia che mi appresto a raccontare, tale leggiadra gestualità lascia il posto al crimine, che in un Blog come questo non poteva essere altrimenti. Il tutto si consuma in epoca vittoriana, periodo storico che prenderà il nome dalla regina Vittoria, coincidendo con la sua intera esistenza, quindi sviluppatosi tra il 20 giugno 1837  (anno in cui la regina Vittoria venne incoronata alla morte dello zio, il re Guglielmo IV),  fino alla sua morte, avvenuta il 22 gennaio 1901
La regina Vittoria nel 1882
L'inghilterra, travolta dalla rivoluzione industriale, diverrà una sorta di apripista alla modernità occidentale. Il fervore culturale investirà tutti i campi, come la politica, l'economia, modificando radicalmente la valenza sociale della massa popolare, in termini di partecipazione attiva al fermento innovativo, che quindi non vedrà protagonista soltanto l'esaustiva e prevedibile limitata cerchia di persone altolocate, la cosiddetta elite. In piena rivoluzione industriale, lo sfruttamento minorile, si diffonde a macchia d'olio; i cosmetici femminili trovano larga distribuzione e la mortalità è elevata a causa delle epidemie. E' questa un'epoca in cui le stranezze si sprechino, dove la superstizione la fa da padrona grazie alle morti improvvise e quotidiane a causa appunto delle epidemie. E' anche il periodo in cui agì il mai stanato assassino seriale, ai più conosciuto come "Jack lo squartatore”.

Illustrazione, Jack lo squartatore
Ma questa è un'altra storia... Una delle tante ossessioni messe in atto in questo periodo, è legata alle chiome femminili, che dovevano essere lunghe, addirittura fino ai piedi e poiché si decideva di tagliarle solo in caso di malattia, esse divvennero sinonimo di buona salute, cosa assai complicata in epoca vittoriana. Le acconciature cotonate e platino dell’epoca di Maria Antonietta sono ormai desuete e lontane. L'erotismo suscitato da una lunga e fluente chioma (solo le attrici e le prostitute portavano i capelli sciolti), che veniva raccolta e sciolta soltanto nell'intimità coniugale, divenne un elemento basilare della propria dote.

I capelli in epoca Vittoriana
Verrebbe da chiedersi da dove provenga tale diffusa e atavica valenza o credenza, e la si farebbe risalire letterariamente al fatto che le donne dai lunghi capelli avessero il dono di distrarre il Male e quindi divennero emblematiche della protezione dei cavalieri. Degne rappresentanti di questa nuova tendenza, con tutto il bagaglio di cupa desolazione misterica, furono le sorelle Morgan e la loro coesistenza con la morte. Le ragazze vivevano nella campagna londinese, insieme ai loro genitori ed altre due sorelle, Il padre era nel commercio dei cavalli. Conducendo una vita semplice e lontana dal trambusto cittadino. Probabilmente pensavano che quella forma di isolamanto esistenziale allontanasse la paura di ammalarsi di tubercolosi, anche conosciuta come piaga bianca o male di vivere, che ariverà a Londra nella seconda metà del XIX secolo. L'aria irrespirabile generata dal fermento industriale e la sua sovrappopolazione la rese una città malsana e tante furono le epidemie che si diffusero nel corso dei secoli, come la "la grande peste"
Elenco dei morti del 1665

fra il 1665 ed il 1666, che uccise circa 60.000 persone, ovvero un quinto della popolazione. 
La malattia, spesso vissuta come una sorta di catarsi, permetteva ai contagiati di vivere ancora un'esistenza nell'attesa della morte e questo li rendeva emotivamente più sensibili, introspettivi, quasi spirituali nella costatazione di una pelle diafana, eterea, spesso emulata o esagerata dalle donne, che decidevano di rendere il proprio incarnato più bianco di quanto in realtà non fosse. Chi come i Morgan decise di isolarsi nelle campagne londinesi, lo stesso venne raggiunto e contagiato. I gentitori delle ragazze morirono a distanza di poco tempo l'uno dall'altra e poi anche le altre due sorelle, e le due ragazze superstiti continuarono a vivere e a superare il dolore prendendosi cura l'una dell'altra. La sequenza del dolore vissuto fino al parossismo, probabilmente generò dinamiche ritenute per il raziocinio assolutamente inaccettabili, ma che appunto in casi disperati, avvolti da una inevitabile e sgomenta solitudine, sono capaci di generare eventi, azioni volte a fermare il tempo, rendere più sopportabile il distacco da ciò che si ami. E' il 1861, succede che anche la sorella maggiore improvvisamente muoia, forse per malattia o altro, questo rimarrà poco chiaro. La sorella minore di fronte all'idea di dover seppellire l'amata sorella, scelse invece di tenerla macabramente in vita, prendendosi cura del suo corpo, cercando in tutti i modi di rallentare o meglio cancellare il processo di decomposizione già in atto. Continuò a nutrirla, a lavarla in soluzioni di arsenico, aceto, formalina.
Queste insane dimanimiche, fatte di medicamenti e devozione macabra, durarono per diversi anni, e tanti altri anni sarebbero durati se il catasto non ci avesse messo il becco, dopo alcuni problemi burocratici insoluti e che richiesero un intervento in loco. Avviene così la scoperta agghiacciante, che rivelerà agli occhi di tanti quel segreto d'amore malato di solitudine e degrado, che vide quella famiglia protagonista ed emblematica di un periodo devastato dalla paura di un nemico strisciante, invisibile, capace appunto di distruggerti senza percepirne la presenza; i più attenti avranno intuito il riferimento e l'attualità di quanto si stia vivendo oggi nel mondo. Che Dio ci aiuti! Non mi sento di giudicare azioni mosse dalla disperazione di separasi da quanto si sia amato più di se stessi e nel rispetto di chi abbia avuto la fortuna di provare, vivere un tale sentimento, potrei anche giustificare l'inaccettabile.

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