Marzo 5, 2020 Maria Rosaria Cofano
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Le sorelle Morgan |
Diceva
Auguste Rodin: "Una donna che si pettina i capelli colma il
cielo del suo gesto", ma nella storia che mi appresto a
raccontare, tale leggiadra gestualità lascia il posto al crimine, che in un Blog come questo non poteva essere altrimenti. Il tutto si
consuma in epoca vittoriana, periodo storico che prenderà il nome dalla regina Vittoria, coincidendo con la sua intera esistenza, quindi sviluppatosi tra il 20 giugno 1837 (anno in cui la regina Vittoria venne incoronata alla morte dello zio,
il re Guglielmo IV), fino alla sua morte, avvenuta il 22 gennaio 1901
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La regina Vittoria nel 1882 |
L'inghilterra, travolta dalla
rivoluzione industriale, diverrà una sorta di apripista alla
modernità occidentale. Il fervore culturale investirà tutti i
campi, come la politica, l'economia, modificando radicalmente la
valenza sociale della massa popolare, in termini di partecipazione
attiva al fermento innovativo, che quindi non vedrà protagonista
soltanto l'esaustiva e prevedibile limitata cerchia di persone
altolocate, la cosiddetta elite. In piena rivoluzione industriale,
lo sfruttamento minorile, si diffonde a macchia
d'olio; i cosmetici femminili trovano larga distribuzione e la
mortalità è elevata a causa delle epidemie. E' questa un'epoca in
cui le stranezze si sprechino, dove la superstizione la fa da padrona
grazie alle morti improvvise e quotidiane a causa appunto delle
epidemie. E' anche il periodo in cui agì il mai stanato assassino
seriale, ai più conosciuto come "Jack lo
squartatore”.
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Illustrazione, Jack lo squartatore
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Ma questa è un'altra storia... Una delle
tante ossessioni messe in atto in questo periodo, è legata alle
chiome femminili, che dovevano essere lunghe, addirittura fino ai
piedi e poiché si decideva di tagliarle solo in caso di malattia,
esse divvennero sinonimo di buona salute, cosa assai complicata
in epoca vittoriana. Le acconciature cotonate e platino dell’epoca
di Maria Antonietta sono ormai desuete e lontane. L'erotismo
suscitato da una lunga e fluente chioma (solo le attrici e le
prostitute portavano i capelli sciolti), che veniva raccolta e
sciolta soltanto nell'intimità coniugale, divenne un elemento
basilare della propria dote.
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I capelli in epoca Vittoriana |
Verrebbe da chiedersi da dove provenga
tale diffusa e atavica valenza o credenza, e la si farebbe risalire letterariamente al
fatto che le donne dai lunghi capelli avessero il dono di distrarre
il Male e quindi divennero emblematiche della protezione dei
cavalieri. Degne rappresentanti di questa nuova tendenza, con tutto il
bagaglio di cupa desolazione misterica, furono le sorelle Morgan e la
loro coesistenza con la morte. Le ragazze vivevano nella campagna
londinese, insieme ai loro genitori ed altre due sorelle, Il padre
era nel commercio dei cavalli. Conducendo una vita semplice e lontana
dal trambusto cittadino. Probabilmente pensavano che quella forma di
isolamanto esistenziale allontanasse la paura di ammalarsi di
tubercolosi, anche conosciuta come piaga
bianca o male di vivere, che ariverà a Londra nella seconda metà
del XIX secolo. L'aria irrespirabile generata dal fermento
industriale e la sua sovrappopolazione la rese una città malsana e
tante furono le epidemie che si diffusero nel corso dei secoli, come
la "la grande peste",
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Elenco dei morti del 1665 |
fra il 1665 ed il 1666, che uccise
circa 60.000 persone, ovvero un quinto della popolazione.
La
malattia, spesso vissuta come una sorta di catarsi, permetteva ai
contagiati di vivere ancora un'esistenza nell'attesa della morte e
questo li rendeva emotivamente più sensibili, introspettivi, quasi
spirituali nella costatazione di una pelle diafana, eterea, spesso
emulata o esagerata dalle donne, che decidevano di rendere il proprio
incarnato più bianco di quanto in realtà non fosse. Chi come i
Morgan decise di isolarsi nelle campagne londinesi, lo stesso venne
raggiunto e contagiato. I gentitori delle ragazze morirono a distanza
di poco tempo l'uno dall'altra e poi anche le altre due sorelle, e le due
ragazze superstiti continuarono a vivere e a superare il dolore prendendosi cura l'una dell'altra. La sequenza del dolore
vissuto fino al parossismo, probabilmente generò dinamiche ritenute
per il raziocinio assolutamente inaccettabili, ma che appunto in casi
disperati, avvolti da una inevitabile e sgomenta solitudine, sono
capaci di generare eventi, azioni volte a fermare il tempo, rendere
più sopportabile il distacco da ciò che si ami. E' il 1861, succede che
anche la sorella maggiore improvvisamente muoia, forse per malattia o
altro, questo rimarrà poco chiaro. La sorella minore di fronte
all'idea di dover seppellire l'amata sorella, scelse invece di
tenerla macabramente in vita, prendendosi cura del suo corpo,
cercando in tutti i modi di rallentare o meglio cancellare il
processo di decomposizione già in atto. Continuò a nutrirla, a
lavarla in soluzioni di arsenico, aceto, formalina.
Queste insane
dimanimiche, fatte di medicamenti e devozione macabra, durarono per diversi anni, e tanti altri anni
sarebbero durati se il catasto non ci avesse messo il becco, dopo
alcuni problemi burocratici insoluti e che richiesero un intervento
in loco. Avviene così la scoperta agghiacciante, che rivelerà agli
occhi di tanti quel segreto d'amore malato di solitudine e degrado,
che vide quella famiglia protagonista ed emblematica di un periodo
devastato dalla paura di un nemico strisciante, invisibile, capace appunto di
distruggerti senza percepirne la presenza; i più attenti avranno
intuito il riferimento e l'attualità di quanto si stia vivendo oggi
nel mondo. Che Dio ci aiuti! Non mi sento di giudicare azioni mosse
dalla disperazione di separasi da quanto si sia amato più di se
stessi e nel rispetto di chi abbia avuto la fortuna di provare,
vivere un tale sentimento, potrei anche giustificare l'inaccettabile.
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