Gennaio 29, 2023
Maria
Rosaria Cofano
Gli
appassionati di cinema come me, di certo non si saranno fatti mancare
una esaustiva retrospettiva cinematografica italiana degli anni ’40,
fino ad arrivare ai capolavori del
Neorealismo. Sorvolando i
film edulcorati e corretti dalla propaganda politica - insomma,
quelli cari al regime - alcuni titoli hanno fatto storia, lanciando
giovani registi alla loro prima prova d’autore. Talentuosi,
ispirati, quasi disinteressati, che tanto mancano alla storia del
cinema contemporaneo, ormai sorbito dai dettami consumistici, tra
distopia, satanismi e commedie al limite del grottesco; con attori
discutibili imposti dal sistema, che dovrebbero guardare e studiare
Anna Magnani, l’attrice più rappresentativa di questo
periodo e dal genio recitativo rimasto insuperato.
Rossellini,
De Sica, De Santis, Germi, Blasetti, Visconti… se non li
conosci, smuovi la tua curiosità. Informati, guarda il loro
contributo nella storia del cinema italiano, quello con la “C”
maiuscola, l’unico capace di dargli una eco internazionale. Hanno
raccontato, trasposto con grande convinzione e credibilità il
dramma, l’evasione, indagato il sociale fino all’approfondimento
documentaristico di un periodo di orribile e reale sofferenza. E in
America? Già a partire dalla fine della
Prima Guerra Mondiale
(28 lug 1914 – 11 nov 1918) il grande potere economico dell’America
le ha permesso di affermare la propria egemonia anche nel
campo
cinematografico. Si arriva agli anni ’30 e ’40 dove, con
l’avvento del sonoro, alcuni generi come il noir, musical,
gangster ma lo stesso western - già in larga distribuzione
all’inizio del secolo -, continueranno ad essere affrontati, a
trovare riscontro di pubblico, e in termini numerici di produzione,
renderanno insuperata l’industria cinematografica americana, che
oggi vede anche ben altri competitori, come la Cina, l’India…
Sarebbe interessante approfondire i cambiamenti del cinema, la sua
evoluzione stilistica, a livello di contenuti e mezzi,
contestualizzando il tutto con l’innesto storico, ma questo
preambolo giusto anticipa un’altra storia di cronaca, in cui mi
sono imbattuta in una delle mie ricerche relative ai crimini e casi
irrisolti, vuoi di omicidio, vuoi di sparizione, appunto degli anni
’40. Questo in particolare investe una lasso temporale relativo
alla fine degli anni ’40. Lo scenario è quello di una
Hollywood,
il cui decennio d’oro sta per volgere al termine a causa della
televisione. Le star lanciate sono ormai tante e gli
artisti sono più liberi nella scelta dei ruoli e produzioni, quindi
meno ombellicati agli otto studi principali, divisi ovviamente per
genere. Tra l’altro, proprio nel 1948, contro l’industria
cinematografica americana, insomma gli studi principali, furono
presentate
cause antitrust. Le stelle lanciate sono tante,
tante sono già finite del dimenticatoio e questa non sarà la storia
patinata, pseudo sdolcinata della attricetta di turno, divenuta
iconografica. E’ la storia della sparizione, della quasi
sconosciuta
Jean Spangler, che è stata danzatrice, attrice e
modella statunitense. I suoi furono piccoli ruoli in alcuni film
hollywoodiani... ma procediamo con ordine. Era nata il 2 settembre
1923 a Seattle , Washington. Frequentò la Franklin High School di
Los Angeles , in California , laureandosi nel 1941. Quando era ancora
una ragazzina, si esibì nell' Earl Carroll Theatre. Nel 1942,
all’età di 19 anni, sposò il produttore
Dexter Benner,
ma anche se chiese il divorzio solo sei mesi dopo, a causa della
presunta crudeltà di lui, continuarono a frequentarsi. Ebbero una
figlia,
Christine (nata il 22 aprile 1944). Seguirono
anni in cui entrambi lottarono per avere l’affidamento della
bambina. Benner sostenne che il comportamento e l’infedeltà della
moglie, la rendessero una donna poco adatta a crescere un minore.
L’attrice, solo nel 1948 – un anno prima della sua scomparsa -
ottenne la custodia della figlia. Si trasferì nel complesso
residenziale
Park La Brea vicino al Wilshire Boulevard, dove
visse appunto con la figlia, la madre, il fratello e la cognata.
Intorno alle 17:00 del Venerdì (7 ottobre 1949), la Spangler
chiuse la porta della sua casa a Los Angeles, dopo aver lasciato la
bambina con la cognata, dicendole che avrebbe dovuto incontrare l’ex
marito per discutere del ritardato pagamento dell’assegno di
mantenimento della figlia, ma tutto questo dopo un servizio
fotografico sul set di un film.
Sophie, la cognata,
ricevette una telefonata, dove l’attrice le diceva che quella sera,
causa impegni lavorativi, non sarebbe tornata a casa.
In casa
mancava anche la madre della Spangler, recatasi a Louisville per
una visita alla famiglia. Il mattino seguente, quando la cognata notò
ancora l’assenza della Spangler, decise di recarsi alla polizia per
denunciarne la
scomparsa (8 ottobre, 1949). La polizia
venne informata dei suoi spostamenti e quindi come prima cosa
vagliarono la sua presenza presso gli studi cinematografici, dove
aveva sostenuto di essersi soffermata appunto per un servizio
fotografico. Tutto ciò non venne confermato: non risultava che
quella notte avesse lavorato come riferito alla cognata. Una delle
commesse di un negozio di alimentari, il
Farmers Market - a
pochi isolati da casa sua - disse di averla
vista intorno alle
18:00, come in attesa di qualcuno. La commessa fu probabilmente
l’ultima ad aver visto la ragazza prima di scomparire nel nulla.
Venne anche ascoltato l’ex marito, che secondo la cognata avrebbe
dovuto incontrare, a causa del mancato assegno di mantenimento.
Benner affermò di non averla vista per molte settimane; a conferma
di ciò, intervenne anche l’attuale moglie del produttore,
Lynn
Lasky Benner. La Spangler sembrava sparita nel nulla, quando il
9
ottobre 1949 venne ritrovata la sua borsa, a ridosso
dell’entrata di
Fern Dell del Griffith Park a Los Angeles,
non molto lontano da casa sua. I manici della borsa si presentava
strappati, come se qualcuno gliel’avesse tirata a forza. Poteva
forse trattarsi di una rapina? Improbabile quesito, poiché non
c’erano soldi nella borsa, e l’attrice non portava soldi con sé
quel giorno. Sophie, la cognata, lo confermò.
Nella
borsetta venne trovato anche un foglio, un appunto, indirizzato ad un
certo "Kirk". Diceva:
“Kirk”
and read, “Can’t wait any longer.
Going to see Dr. Scott. It will work best this way while mother is
away,”
<<Kirk,
non posso aspettare ancora. Vado a vedere Dr.Scott. Questa è la
soluzione migliore mentre mia madre è via,»
Il
messaggio si interrompeva con una virgola, come se qualcuno l’avesse
distolta dalla continuazione. Molti agenti della polizia ma anche
volontari, controllarono il parco. Non furono trovati altri indizi,
però, il cane di un volontario iniziò a scavare in un punto,
segnalando la presenza di qualcosa ed infatti, in una buca profonda,
venne ritrovata un'uniforme della prigione della contea di Los
Angeles. Probabilmente qualcuno si era liberato della borsa della
donna, oppure le era caduta dopo una violenta colluttazione. Ma
chi erano Kirk e il Dr. Scott? La polizia non riuscì a risalire
alla loro identità. Sia la famiglia che gli amici, non conoscevano
persone con questi nomi, però la madre della Spangler affermò
che un uomo di nome “Kirk” una volta o due accompagnò a casa la
figlia, rimanendo in macchina. Furono anche contattati altri dottori
di Los Angeles con cognome “Scott”, ma nessuno di loro aveva
avuto in cura l’attrice. C’era stato anche un episodio
increscioso con un certo “Scotty”, un Luogotenente,
ma l’avvocato di famiglia affermò di non vedere l’uomo
dal 1945. L’uomo in questione intrecciò una relazione con
l’attrice, quando il marito venne inviato dall’esercito
all’estero. Al suo ritorno scoprì che la moglie vivesse con lui e
questo gli servì per avvalorare la tesi della sua infedeltà e
quindi ottenere l’affidamento della bambina. La Spangler decise di
troncare la relazione, e si recò dall’avvocato mostrandogli un
occhio nero. Aveva paura di lasciarlo, ma doveva farlo. Questa
pista stranamente venne abbandonata. Perché? C’erano tutti i
presupposti di una presunta colpevolezza, ovviamente da vagliare, ma
forse le amicizie potenti del Luogotenente gli avevano
permesso di spostare l’attenzione da un’altra parte. Molte
persone vennero ascoltate nella bolgia dei pettegolezzi, che
mettevano la bella attrice al centro di un presunto aborto
clandestino, poiché incinta di almeno tre mesi. Negli ambienti
che era assidua frequentare, si vociferava di un fantomatico dottore,
meglio conosciuto come il “Doc”, ovvero uno studente di
medicina, che praticava aborti a prezzi abbordabili nel totale
riserbo. C’era anche da vagliare la pista hollywoodiana. La
Spangler stava interpretando un piccolo ruolo nel film Young
Man with a Horn con Kirk Douglas.
Che
fosse proprio lui il “Kirk” del messaggio trovato nella sua
borsetta? Subito arrivò la smentita dell’attore, che sostenne di
trovarsi a Palm Springs quando la donna scomparve, e la polizia gli
credette. Venne perquisita la sua abitazione, trovarono la sua
agenda, con all’interno molti nomi importanti. Era una ragazza
bellissima, che amava le feste; inserita in ambienti che pullulavano
di persone conosciute e facoltose, come dirigenti hollywoodiani,
attori, ma anche non si sottraeva da probabili frequentazioni di
uomini legati alla malavita, e infatti molti supponevano che fosse
sparita in compagnia di un gangster di Los Angeles, Dave
“Little Davey” Ogul. Lo storico Jon Lewis
nel suo libro Hard-Boiled Hollywood: Crime and Punishment nel
dopoguerra di Los Angeles, scrisse che l’attrice lavorò
come ballerina al Florentine Gardens, un locale
notturno di proprietà di Mark Hansen e Nils Thor Granlund, e che
questo la portò a rientrare nel giro delle loro conoscenze, comprese
quelle mafiose, come Anthony Cornero, Abraham "Allen
Smiley" Smickoff, Davy Ogul e Mickey Cohen. Davy Ogul tra
l’altro scomparve il 9 ottobre 1949, due giorni dopo la
Spangler. Ci fu anche chi sostenne di averli avvistati in Texas, in
compagnia di un altro gangster: Frank Niccoli. Nel mare delle ipotesi
e degli avvistamenti, la sua sparizione rimane tutt’oggi uno dei
tanti misteri legati ad Hollywood e un caso aperto ancora da
risolvere. Non mancò anche un'altra possibile pista, quella che la
portava ad essere un'altra probabile vittima, della serie di omocidi
legati all'assassino de la Dalia Nera.